per "Il vizio di scrivere - Un giallo in venti righe" parenti serpenti per "Il calice di vino" di Letizia Sebastiani
Ruoto il calice nella mia mano sinistra. Il vino offusca
prima un lato, poi l'altro, lasciando la sua scia rubino a colorare il vetro
altrimenti lucido. Lo giro e lo rigiro osservandone il contenuto, ma non vedo
niente. Non sono un'esperta di vini non ne so valutare la corposità, il colore,
la densità. Non mi interessa, io assaggio, se è buono bevo, altrimenti lo lascio
lì. Ma questo non l'ho ancora bevuto. Sono a cena da mio fratello. C'è tutta la
mia famiglia. I nostri genitori sono accasciati sulla tavola da pranzo
imbandita. Hanno bevuto dal calice dopo il brindisi e sono crollati dopo
violenti spasmi.
Mia sorella ci ha messo più tempo, forse perché più giovane e
sana, ma alla fine è spirata anche lei. Io e mio fratello ci guardiamo dai lati
del tavolo. Siamo rimasti seduti per tutto il tempo e nessuno di noi due ha
bevuto. Abbiamo brindato all'eredità dei nonni. La grande, cospicua eredità dei
nonni che sarebbe stata divisa tra noi figli solo dopo la morte dei nostri
genitori, ovviamente. Decido di parlare:
-Per la polizia sarà fin troppo ovvio quello che hai fatto. Ti godrai i soldi
in prigione-
-Io non ho fatto niente, assassina. Li hai ammazzati tutti!-
-Sei impazzito? Hai messo tu il veleno nel vino-
-No. Non l'avrei mai fatto. No. Stai cercando di farmi confessare una menzogna-
-Sappiamo benissimo chi è stato. Siamo solo noi due e io so di non averlo
fatto- Mio fratello ammutolisce e guarda terrorizzato il calice di vino ancora
pieno,
-Io non mi suiciderò per te, pazza maniaca- Getto il mio vino a terra,
-Se vorrai uccidermi dovremo combattere-
Non mi resta che agguantare il
coltello e attaccare per prima.
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