DALLA QUARTA DI COPERTINA
0111 Edizioni (2016)
Pagine 144
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UN ESTRATTO:
Conto i bicchieri sul tavolino. Matteo ne ha svuotati già parecchi.
«Un
altro Vermouth», chiede al ragazzo. «Ma questa volta mettici un po’ di
ghiaccio!»
«Subito
signor De Cristoforis!» gli risponde il cameriere che oramai da tempo è
abituato alle sue abbondanti ordinazioni.
Sono sempre stupito da come Matteo passi da un alcolico all’altro. Sembra quasi che li voglia provare tutti. È metodico in questo suo vizio. L’altra settimana solo birra. Di tutti i tipi. Al malto, al doppio malto, lager, pilsner, chiara, scura, rossa. La settimana prima era invece stata quella dei vini da meditazione. Pantelleria, Marsala, Zibibbo e ogni genere di passito. Oggi è ritornato ai vini d’aperitivo. Disdegna i superalcolici.
«Non
sono per amatori!» mi ha detto un giorno. «Cazzo! Vuoi mettere al loro
confronto un buon bicchiere di vino o una birra fresca!»
Qualche volta spinge a bere anche me, come la sera del suo cinquantesimo. Ma lo fa raramente. Sa che non amo esagerare. Mi sta seduto davanti. Aspetta che gli riferisca del colloquio con Almirato e Ranzoni. Ma io non so come cominciare. In parte mi sembra di averlo tradito. In parte non ho il coraggio di riferirgli cosa mi hanno detto. Temporeggio. Guardo dall’oblò grondante di rivoli, sui quali come in un caleidoscopio si scompongono le luci dell’alzaia. Matteo attende e nel frattempo si scola un altro bicchiere. Alla fine mi decido a parlare.
«Sono
stato all’Arcivescovado», gli dico. «Vogliono occultare la cosa fino a quando i
restauri non saranno terminati. Continuiamo i lavori come se non fosse successo
nulla e per il momento ci cuciamo la bocca. Ho cercato di dissuaderli, ma alla
fine ho dovuto accettare la loro proposta. Insistere non sarebbe servito a
nulla. Era chiaro che avevano già deciso. Hanno paura che la scoperta, che si
tratti o no di un Leonardo, possa portare a un fermo del cantiere, cosa che
potrebbe comportare la sospensione dei finanziamenti e metterli in difficoltà.
Purtroppo la burocrazia non ammette distinzioni tra ritardi dovuti a cause
banali o a fatti straordinari come questo. Inoltre non hanno voluto prendere in
seria considerazione la tua perizia per via della faccenda del Caravaggio.»
«Cazzo!
Quella storia non mi abbandonerà più!» esclama demoralizzato Matteo. «Sai che
adesso ci sono anche gli avvocati di mezzo? Dicono che per protagonismo ho
agito con troppa superficialità. Ma, ti ripeto, per me è solo invidia
professionale, perché questa scoperta rivoluziona la biografia del grande
maestro lombardo.»
«Diamine!
Lo so! Se l’attribuzione venisse accettata dalla comunità scientifica mondiale,
si potrebbe dire di aver trovato un tassello importante nella storia dell’arte,
perché nulla si sa degli esordi giovanili del Caravaggio.»
«Cazzo
è verissimo! Ma la maggior parte degli esperti sostiene che, se si considera il
numero degli allievi del Peterzano, ci sono almeno cinquantamila disegni e
nessuno può sapere quale dei suoi allievi ha realizzato quegli schizzi e, dato
che non esistono opere realizzate in Lombardia attribuibili con certezza al
Merisi, non c’è quindi modo di fare paragoni.»
«Se
ho capito bene ti accusano di non aver fatto le dovute indagini
tecnico-diagnostiche per accertare se gli inediti sono vere opere di
Caravaggio, che avresti dovuto fare verifiche ed esami più approfonditi prima
di procedere con certezza all’attribuzione e di non esserti posto il problema
della credibilità della ricerca.»
«È
così. Ma soprattutto non mi perdonano di aver annunciato la scoperta senza
prima proporla a riviste riconosciute dalla comunità scientifica. Quei cornuti
sostengono che i confronti proposti traggono in inganno perché, con i
fotomontaggi, i disegni trovati sono stati ambientati e ricollocati all’interno
di sfondi analoghi a quelli dei quadri di Caravaggio e in questo modo l’effetto
somiglianza viene decuplicato. Secondo loro quei disegni e dipinti potrebbero
non essere attribuibili al Caravaggio o addirittura potrebbero essere falsi.
Concludendo, mi hanno messo in croce perché dicono che in barba ai criteri
scientifici ho prodotto delle prove non attendibili. Stabilire col mio metodo
che quei disegni sono del Merisi è come scoprire gli elettroni a occhio nudo,
hanno sostenuto i fetenti. Ma io non mi arrendo, sono più che certo delle mie
deduzioni.»
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