Sinossi
Venezia, ultimi decenni del Novecento. Dopo aver accettato di lavorare alla trasformazione del monumentale Mulino Mendel in un esclusivo complesso alberghiero, l’architetto Luigi Bellotti scopre che esiste una trama segreta per affossare l’operazione e che inoltre tra le mura del Mulino si celano molti enigmi irrisolti. Un quadro reso ancora più cupo da un omicidio e da alcuni versi profetici di Nostradamus, che sembrerebbero confermare l’esistenza di una misteriosa maledizione. Dopo un incidente sospetto, dal quale si salverà per puro caso, Bellotti intraprende con tenacia un viaggio tra presente e passato che lo condurrà ai fatti lontani in cui tutto ha avuto origine, portando in superficie verità occultate da anni. Una storia liberamente ispirata alle vicende del Mulino Stucky di Venezia, oggi Grand Hotel di una famosa catena alberghiera.Il Molino Stucky |
Nel
passato è il cammino che il destino ha tracciato per farci arrivare fino al
punto in cui ci troviamo e non si può cambiare ciò che è stato, non ci possiamo
fare niente, quello che è successo è successo ed è ciò che doveva succedere. Il
ricordo diventa una prigione che ci intrappola, portando la nostra vita a un
punto morto, impedendoci di guardare al presente e al futuro; dimenticare
purtroppo è solo un sogno, vorrei che i momenti felici tornassero e mi
facessero sentire come allora.
Le ferite del passato guariscono solo quando smettiamo di ricordare e questo richiede forza, una forza che non trovo. Il tempo passa e noi non siamo più quelli che eravamo, rimangono cicatrici che conserviamo come se fossero una difesa da altra sofferenza, ma, invece di proteggerci, ci rendono il vivere ancor più doloroso.
È
ancora presto, ma la vita è già cominciata; osservo anziani leggere il
giornale, mentre alcune donne chiacchierano al vociare di bambini che giocano.
Si respira tranquillità, quella tranquillità che tanto mi manca.
San
Giacomo da l’Orio, un campo con alberi e panchine, fin dal mattino si presenta
vitale e molto frequentato.
Nostradamus |
“Vedo
un passato triste, uno spettro che ogni giorno ti tortura, ma anche una luce
che ti porterà sollievo. Scoprirai che il dolore non dura per sempre, tutto
cambierà presto, qualcuno ti aspetta e ti sarà vicino. Penserai che una persona
ti abbia usato, ti sentirai tradito, non lasciarti ingannare, i suoi sentimenti
sono sinceri. Devi credere nella vita.”
“Oramai
ho smesso di farlo da troppo tempo.”
“Hai
amici leali, lo vedo, e quando l’amicizia è vera vuol dire che credi nella
vita, devi solo rendertene conto, ci riuscirai. Vuoi pescare una carta?” mi
domanda porgendomi i suoi tarocchi.
L'incendio del Molino Stucky |
“Ho
chiesto a un amico che lavora per quel giornale. L’uomo che cerchi si chiama
Adelfo Pavan.” mi racconta Isabella, quando ci sediamo ai tavolini di una delle
osterie che animano il campo.
“Ti
ha detto dove posso trovarlo?”
“Allora
stava a Dorsoduro, aveva una bottega da falegname; ora sembra sparito, era già
anziano, forse non è neppure più vivo.”
“Voglio
provare a rintracciarlo; devo andare a fondo. Sono convinto sia un altro
tassello che il destino ha voluto mettere sulla mia strada per giungere alla
verità.”
“Ne sono convinta anch’io, niente succede casualmente e tutto ha un perché. Bisognerebbe sentire qualche vecchio abitante di quel sestriere.”
“Forse
qualcuno che ci può dare una mano c’è. Quel ragazzino, Bejamin, è di Dorsoduro.
Da quando è stato ucciso suo fratello, nel sestriere lo hanno adottato un po’
tutti e di sicuro conosce parecchie persone.”
“L’hai
visto di nuovo?”
“È
spesso in giro per raggranellare qualche mancia; me lo trovo davanti di tanto
in tanto, credo mi si sia affezionato.”
La città dei mille riflessi |
“Sa
farsi voler bene. A Dorsoduro lo conoscono tutti e ogni volta che può aver
bisogno c’è sempre qualcuno pronto ad aiutarlo in qualche modo. Vive con uno
zio, ma forse sarebbe stato meglio se lo avessero portato a Santa Maria della
Pietà, piuttosto che essere affidato a un alcolizzato che non perde occasione
per maltrattarlo, più di una volta l’ho visto con dei lividi. È in gamba, più
maturo della sua età e poi mi ricorda…”
“Ti ricorda?”
“Nulla.”
le rispondo, arrotolandomi una sigaretta.
“Sai,”
mi spiega Isabella “per il mio giornale avevo seguito il caso di suo fratello.
Brutta fine. Te ne hanno parlato?”
“Mi
ha raccontato qualcosa Bertol.”
“Suo
fratello era considerato il Robin Hood di Dorsoduro; Geronimo, lo chiamavano,
per via dei suoi lunghi capelli corvini e per gli zigomi alti, che lo facevano
assomigliare a un indiano d’America. L’hanno ucciso con una coltellata a pochi
passi da uno dei suoi nascondigli. Si è parlato per la sua morte di una vera e
propria esecuzione, forse per via dei nemici che si era fatto. Nessuno avrebbe
mai pensato che un giorno potesse finire così. A Dorsoduro è subito diventato
leggenda, non tanto per le sue fantasiose rapine, quanto per l’immagine di
fuorilegge buono e generoso; non aveva mai sparato un colpo e gran parte del
frutto dei suoi furti lo distribuiva alle famiglie povere del suo sestriere,
per lui non teneva quasi nulla. Sicuramente è per questo che Bejamin gode di
tanta solidarietà, è certamente una forma di gratitudine nei confronti del
fratello.”
“Un bandito d’altri tempi.” commento, proprio quando un vociare crescente inizia a coprire le nostre parole.
Il corteo dei lavoratori dello Stucky |
Discendendo
il Ponte Ruga Bella, decine di uomini e donne avanzano preceduti dai loro
striscioni. Si arrestano nel campo; ancora i lavoratori del Mendel, ancora
nell’aria le voci della solidarietà veneziana. Accanto agli operai una grande
massa di studenti, di gente qualunque, di ragazzi e ragazze, mentre da
gracchianti megafoni si lanciano slogan contro una possibile chiusura. Non
sembra la protesta del Mendel, sembra la protesta di un’intera città, forse un
ultimo grido di battaglia di un’epoca destinata a finire. Mi ritornano alla
mente le parole di Bejamin: “Perché non fai qualcosa per salvare quei
poveretti?”. Mi accendo un’altra sigaretta.
“Ancora
qui, architetto?” qualcuno mi domanda.
Mi
volto, l’uomo che ho sempre visto col camice bianco è di nuovo riapparso.
“Proprio
non l’ha voluto seguire il mio consiglio.” mi dice con aria di disapprovazione
“C’è stato un nuovo incontro con la direzione del Mulino,” aggiunge “ma
purtroppo le trattative si sono arenate un’altra volta.”
“Lo
immaginavo che sarebbe finita così, in questo momento non hanno elementi da
poter offrire, se non promesse che con molta probabilità non potranno essere
mantenute.”
“Sì,
è come dice lei. Intanto quegli operai si stanno comportando in modo veramente
eroico, non è certo da tutti.”
Ca' Dario |
“Da
quando è stata proclamata l’occupazione, è in ballo anche la solidarietà di una
intera città. All’ingresso del Mulino sono stati affissi molti cartelli di
protesta e i picchetti degli operai impediscono l’ingresso, ma questo non vale
per il sostegno dei concittadini. Dovrebbe vedere quante donne portano da
mangiare e da bere, in modo che la mensa possa continuare a funzionare per gli
occupanti. Vengono persino i barbieri giudecchini a tagliare gratuitamente
barba e capelli. La produzione in realtà non è stata fermata e va avanti per
quel che è possibile fare. I dipendenti del Mendel non vogliono che il loro
gesto possa mettere in difficoltà il Mulino più di quanto non lo sia già. Si
stanno autogestendo e, creda a me, lo stanno facendo nel migliore dei modi.”
“Non
sapevo conoscessi il dottor Savorgnan.” osserva Isabella, poco dopo.
“Credevo
che quell’uomo fosse un infermiere. Non conoscevo il suo nome. È quello che mi
ha soccorso quando ho avuto l’incidente al Mulino.”
“Macché infermiere. Era il medico personale di Carlo Alberto Mendel. Toccò proprio a lui eseguire l’autopsia. Secondo il suo referto, il colpo mortale sarebbe stato sparato da una certa distanza e non quasi a bruciapelo, come hanno sostenuto i testimoni, ma, su richiesta della parte civile, nuovi accertamenti stabilirono che il foro di entrata del proiettile era tale da non poter affermare con certezza se fosse stato esploso da vicino o da breve distanza. La verità è rimasta un mistero.
Come sempre, nei libri di Giancarlo Bosini oltre a divertirsi e a palpitare per delitti e misfatti, ci si trova a fare viaggi inaspettati nel tempo e nello spazio e non di rado - almeno per me è stato così - si corre il serio rischio d'imparare qualcosa. Un libro che mi è piaciuto molto e che sono certo piacerà anche ai meno apopassionati di gialli. Lettura consigliata.
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