giovedì 23 luglio 2020

NUMERO VENTITRE "Il calice di vino". Miniracconto per "Il vizio di scrivere - Un giallo in venti righe"


per "Il vizio di scrivere - Un giallo in venti righe" parenti serpenti per  "Il calice di vino" di Letizia Sebastiani

Ruoto il calice nella mia mano sinistra. Il vino offusca prima un lato, poi l'altro, lasciando la sua scia rubino a colorare il vetro altrimenti lucido. Lo giro e lo rigiro osservandone il contenuto, ma non vedo niente. Non sono un'esperta di vini non ne so valutare la corposità, il colore, la densità. Non mi interessa, io assaggio, se è buono bevo, altrimenti lo lascio lì. Ma questo non l'ho ancora bevuto. Sono a cena da mio fratello. C'è tutta la mia famiglia. I nostri genitori sono accasciati sulla tavola da pranzo imbandita. Hanno bevuto dal calice dopo il brindisi e sono crollati dopo violenti spasmi.
Mia sorella ci ha messo più tempo, forse perché più giovane e sana, ma alla fine è spirata anche lei. Io e mio fratello ci guardiamo dai lati del tavolo. Siamo rimasti seduti per tutto il tempo e nessuno di noi due ha bevuto. Abbiamo brindato all'eredità dei nonni. La grande, cospicua eredità dei nonni che sarebbe stata divisa tra noi figli solo dopo la morte dei nostri genitori, ovviamente. Decido di parlare:
-Per la polizia sarà fin troppo ovvio quello che hai fatto. Ti godrai i soldi in prigione-
-Io non ho fatto niente, assassina. Li hai ammazzati tutti!-
-Sei impazzito? Hai messo tu il veleno nel vino- 
-No. Non l'avrei mai fatto. No. Stai cercando di farmi confessare una menzogna-
-Sappiamo benissimo chi è stato. Siamo solo noi due e io so di non averlo fatto- Mio fratello ammutolisce e guarda terrorizzato il calice di vino ancora pieno,
-Io non mi suiciderò per te, pazza maniaca- Getto il mio vino a terra,
-Se vorrai uccidermi dovremo combattere- 

Non mi resta che agguantare il coltello e attaccare per prima.

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