fotografia di Irene Vitrano |
Occorre
fare un distinguo tra la figura del turista e quella del viaggiatore: la prima
antepone lo svago e il riposo riconducendo il tutto a vacanza, a via di fuga
dallo stress quotidiano, la seconda si immerge nei luoghi, nelle tradizioni,
negli animi delle persone incontrate per confondersi con essi fino a sentirsene
parte integrante.
Tiziana Viganò, autrice di “Viaggi di
nuvole e terra” che, solo a una valutazione superficiale, può essere ridotto a
semplice taccuino di viaggi, appartiene senza alcun dubbio a questa ultima
categoria. Non si accontenta di vedere con gli occhi, di memorizzare e
ragionare con la mente, vuole che il cuore partecipi così da dare completezza
alle emozioni. Tra tutti i Paesi da lei visitati nell’arco di una vita non a
caso ha scelto di raccontarcene tre, così lontani tra loro eppure non
dissimili: il Sud Sudan, la Repubblica Dominicana e la Grecia.
Se la Bellezza della Natura contraddistingue i loro paesaggi, la durezza della vita dovuta a guerre, povertà, razzismo, schiavitù avvicina ancora di più l’Africa ai Tropici. Là il dolore è una presenza costante, insieme alla mitezza della gente e alla volontà di persone che ogni giorno lavorano con convinzione perché credono nel raggiungimento di miglioramenti possibili. Dopo aver descritto la realtà di quei luoghi, con una scrittura che rende anche noi partecipi di quel suo sentire, di quel vivere insieme e per quelle genti, l’autrice avverte la necessità di un rifugio nella bellezza millenaria della Grecia dove il fascino dei miti, della poesia e degli dei è stato preservato con cura dall’uomo.
Se la Bellezza della Natura contraddistingue i loro paesaggi, la durezza della vita dovuta a guerre, povertà, razzismo, schiavitù avvicina ancora di più l’Africa ai Tropici. Là il dolore è una presenza costante, insieme alla mitezza della gente e alla volontà di persone che ogni giorno lavorano con convinzione perché credono nel raggiungimento di miglioramenti possibili. Dopo aver descritto la realtà di quei luoghi, con una scrittura che rende anche noi partecipi di quel suo sentire, di quel vivere insieme e per quelle genti, l’autrice avverte la necessità di un rifugio nella bellezza millenaria della Grecia dove il fascino dei miti, della poesia e degli dei è stato preservato con cura dall’uomo.
Il libro è corredato da fotografie scattate dalla stessa Viganò che
ben accompagnano il testo e un altro pregio di questa opera è la scelta di aver
interposto degli anni tra il compimento dei viaggi e la narrazione che ne viene
fatta. Tutto ciò ha permesso alla scrittrice di rivivere le emozioni di allora
arricchite dal trascorrere del tempo, di confrontare realtà passate con quelle
attuali, vederne i cambiamenti e riflettere su quanto è avvenuto e su quanto
ancora dovrebbe avvenire.
«Mi godo l’ignoto» scrive riguardo alle
sue impressioni l’autrice e noi dobbiamo essergliene grati perché il godimento
condiviso del non conosciuto, attraverso la sua scrittura, si è trasformato in
conoscenza.
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