Recensione di Tiziana
Viganò
Ogni pagina di questi due libri autopubblicati, “Banana
Latina” 1 e 2, che
raccontano un sogno, un viaggio d’anime, di corpi e di
esperienze, è la conferma di un famoso aforisma di Aldous Huxley «la realtà non è ciò che accade, ma ciò che
facciamo con quello che accade». Interessanti e avvincenti sul piano
razionale, ricchissimi sul piano emozionale, sono libri che si fanno ricordare,
che entrano nel cuore e nel cervello, portando ricchezza di pensieri.
Che siate viaggiatori nel vero senso della parola o che siate
amanti dei viaggi sulla poltrona di casa, le parole di Nicoletta Marinelli, scrittrice, giornalista e attrice, vi
condurranno per settantamila chilometri nel lungo viaggio da El Salvador alla
Patagonia Argentina; assieme al marito Massimo
Mariotti, fotografo, attore, musicista professore di italiano e chef, e a
compagni di viaggio che si alternano durante la narrazione, scoprirete Messico,
Belize, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e Panama (nel primo libro); Colombia,
Ecuador, Amazzonia, Perù, Bolivia e Argentina (nel secondo libro).
Se il primo libro rispecchia l’entusiasmo ma anche le
difficoltà dell’inizio dell’esperienza, il secondo è più maturo e meditativo,
con pagine bellissime di riflessione sulla vita, sulla gente, sulla Natura.
La vita si impara
viaggiando e questi libri insegnano molto. Paesaggi umani e geografie,
uomini e lingue, sociologia e storia, quella raccontata dagli uomini reali,
come nell’antica tradizione orale, quando le informazioni passavano di bocca in
bocca: tutto sul campo, attraversando difficoltà e acquisendo esperienze.
Viaggiare non è distendersi su un tappeto di petali di rose
– come può succedere nelle vacanze rilassanti all inclusive di cui peraltro tutti possono aver bisogno -, ma
sapersi adattare alle spine che spuntano numerose in mezzo ai fiori. Belle o brutte le esperienze confluiscono
tutte in insegnamenti, possibilità, incontri con la diversità dell’altro in un
cammino di crescita che è insieme pulizia spirituale e fisica, che allontana i
pregiudizi, gli stereotipi, che apre la mente alla molteplicità del reale.
“Viaggiare è una
responsabilità! E’ proprio nel viaggio che spesso si incontra se stessi. Tutto
quello che sei te lo porti nello zaino: incontri le tue paure, le maschere che
porti addosso, il tuo io-bambino. Ovunque tu vada è la tua anima che stai
incontrando”
Cambiare orizzonte
cambia l’anima, lasciare il superfluo per arrivare all’essenziale non è cosa
facile all’inizio, ma lasciare indietro pesi inutili, zavorre materiali o
psicologiche, oggetti o bisogni ci rende veramente liberi.
Il gruppo dei nostri viaggiatori assorbe l’energia di tutte
le persone con cui viene a contatto, ma piano piano seleziona inconsciamente il
buono da quello che si deve scartare, per arrivare a avere veramente solo contatti
utili all’anima e al corpo: l’energia positiva degli scambi reciproci cresce
con il passare del tempo, il gruppo trova aiuti insperati in ogni difficoltà (e
quante se ne presentano ogni giorno!), il dare e l’avere non hanno secondi
fini. Assistenza ospitalità generosità lealtà creatività gratitudine protezione
sono emozioni che emergono in ogni momento di questo lungo viaggio, in un’armonia di vita che incanta: è un
regalo continuo la vita. “La gente è
divenuta la nostra guida, la nostra maestra, il nostro angelo custode”.
Ogni volta che
incontrano problemi succede poi qualcosa di bellissimo o incontrano gente
meravigliosa.
Perché quando si
guarda la vita con occhi puri ed energia pulita la realtà assume colori
diversi, altri significati e automaticamente richiama energia positiva, in uno
scambio reciproco che arricchisce.
Così come in Costa Rica il saluto tradizionale è “Pura vida!”
«Lo dice la parola
stessa. Significa vivere ogni momento, la bellezza della vita, la sua purezza,
la quotidianità, il sorriso che ti dona una persona o un momento di solitudine
nella natura. Pura vida è vivere in tranquillità e semplicità. Questo non
significa non avere obbiettivi per il futuro per crescere. Ma sempre con... con
pura vida, con calma e filosofia.»
Ma la libertà, la
ricerca di sé, il sogno non sono gratuiti: la gente difficilmente sopporta
le persone che vivono una vita soddisfacente, che sono felici: preferisce
sapere che non tutto va per il meglio, che ci sono rovesci di fortuna,
incidenti di percorso, magari malattie, o peggio....basta guardare la morbosità
con cui i mass media propinano disgrazie quotidiane con record di ascolti.
Anche il gruppo passa momenti estremamente difficili, faticosi, rinuncia a
molte cose, anche agli affetti in nome della sua libertà di scelta: respinge le
critiche, l’invidia perfino il rifiuto degli stessi famigliari.
Ma tira dritto per la
sua strada, convinto delle sue scelte e delle idee che condivide.
La loro missione ecologista si traduce in uno spettacolo
teatrale con pagliacci ecologici “¿Qué onda con la mamá?” che porterà
fin nei più remoti villaggi, dove il teatro non arriva mai, un divertimento
educativo per grandi e piccini.
Così anche lavorare viaggiando assume una nuova prospettiva:
«Vivere viaggiando mi
ha aiutato a dare al lavoro una nuova definizione: ora è un modo per stare a
contatto con altri esseri umani. Viaggiare lavorando ti permette di conoscere i
paesi in un modo molto diverso. Fare lo spettacolo è per me condividere il
sorriso dei bambini, vendere il borsellino riciclato, è la possibilità di
incontrare, dare corsi di formazione è un'occasione per fare amici. Quando
spostiamo l'attenzione sull'altro tutto cambia. Ora non concepisco più il
lavoro per essere ma per stare, stare bene con me stessa e con gli altri. Ho imparato
che il lavoro non deve scegliere più per me ma sarò io a scegliere lui e come
stare. E ora sono felice di stare in un altro posto!»
Molti paesi scorrono nelle pagine dei libri, diversi tra
loro per ordinamento politico, storia, situazione economica e sociale: molto
simili per le forti disuguaglianze, per i disastri ambientali, per la
pericolosità (soprattutto per il narcotraffico, il riciclaggio, la delinquenza
senza controllo e la corruzione). Poi appaiono perle rare come la Costa Rica, dove non c’è povertà, dove
l’ecologia è una bandiera da sventolare orgogliosamente, dove c’è pace; o
l’arcipelago di San Blas in Panama,
dove il popolo Kuna vive come nel passato, isolato dal mondo e appena toccato
dal turismo che vorrebbe trasformarlo distruggendo il sistema sociale e
l’ecosistema, la solitudine di Mompox, gli altipiani dell’Equador e i fiumi
dell’Amazzonia, l’incanto senza tempo del lago Titicaca…
....e come dimenticare la
mitica Banana! Un furgoncino Wolksvagen giallo di 35 anni d’età che mostra
sul muso un enorme naso rosso da pagliaccio: indistruttibile, ricchissimo di
esperienze, ha viaggiato in tutto il mondo trasportando i suoi passeggeri come
mezzo di trasporto, casa, ufficio. Più che un veicolo è uno stile di vita, con
allegria, semplicità e apertura al tutto.
«Ma nel torrente di
sentimenti che ci investe quotidianamente quello che non vorremmo dimenticare
mai
è la gratitudine.
Sentirlo ci addolcisce, ci fa ri-conoscere come esseri umani sensibili.
Stavolta più che mai dobbiamo ringraziare moltissime persone perché se siamo
arrivati fino a qua è stato per l'amicizia e l'aiuto, anche economico, di molte
persone....che non ci hanno mai chiamato pazzi, che non hanno mai deriso né
criticato il nostro sogno ma anzi, fin dall'inizio, lo hanno appoggiato senza
condizioni....
E' grazie a ognuno di
loro che abbiamo potuto riunire la somma e il coraggio necessario per
continuare il nostro sogno. Ci siamo aperti alla gente e abbiamo trovato una
umanità solidale, abbiamo scoperto la compartecipazione umana, abbiamo ricevuto
l'aiuto disinteressato di coloro che, senza conoscerti, cospirano affinché tu e
l'umanità sia felice. Con queste condizioni tutti noi possiamo arrivare ovunque
e realizzare l'impresa più impossibile.»
I due libri di “Banana
latina” non si possono perdere: le riflessioni di Nicoletta Marinelli sul viaggio, sulla realtà, sul modo di vedere
la vita, arricchiscono e conquistano, portandoci nel contempo a esplorare una
parte del Nuovo Mondo con occhi e orecchie nuove, ma nei modi e nei tempi dei
grandi libri di viaggi del passato quando tutto era una scoperta meravigliosa e
affascinante.
Ci suggeriscono che la felicità va ricercata, ognuno nei
suoi modi e con i suoi tempi, perché è un dovere verso se stessi e verso gli
altri, che vengono contagiati dal nostro stato: in una tenda accampata davanti
all’Oceano o nella propria casa cittadina, in una vita nomade o stanziale, ma
sempre a contatto col proprio Essere e con la propria Libertà di Essere, lontani
dai condizionamenti di una società infelice, nutrendosi della Natura e della
gente semplice del mondo con il suo grande cuore.
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