DALLA QUARTA DI COPERTINA
Macchione Editore (2018)
Pagine 160
RECENSIONI: Amazon - Sololibri.net - LES FLEURS DUMAL BLOG - Associazione Borgo Antico -IL GUSTO DEL DELITTO -
UN ESTRATTO:
Col
pretesto di qualche nuova proposta per la casa, alla sera ho invitato a cena la
Denisova. Inaspettatamente lei ha accettato. Abbiamo passato una bella serata.
Quando siamo usciti dal ristorante ha
insistito perché andassi a vedere la casa che deve lasciare. Mi sono fermato
per la notte. Ho detto a Bruno che andavo da un amico che stava male.
-
Papy!
Quanti amici che stanno male, hai ultimamente! - ha subito osservato.
Alla mattina esco senza svegliarla. Dopo essermi fermato in un bar, mi incammino tra alti edifici spuntati di recente. Una parte di quel rimedio elaborato per ricucire al resto della città il quartiere Isola, chiamato così perché un tempo la ferrovia lo teneva separato da tutto ciò che lo circonda. Percorro una via che fino a qualche anno fa era circondata da vecchie case. Adesso questa strada mi da un senso di oppressione. Il cielo non è più visibile, se non al di sopra di alti grattacieli che sbarrano ogni orizzonte. Quando arrivo, gli uomini sono già lì.
Più
tardi arriva anche la Denisova. Oggi non fa i suoi soliti rituali di
perlustrazione. Mi trascina in un angolo. Vuole parlarmi. Il suo fidanzato
presto la dovrà raggiungere. Abbiamo commesso un errore, mi dice con un certo
pentimento nella voce, i nostri rapporti devono tornare subito quelli di prima.
Hai
ragione, probabilmente abbiamo fatto uno sbaglio, osservo incassando uno di
quei colpi bassi a cui da sempre sono abituato quando ho a che fare con una
donna. Ma tutto sommato meglio così. Non me la sarei sentita di finire in una
storia che magari avrebbe potuto diventare troppo impegnativa. E poi, mai
mischiare lavoro e sentimenti.
-
Amici come prima?
- mi domanda.
-
Certo! - le
rispondo, proprio mentre arriva Quamil a interromperci.
-
Antonio! - mi
dice - Guarda che qui io sarei già pronto a posare, ma, se prima non apriamo
quel caminetto, si rischia che poi si rovina qualche piastrella.
-
Giusto, adesso
dico a Gora di sbrigarsi. Gora! Guarda che stiamo tutti aspettando che butti
giù quei quattro forati!
-
Cazzo! I lavori
più pesanti toccano sempre a me, perché sono un nero. Questa è una forma di
razzismo tipica della vostra società. Se fossimo da qualche altra parte, queste
cose non succederebbero.
-
Si, può darsi, ma
lì forse un lavoro non lo avresti neppure. - osserva Quamil.
-
E’ vero, -
ribatte Gora - ma qui, se poi lo perdi e con questi chiari di luna non è così
difficile, sono cazzi. O te ne inventi uno, sperando che funzioni o, se lo
perdi a una certa età, sei fatto. La disoccupazione avanza. Qui ci vogliono
facilitazioni per le imprese che assumono i disoccupati tra i quarantacinque e
i sessantacinque anni, se no quelli sono fottuti. Il vero uomo è colui che
riflette e sa trovare soluzioni.
-
Senti un po’,
vero uomo! E per quelli come te, che ne hanno appena compiuti trentacinque,
cosa vuoi fare?
-
Mandiamoli tutti
al mare, così ce li togliamo dalle palle! - suggerisce Brutto, mentre è intento
a sistemare delle condutture - In ogni caso è proprio vero che qui il lavoro è
uno schifo. Dopo una vita che mi rimbocco le maniche e faccio sacrifici, che cosa
ho in mano? Lo vedete pure voi! Un bel tubo!
Come
sempre, Brutto non perde occasione per fare una delle sue orribili battute.
Comincio a pensare che non avrà mai pietà di noi. Sicuramente è una cosa più
forte di lui.
-
Dinne ancora una
così - gli dico - e ti caccio per dieci anni! E adesso basta bei discorsi e
cercate di darvi tutti una mossa. Tu, Mario, vedi di mollare quel tablet e
comincia a tirare qualche filo, che lì è già tutto a posto. Tu invece cerca di
non fare troppo rumore quando butti giù quei mattoni, se no poi ci ritroviamo
ancora tra i piedi quel tipo del pappagallo.
-
Si Bwana! Come tu
volere! Il vero uomo è solidale, rispettoso e servizievole e si sente
responsabile della sofferenza degli altri.
-
Ecco, allora
comincia a non far soffrire né me, né quel tizio qui sopra e fai piano.
Porcaccia
di quella miseria! Correte a vedere! Sentiamo urlare da Gora, dopo qualche
colpo di mazza.
-
Minchia! E quello
che cavolo è? - grida stupito Valle, accorso per primo.
-
E che ne so io?
Avevo appena iniziato a demolire. E guarda che cosa è saltato fuori!
Guardo
anch’io.
-
Merda! Lì c’è
dentro uno scheletro! - esclamo allibito.
-
Uno scheletro?
Come uno scheletro! - strilla la Denisova, precipitatasi anche lei a vedere.
-
Ma si! E’ proprio
uno scheletro!
-
Oh Gesù! Gesù! -
continua concitata - E adesso cosa potrà succedere? E io che non ero neppure
tanto convinta di quest’appartamento! Lo sapevo che per costare così poco
doveva essere un pacco! Se non fosse stato per lo sfratto, non lo avrei nemmeno
considerato. Cosa dobbiamo fare adesso? - mi domanda in stato confusionale -
Mica dovremo sospendere i lavori?
-
E che ne so! - le
rispondo - Questo è il mio primo cadavere in un caminetto. Penso di si!
-
Facciamolo
sparire! - butta lì Valle - Così risolviamo il problema.
-
E cosa facciamo?
Lo portiamo al camposanto?
-
Allora potremmo
far finta di niente. - aggiunge quel fuori di testa di Brutto - Richiudiamo,
poi magari Quamil ci mette anche sopra delle belle piastrelle. Adesso fanno una
ceramica che sembra marmo. Così avrebbe anche la sua tomba.
-
Far finta di
niente? E in più con la tomba del morto? Io ci devo vivere qui. Io la vendo
‘sta casa. Io adesso la vendo! Mica ci posso più stare! Me ne torno a San
Pietroburgo. Voi italiani siete tutti dei pazzi!
-
Ragazzi! - grido
anch’io - Smettiamola di dire cazzate e non perdiamo la testa. Stiamo calmi.
Mica siamo stati noi. Chiamiamo il 113. Ci penseranno loro.
Nessun commento:
Posta un commento