Dalla quarta di copertina
Edigiò Edizioni (2011)
Pagine 176
UN ESTRATTO:
Si
racconta qui a Soledad che mentre il Maggiordomo e Cuanca si stavano dirigendo
all’Associazione il tempo cambiò bruscamente.
Il
vento soffiava forte. Nuvoloni minacciosi oscuravano il cielo. Il primo uragano
estivo era alle porte.
-
Questa volta io
non c’entro! - chiarisce Cuanca.
-
Lo so! Lo so! - gli
risponde il Maggiordomo accarezzandosi la testa - Meglio cercarsi un riparo,
però. Sta diventando pericoloso restare fuori. E poi si sta facendo buio.
-
Lì saremo al
sicuro. - osserva Cuanca indicando un piccolo alberghetto.
Mettono
la Cadillac al coperto. Scendono. Oramai nell’aria sta volando via di tutto.
Quattro salti e sono dentro.
-
Una camera. -
chiede Orazio - Passeremo qui la notte. Fuori sta scoppiando un putiferio! - ma
mentre parla qualcosa di singolare colpisce la sua attenzione.
-
Sono per notti
come questa. - gli spiega il locandiere - Vedrà, serviranno!
Si
racconta qui a Soledad che, mentre i quattro segugi stavano cercando Orazio e
Cuanca, il tempo ebbe un brusco peggioramento. Raffiche sempre più forti
spazzavano via tutto ciò che incontravano davanti. Le nuvole si facevano sempre
più scure. L’uragano era alla fine arrivato.
-
Qui ci vola
addosso di tutto! - urla Sofia - Dobbiamo ripararci al più presto!
-
Ahaa! Ohoo! Ehee!
- bella idea, commenta Vinhoverde mentre Aymè oramai ridotta a uno straccio si
è fatta bianca come un lenzuolo.
-
Amcar… E’
bellissimo! - osserva Zurdo in piena esaltazione. Ma nessuno lo ascolta più.
-
Mi sembra di
vedere una casa. - grida Sofia - Chiediamo riparo!
-
Ehee! Ahaa! Ohoo! - buona idea! Commenta Vinhò.
-
Devo subito
telefonare al Nuovo Segretario. Aspetta notizie. - dice Cuanca.
Alza
il telefono. Appoggia l’orecchio. Muto!
-
Sicuramente il
vento ha strappato i fili. - gli dice il locandiere.
-
Pazienza! Oramai
mi sono rassegnato. Bè, vediamo di mangiare almeno un boccone. E’ passato un
bel po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo visto del cibo.
Subito
il locandiere porta ciò che di meglio offre la casa. Subito i due amici fanno
piazza pulita.
-
Bene! - dice
Orazio entrando nella camera - Possiamo approfittare di questa tappa forzata
per cominciare a pensare alla festa. Ho qui l’elenco degli invitati.
Ma
non può proseguire. Prima un bagliore. Poi una cannonata. La corrente salta. Il
fulmine è caduto vicino. I due sono accecati dal buio.
-
Serve una
candela. - dice Cuanca.
-
So dove trovarla.
Ce n’è una cassa piena proprio giù alla reception. Andiamo a prenderla!
Nell’oscurità
i due cominciano a scendere le scale. Il Maggiordomo si fa strada con la mano.
Improvvisamente
un rumore di passi. Qualcuno sta salendo.
Improvvisamente
la mano di Orazio tocca un’altra mano.
Si
ode un urlo. Multiplo. Isterico.
A
Cuanca sembra impossibile, ma la voce è familiare, non si può sbagliare: è la
voce di Aymè.
Si!
Era proprio Aymè, ora immobile e pietrificata come una statua di marmo.
-
Ahaa! Ihii! Ehee!
- amici, non spaventatevi! Siamo qui per voi! Dice Vinhò facendo sfoggio del
suo ricco dizionario.
Si
racconta qui a Soledad di come i compagni una volta riunitisi si diedero da
fare per cominciare ad organizzare la festa annuale dell’Associazione.
-
Va bene, visto
che siamo bloccati qui, cerchiamo di portarci avanti, ma non possiamo lavorare
al buio. Servono candele.
Così
si dirigono tutti alla reception. Bè, non proprio tutti. Nel frattempo Zurdo è
sparito, ma i cinque non se ne preoccupano. Anzi, meglio così.
Nel
buio cercano la cassa notata dal Maggiordomo. Improvvisamente la lama di una
torcia inquadra il gruppetto. Solo per un soffio Aymè non sviene.
-
Chi va là? - urla
la voce del locandiere.
-
Siamo noi! -
risponde Orazio - siamo qui per quelle candele.
-
Andate a dormire!
Non ci sono candele qui!
Nella
testa del Maggiordomo la solita campanella comincia a trillare all’istante.
-
Perché dice ciò,
- pensa Orazio - quando solo poco fa mi ha detto di averne una bella scorta per
notti come questa? Qui gatta ci cova!
Allora
il Maggiordomo si appoggia al muro. Si accarezza la testa. Si gratta il mento.
Agisce d’impulso!
Estrae
il distintivo. Lo piazza sotto il naso dell’albergatore e urla:
-
Attento ometto!
Qui non ce la conti giusta. Se non spifferi la verità, ti sbatto subito dentro!
-
No! No! Pietà! Ho
dodici figli!
-
Confessa! Perché l’hai fatto?
-
Serrocos sa che
vi trovate qui. Vuole impedirvi di organizzare la festa dell’Associazione. Così
mi ha ordinato di lasciarvi al buio. Ho dovuto ubbidire. Tiene in ostaggio il
mio cagnolino.
-
Questo non ti
scusa. - grida Orazio - Sei colpevole e
ora devi pagare!
Ma
non c’è tempo per chiamare i rinforzi. La campanella ricomincia a suonare nella
testa del Maggiordomo mentre una domanda gli attraversa la mente:
-
Come fa Serrocos
a sapere che siamo finiti tutti qui?
Intanto
Zurdo, misteriosamente ricomparso, ha acceso una candela. Gli amici possono ora
guardarsi negli occhi. Un brivido percorre le loro schiene. Hanno capito la
dura verità.
-
C’è una spia fra
di noi! - osservano all’unisono.
Si
racconta qui a Soledad che l’indomani, quando l’uragano aveva finito il suo
lavoro, i sei si rimisero in viaggio. Ma una domanda li tormentava:
-
Chi è la talpa?
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