"MISTERIOSI DELITTI ALL'ISOLA DI MILANO" di Giancarlo Bosini

   

DALLA QUARTA DI COPERTINA


I fatti si svolgono nella Milano di oggi, in prossimità delle feste natalizie. Le ironiche peripezie domestiche di un architetto e di un commissario si intrecciano con una catena di delitti, sui quali i due si troveranno ad indagare. Durante la ristrutturazione di un appartamento, proprio nello stesso palazzo in cui abita, l'architetto Bonelli trova uno scheletro murato in un caminetto. Entra in scena il commissario Silvestri, molto serio e professionale, ma, quasi fosse un'altra persona, estremamente diverso nell'affrontare le proprie vicende familiari che vive con ironica rassegnazione. Mentre sono alle prese coi problemi della propria vita quotidiana, nasce fra di loro una solida amicizia che li porterà a indagare assieme su di un caso dove niente è quello che sembra: una commedia degli equivoci che fino quasi all'ultimo porterà fuori strada i due protagonisti.

Misteriosi delitti all'Isola di Milano di Giancarlo Bosini

Macchione Editore (2018)

Pagine 160

RECENSIONI: Amazon - Sololibri.netLES FLEURS DUMAL BLOG - Associazione Borgo Antico -IL GUSTO DEL DELITTO -

link all'acquisto su Amazon


UN ESTRATTO:

Col pretesto di qualche nuova proposta per la casa, alla sera ho invitato a cena la Denisova. Inaspettatamente lei ha accettato. Abbiamo passato una bella serata.

Quando siamo usciti dal ristorante ha insistito perché andassi a vedere la casa che deve lasciare. Mi sono fermato per la notte. Ho detto a Bruno che andavo da un amico che stava male.

-       Papy! Quanti amici che stanno male, hai ultimamente! - ha subito osservato.

Alla mattina esco senza svegliarla. Dopo essermi fermato in un bar, mi incammino tra alti edifici spuntati di recente. Una parte di quel rimedio elaborato per ricucire al resto della città il quartiere Isola, chiamato così perché un tempo la ferrovia lo teneva separato da tutto ciò che lo circonda. Percorro una via che fino a qualche anno fa era circondata da vecchie case. Adesso questa strada mi da un senso di oppressione. Il cielo non è più visibile, se non al di sopra di alti grattacieli che sbarrano ogni orizzonte. Quando arrivo, gli uomini sono già lì.

Più tardi arriva anche la Denisova. Oggi non fa i suoi soliti rituali di perlustrazione. Mi trascina in un angolo. Vuole parlarmi. Il suo fidanzato presto la dovrà raggiungere. Abbiamo commesso un errore, mi dice con un certo pentimento nella voce, i nostri rapporti devono tornare subito quelli di prima.

Hai ragione, probabilmente abbiamo fatto uno sbaglio, osservo incassando uno di quei colpi bassi a cui da sempre sono abituato quando ho a che fare con una donna. Ma tutto sommato meglio così. Non me la sarei sentita di finire in una storia che magari avrebbe potuto diventare troppo impegnativa. E poi, mai mischiare lavoro e sentimenti.

-       Amici come prima? - mi domanda.

-       Certo! - le rispondo, proprio mentre arriva Quamil a interromperci.

-       Antonio! - mi dice - Guarda che qui io sarei già pronto a posare, ma, se prima non apriamo quel caminetto, si rischia che poi si rovina qualche piastrella.

-       Giusto, adesso dico a Gora di sbrigarsi. Gora! Guarda che stiamo tutti aspettando che butti giù quei quattro forati!

-       Cazzo! I lavori più pesanti toccano sempre a me, perché sono un nero. Questa è una forma di razzismo tipica della vostra società. Se fossimo da qualche altra parte, queste cose non succederebbero.

-       Si, può darsi, ma lì forse un lavoro non lo avresti neppure. - osserva Quamil.

-       E’ vero, - ribatte Gora - ma qui, se poi lo perdi e con questi chiari di luna non è così difficile, sono cazzi. O te ne inventi uno, sperando che funzioni o, se lo perdi a una certa età, sei fatto. La disoccupazione avanza. Qui ci vogliono facilitazioni per le imprese che assumono i disoccupati tra i quarantacinque e i sessantacinque anni, se no quelli sono fottuti. Il vero uomo è colui che riflette e sa trovare soluzioni.

-       Senti un po’, vero uomo! E per quelli come te, che ne hanno appena compiuti trentacinque, cosa vuoi fare?

-       Mandiamoli tutti al mare, così ce li togliamo dalle palle! - suggerisce Brutto, mentre è intento a sistemare delle condutture - In ogni caso è proprio vero che qui il lavoro è uno schifo. Dopo una vita che mi rimbocco le maniche e faccio sacrifici, che cosa ho in mano? Lo vedete pure voi! Un bel tubo!

Come sempre, Brutto non perde occasione per fare una delle sue orribili battute. Comincio a pensare che non avrà mai pietà di noi. Sicuramente è una cosa più forte di lui.

-       Dinne ancora una così - gli dico - e ti caccio per dieci anni! E adesso basta bei discorsi e cercate di darvi tutti una mossa. Tu, Mario, vedi di mollare quel tablet e comincia a tirare qualche filo, che lì è già tutto a posto. Tu invece cerca di non fare troppo rumore quando butti giù quei mattoni, se no poi ci ritroviamo ancora tra i piedi quel tipo del pappagallo.

-       Si Bwana! Come tu volere! Il vero uomo è solidale, rispettoso e servizievole e si sente responsabile della sofferenza degli altri.

-       Ecco, allora comincia a non far soffrire né me, né quel tizio qui sopra e fai piano.

 

Porcaccia di quella miseria! Correte a vedere! Sentiamo urlare da Gora, dopo qualche colpo di mazza.

-       Minchia! E quello che cavolo è? - grida stupito Valle, accorso per primo.

-       E che ne so io? Avevo appena iniziato a demolire. E guarda che cosa è saltato fuori!

Guardo anch’io.

-       Merda! Lì c’è dentro uno scheletro! - esclamo allibito.

-       Uno scheletro? Come uno scheletro! - strilla la Denisova, precipitatasi anche lei a vedere.

-       Ma si! E’ proprio uno scheletro!

-       Oh Gesù! Gesù! - continua concitata - E adesso cosa potrà succedere? E io che non ero neppure tanto convinta di quest’appartamento! Lo sapevo che per costare così poco doveva essere un pacco! Se non fosse stato per lo sfratto, non lo avrei nemmeno considerato. Cosa dobbiamo fare adesso? - mi domanda in stato confusionale - Mica dovremo sospendere i lavori?

-       E che ne so! - le rispondo - Questo è il mio primo cadavere in un caminetto. Penso di si!

-       Facciamolo sparire! - butta lì Valle - Così risolviamo il problema.

-       E cosa facciamo? Lo portiamo al camposanto?

-       Allora potremmo far finta di niente. - aggiunge quel fuori di testa di Brutto - Richiudiamo, poi magari Quamil ci mette anche sopra delle belle piastrelle. Adesso fanno una ceramica che sembra marmo. Così avrebbe anche la sua tomba.

-       Far finta di niente? E in più con la tomba del morto? Io ci devo vivere qui. Io la vendo ‘sta casa. Io adesso la vendo! Mica ci posso più stare! Me ne torno a San Pietroburgo. Voi italiani siete tutti dei pazzi!

-       Ragazzi! - grido anch’io - Smettiamola di dire cazzate e non perdiamo la testa. Stiamo calmi. Mica siamo stati noi. Chiamiamo il 113. Ci penseranno loro.

 

Nessun commento:

Posta un commento