"I DISPERATI CASI DELL'ISPETTORE TOMBINI" di Giancarlo Bosini

  

Dalla quarta di copertina

L’ispettore Tombini è un piedipiatti allergico alle regole e alla disciplina, ma soprattutto al suo comandante, il fetente e incapace commissario Stocchetti. Viene incaricato di occuparsi di quei casi che Stocchetti e i suoi uomini migliori non hanno il tempo di seguire. Mentre il suo comandante annaspa alla ricerca di indizi, Tombini, con l’aiuto dell’amico Demerara (il portinaio di casa sua) e della ragazza di turno, riesce brillantemente a sbrogliare ogni matassa. 

I disperati casi dell'ispettore Tombini di Giancarlo Bosini

Edigiò Edizioni (2014)

Pagine 168

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UN ESTRATTO:

-       … ed è con grande piacere che ho l’onore di consegnare al nostro caro Tombini la targa di detective dell’anno. E’ grazie al suo talento, al suo spirito di abnegazione, al suo gioco di squadra, al suo rispetto per le regole e per la gerarchia, che i casi più intricati sono stati risolti.

Sono veramente emozionato. Sapevo che la vita spesso ti riserva delle piacevoli sorprese, ma di ricevere quella prestigiosa targa non me lo sarei proprio aspettato. Sicuramente il commissario Stocchetti ci ha messo lo zampino.

Ho le gambe molli. Ma io sono un duro. Faccio il distaccato. Mi alzo. Mi avvicino al Sindaco. Mi do un contegno. Allungo le braccia per acchiappare l’aurea onorificenza. Cerco di dire qualcosa. Ma uno scrosciante applauso sommerge la mia voce. Poi improvvisamente un rumore. Un rumore sempre più forte. Sempre più vicino.

Porca puzzola! Dev’essere quella gialla palla di lardo del mio canarino che anche questa mattina ne ha studiata una nuova per rapirmi dal mondo dei sogni.

Apro un occhio. Mi sono sbagliato. Non è lui. Il ciccione è ancora nella sua gabbietta sprofondato in un sonno letargico.

Ma il rumore è sempre lì. Sempre più forte. Quasi palpabile.

Subito scatta il mio istinto di segugio. Già sto indagando. Mi lancio alla finestra. Immediatamente ho le prove che viene da fuori.

Un dannato corteo, con tamburi e fischietti, sta passando sotto al mio davanzale.

Schiamazzano a più non posso. In testa, una scialbetta mingherlina sembra spronare i compagni.

Vogliamo vederci chiaro, sbraita col megafono.

Anch’io vorrei continuare a vederci chiaro. Ma una nube di pollini mi avvolge. Gli occhi cominciano a bruciarmi come tizzoni. Mi manca il respiro. Comincio a starnutire.

Azz...! Anche quest’anno è iniziata la primavera.

Inveisco contro quegli scalmanati che mi hanno tirato giù dal letto e strategicamente batto in rapida ritirata.

 

-       Oh! Bene! Bene! Che sorpresa vederti tra noi! – mi dice, col suo solito sarcasmo, quel raccomandato di Stocchetti – Già pensavo di darti per disperso anche oggi. Tombini, io ti ho avvisato, fai ancora un minuto di ritardo e ti sbatto a spolverare l’archivio fino alla fine dei tuoi giorni! Hai capito?

Anche oggi avrei voglia di prenderlo per il collo e di strapazzarlo quel tanto che basta. Ma è chiaro che il perfido commissario sta cercando di provocarmi per mettermi fuori gioco definitivamente. Ma io sono un duro. Mi controllo. Non muovo un muscolo e aspetto che si sgonfi la sua boria.

-       Ma veniamo a noi! – continua paonazzo – Se tu non te ne fossi stato a letto fino ad ora, sapresti che i dipendenti della Universal Corporation hanno incrociato le braccia e bloccano la produzione. C’è d’andare lì a calmare gli animi di quei contestatori. L’ha chiesto il Sindaco in persona. Ma con discrezione. Molta discrezione. Il direttore della UC non vuole scalpore. Ci andrei di persona, – prosegue il disgraziato – ma questa notte c’è stato un furto al Catasto. Sono già impegnato in quella delicata indagine con gli agenti scelti del distretto. Mi rimani solo tu. Alza i tacchi e datti da fare … e non fare le solite cavolate! Ricordati che dobbiamo agire in modo informale. Hai capito?

Azz...! Anche la balia ai sovversivi mi tocca fare.

Non resisto un secondo di più. Inviperito giro i tacchi e me ne vado. Quasi dimentico di salutare il fetente. Ma provvedo subito. Non si è ancora richiusa la porta alle mie spalle che immediatamente le mie mani si attaccano alle orecchie svolazzando a farfalla. Ma lui già non mi vede più. E’ immerso nella sua delicata indagine.

Per prima cosa vado alle macchinette. Mi sparo un triplo caffè nero. Ho bisogno di tirarmi su. Poi come un condannato mi trascino a leggere i rapporti. Ma come al solito è solo tempo perso. Decido di informarmi col Tribune. Quei gran segugi dei suoi reporter ne sanno sempre una più del diavolo.

Non faccio in tempo ad aprirlo che subito inizio a starnutire. Mannaggia, da quando è stato messo al bando l’inchiostro al piombo, sfogliare un quotidiano è diventato un inferno. Da un mese il nuovo inchiostro ecologico, a base di bacche di mirtillo, imperversa sulla carta stampata. Una vera tortura per la sempre più numerosa schiera degli allergici.

Ma io sono un duro. Quando il dovere chiama, l’ispettore Santo Tombini non può tirarsi indietro. Neppure quando dover leggere il giornale significa soffrire come un cane.

Tiro un bel respiro, mi tappo il naso e mi butto in apnea.

Salto la pagina ippica. In questo momento i cavalli non fanno per me. Come diceva quel vecchio ganzo di mio nonno, se vuoi vincere cinque dollari evita di perderli alle corse.

Una prima notizia attira la mia attenzione:

 

«Clamoroso furto al Catasto. Penetrando nella notte, i ladri hanno sottratto il progetto di un nuovo parcheggio sull’area del Central Park. La polizia ha indirizzato le indagini negli ambienti degli ecologisti verdi.»

 

Non mi soffermo. Vado oltre. Poi alla fine trovo quello che cerco.

Un piccolo trafiletto da qualche sparuta notizia sullo sciopero alla Universal Corporation. Ci sono solo generici accenni. Strano per quei mastini di reporter.

Decido di saperne di più. Chiamo Priscilla Scat, una mia vecchia fiamma. Da anni lavora al Tribune. Sicuramente saprà darmi qualche notizia in più.

-       Tombini! Ma che piacere risentirti! – mi dice gioiosa – Quanto tempo! Ma non sono cose che si possono dire per telefono. Vediamoci al solito bar. Sarò tutta tua!

Quando la rivedo quasi ci rimango secco. Sono passati anni, ma è sempre uno schianto.

Subito mi getta le braccia al collo e inizia a sbaciucchiarmi.

Sapevo che la vita spesso ti sottopone a dure prove. Ma questa è davvero ardua.

- Felice di rivederti bambina! – le dico sforzandomi di fare l’indifferente.

Poi davanti ad una tazza di caffè bollente il quadro si fa più chiaro.

Subito la mia ex mi dice che la UC sta passando un momento difficile. Che ci sono problemi di produzione. Che sta perdendo la sua fetta di mercato. Che è iniziato uno sciopero ad oltranza perché si teme un trasferimento della fabbrica. Che il direttore della UC non vuole che la stampa parli della crisi, perché vuole evitare ritorsioni negative. Che il direttore del Tribune lo ha assecondato perché è un suo carissimo amico.

Adesso si che la faccenda si è illuminata quanto basta. Lascio una manciata di dollari sul tavolino e ringrazio Priscilla.

-       Grazie a te! – mi dice – Sempre a tua disposizione!

Poi mi sfagiola un bacio che quasi mi stende.

E’ proprio vero! Il vino più invecchia e più diventa buono!


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