"ORAZIO & COMPANY" di Giancarlo Bosini


Dalla quarta di copertina

Una catena di avvenimenti vede il maggiordomo Orazio impegnato nella soluzione di intricatissimi casi: dal rapimento di Babbo Natale, alla sparizione di un preziosissimo posacenere. Dopo che il suo amico Cuanca avrà affrontato una serie di avventure, i due riusciranno, nonostante tutti i sabotaggi di un perfido nemico, a organizzare la grande festa annuale dell'Associazione e a smascherare il misterioso Nuovo Segretario. Sullo sfondo, una moltitudine di personaggi partecipa con i due amici a storie dove intrigo e suspense sono i protagonisti. Il romanzo è adatto a un pubblico di ragazzi dagli 11 ai 13 anni.

Orazio & Company di Giancarlo Bosini

Edigiò Edizioni (2011)

Pagine 176

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UN ESTRATTO:

Si racconta qui a Soledad che mentre il Maggiordomo e Cuanca si stavano dirigendo all’Associazione il tempo cambiò bruscamente.

Il vento soffiava forte. Nuvoloni minacciosi oscuravano il cielo. Il primo uragano estivo era alle porte.

-       Questa volta io non c’entro! - chiarisce Cuanca.

-       Lo so! Lo so! - gli risponde il Maggiordomo accarezzandosi la testa - Meglio cercarsi un riparo, però. Sta diventando pericoloso restare fuori. E poi si sta facendo buio.

-       Lì saremo al sicuro. - osserva Cuanca indicando un piccolo alberghetto.

Mettono la Cadillac al coperto. Scendono. Oramai nell’aria sta volando via di tutto. Quattro salti e sono dentro.

-       Una camera. - chiede Orazio - Passeremo qui la notte. Fuori sta scoppiando un putiferio! - ma mentre parla qualcosa di singolare colpisce la sua attenzione.

-       Sono per notti come questa. - gli spiega il locandiere - Vedrà, serviranno!

 

Si racconta qui a Soledad che, mentre i quattro segugi stavano cercando Orazio e Cuanca, il tempo ebbe un brusco peggioramento. Raffiche sempre più forti spazzavano via tutto ciò che incontravano davanti. Le nuvole si facevano sempre più scure. L’uragano era alla fine arrivato.

-       Qui ci vola addosso di tutto! - urla Sofia - Dobbiamo ripararci al più presto!

-       Ahaa! Ohoo! Ehee! - bella idea, commenta Vinhoverde mentre Aymè oramai ridotta a uno straccio si è fatta bianca come un lenzuolo.

-       Amcar… E’ bellissimo! - osserva Zurdo in piena esaltazione. Ma nessuno lo ascolta più.

-       Mi sembra di vedere una casa. - grida Sofia - Chiediamo riparo!

-       Ehee! Ahaa! Ohoo! - buona idea! Commenta Vinhò.

 

-       Devo subito telefonare al Nuovo Segretario. Aspetta notizie. - dice Cuanca.

Alza il telefono. Appoggia l’orecchio. Muto!

-       Sicuramente il vento ha strappato i fili. - gli dice il locandiere.

-       Pazienza! Oramai mi sono rassegnato. Bè, vediamo di mangiare almeno un boccone. E’ passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo visto del cibo.

Subito il locandiere porta ciò che di meglio offre la casa. Subito i due amici fanno piazza pulita.

-       Bene! - dice Orazio entrando nella camera - Possiamo approfittare di questa tappa forzata per cominciare a pensare alla festa. Ho qui l’elenco degli invitati.

Ma non può proseguire. Prima un bagliore. Poi una cannonata. La corrente salta. Il fulmine è caduto vicino. I due sono accecati dal buio.

-       Serve una candela. - dice Cuanca.

-       So dove trovarla. Ce n’è una cassa piena proprio giù alla reception. Andiamo a prenderla!

Nell’oscurità i due cominciano a scendere le scale. Il Maggiordomo si fa strada con la mano.

Improvvisamente un rumore di passi. Qualcuno sta salendo.

Improvvisamente la mano di Orazio tocca un’altra mano.

Si ode un urlo. Multiplo. Isterico.

A Cuanca sembra impossibile, ma la voce è familiare, non si può sbagliare: è la voce di Aymè.

Si! Era proprio Aymè, ora immobile e pietrificata come una statua di marmo.

-       Ahaa! Ihii! Ehee! - amici, non spaventatevi! Siamo qui per voi! Dice Vinhò facendo sfoggio del suo ricco dizionario.

 

Si racconta qui a Soledad di come i compagni una volta riunitisi si diedero da fare per cominciare ad organizzare la festa annuale dell’Associazione.

-       Va bene, visto che siamo bloccati qui, cerchiamo di portarci avanti, ma non possiamo lavorare al buio. Servono candele.

Così si dirigono tutti alla reception. Bè, non proprio tutti. Nel frattempo Zurdo è sparito, ma i cinque non se ne preoccupano. Anzi, meglio così.

Nel buio cercano la cassa notata dal Maggiordomo. Improvvisamente la lama di una torcia inquadra il gruppetto. Solo per un soffio Aymè non sviene.

-       Chi va là? - urla la voce del locandiere.

-       Siamo noi! - risponde Orazio - siamo qui per quelle candele.

-       Andate a dormire! Non ci sono candele qui!

Nella testa del Maggiordomo la solita campanella comincia a trillare all’istante.

-       Perché dice ciò, - pensa Orazio - quando solo poco fa mi ha detto di averne una bella scorta per notti come questa? Qui gatta ci cova!

Allora il Maggiordomo si appoggia al muro. Si accarezza la testa. Si gratta il mento. Agisce d’impulso!

Estrae il distintivo. Lo piazza sotto il naso dell’albergatore e urla:

-       Attento ometto! Qui non ce la conti giusta. Se non spifferi la verità, ti sbatto subito dentro!

-       No! No! Pietà! Ho dodici figli!

-       Confessa! Perché l’hai fatto?

-       Serrocos sa che vi trovate qui. Vuole impedirvi di organizzare la festa dell’Associazione. Così mi ha ordinato di lasciarvi al buio. Ho dovuto ubbidire. Tiene in ostaggio il mio cagnolino.

-       Questo non ti scusa. - grida Orazio - Sei colpevole e ora devi pagare!

Ma non c’è tempo per chiamare i rinforzi. La campanella ricomincia a suonare nella testa del Maggiordomo mentre una domanda gli attraversa la mente:

-       Come fa Serrocos a sapere che siamo finiti tutti qui?

Intanto Zurdo, misteriosamente ricomparso, ha acceso una candela. Gli amici possono ora guardarsi negli occhi. Un brivido percorre le loro schiene. Hanno capito la dura verità.

-       C’è una spia fra di noi! - osservano all’unisono.

 

Si racconta qui a Soledad che l’indomani, quando l’uragano aveva finito il suo lavoro, i sei si rimisero in viaggio. Ma una domanda li tormentava:

- Chi è la talpa?

 


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