giovedì 11 novembre 2021

Amore, mal-amore, mal d'amore: capire per combattere la violenza

 dove, come e perchè nasce il mal-amore: capire per combattere la violenza

articolo di Barbara Furlan
psicologa, psicoterapeuta

Cos’ è l’amore?
proviamo a dare una definizione: se dieci persone scrivessero la loro definizione di amore darebbero tante definizioni diverse. Ci sarebbero sicuramente similitudini, ma ognuno avrebbe una propria definizione.

Tante definizioni (da Wikipedia)amore familiare verso i familiari o i parenti-amore per gli amici-amore per se stessi-amore romantico-
amore sessuale-amore platonico-amore caritatevole (misericordia)-amore ideale (per qualcosa di astratto o inanimato, come un'idea o un obiettivo)-amore politico o sociale-amore di fede(devozione)

Ma dobbiamo delimitare il tipo di amore di cui vogliamo parlare e darne una definizione operativa:

Amore inteso come sentimento interpersonale caratterizzato da:
  • Desiderio di essere riconosciuti dall’altro
  • Emozioni forti (viscerali)
  • Riconoscimento dell’altro
  • Senso o desiderio di appartenenza
  • Intimita’ (o desiderio di)
  • Volere il bene dell’altro

Tutti abbiamo bisogno di amore: molte ricerche a partire dagli anni ’40 in poi  hanno dimostrato come il bisogno di riconoscimento e poi quello di appartenenza siano fondamentali per la salute fisica e psichica dell’uomo!
Ad amare s’impara: sebbene la spinta verso l’altro sia innata nell’essere umano (e negli animali “superiori”) il come andare verso l’altro lo impariamo dalle nostre figure di riferimento infantili (e lo modifichiamo anche in seguito in caso di traumi).

Cosa succede se il bambino non riceve amore o ne riceve in modo “imprevedibile”?
Pur di soddisfare il bisogno di riconoscimento (sentirsi visto) il bambino inizierà a cercare (ed aspettarsi) riconoscimenti negativi. E una volta diventato adulto?
Una volta diventato adulto (o adulta) il bambino ripeterà ciò che ha imparato e costruirà relazioni affettive in qualche modo simili a quelle d’origine, oppure cercherà di evitarle in assoluto, ma ciò è impossibile! (a causa del bisogno innato di riconoscimento ed appartenenza)

Ciò che ne deriverà sarà l’amore o… il mal-amore
Abbiamo gia’ visto cosa intendiamo per amore

Ma cos’è il mal-amore?
Quello che io intendo per mal d’amore o mal-amore e’ la continua ricerca dell’amore (quello buono) senza poterlo però concepire realmente e quindi raggiungere… Diamo una definizione di mal-amore:
Per coerenza con la definizione che abbiamo dato di amore possiamo dire che il mal-amore e’
Un sentimento interpersonale caratterizzato da
  • Emozioni forti (viscerali)
  • Eccessivo riconoscimento dell’altro in cambio di riconoscimenti negativi,
  • Accettazione del dominio dell’altro su se’,
  • Mancanza di una vera intimita’,
  • Volere il bene di una persona che non vuole il nostro bene

Cosa succede a chi “soffre di mal d’amore”?
le emozioni di chi vive un mal-amore sono spesso negative (tristezza, insoddisfazione, stress, timore…)
la controparte di un mal-amore e’ spesso portata in palmo d mano, come fosse “un po’ piu’ ok di noi”
i riconoscimenti ricevuti sono svalutazioni e critiche, quando non spintoni e percosse
piu che appartenenza chi vive un mal-amore si sente “di proprieta’” dell'altro (rende conto di cose di cui non dovrebbe, vive in funzione di…)
l’unico tipo di intimita’ e’ quella fisica, spesso subita

Ma fino a che punto e’ possibile sopportare?!?


  • Dipende da persona a persona…
  • Dalle esperienze fatte nella vita…
  • Dal contesto sociale di riferimento…
  • Da quali alternative si sente di avere…
  • Da quale aiuto si pensa di poter ricevere…
E “cosa” sopporta chi accetta il mal-amore?
A volte all’inizio si tratta solo di “piccole cose”: frustrazioni, disattenzioni, intromissioni, ingiustizie…
Ma spesso più una persona accetta e subisce più il suo amato-carnefice alza il livello delle pretese…Fino a che si arriva a vere e proprie forme di violenza!

Ma cos’e’ la “violenza”? Non si tratta solo di percosse…
Poiche’ sono spesso le donne a subire violenza in varie forme, proprio da chi dice di amarle, il consiglio d’Europa ha siglato una convenzione contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (convenzione di Istambul) che ne da una chiara definizione:
“con il termine violenza nei confronti delle donne si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della liberta', sia nella vita pubblica, che nella vita privata”

Ma sono sempre le donne a subire?
Poiché viviamo in una società a struttura e cultura patriarcale è più frequente che le donne si trovino a ricoprire il ruolo di vittime…Ma a volte i carnefici sono proprio le donne!
Ovviamente quando la violenza è commessa dalla donna ai danni dell’uomo difficilmente lo strumento è la forza fisica, si tratta per lo più di violenza psicologica, sessuale (su soggetti più deboli come i minori), economica, stalking

Stalking e’ il termine inglese per indicare il reato di atti persecutori.
Un atto persecutorio è un comportamento, o meglio una serie di due o più comportamenti, atti a perseguitare una o più persone, inducendo o cercando di indurre in esse l’alterazione delle abitudini di vita
Che nesso c’e’ fra stalking e mal-amore?
Sebbene esistano molti tipi di stalking in contesti del tutto diversi (stalking a scuola, in ufficio, da condominio); spesso gli atti persecutori avvengono in un contesto affettivo e sono motivati da una errata concezione dell’amore in cui la vittima e’ depersonalizzata, ovvero vista come un oggetto di proprietà del persecutore
Paradossalmente, il contesto affettivo può essere immaginario, ovvero esistere solo nella mente del persecutore… che non ha mai realmente avuto legami con la vittima!
É importante ricordare che, qualora fra persecutore e vittima sia esistita una relazione affettiva interrotta da quest’ultima, la legge prevede delle aggravanti (anche se l’eventuale matrimonio non sia stato annullato). Inoltre sono previste aggravanti per stalking su altre persone conviventi, spesso membri della stessa famiglia

La violenza domestica
Così come lo stalking, anche le altre forme di violenza d cui abbiamo parlato avvengono spesso proprio tra le mura domestiche, dove la persona dovrebbe essere e sentirsi maggiormente al sicuro, tanto che si usa il termine di violenze domestiche… questo e’ un grosso problema perché l’idea stessa di “domestico”, di “casalingo” a livello psicologico tende a spingere la vittima a pensare che si tratti di una cosa privata, da risolvere se mai fra le mura di casa, senza pubblicità, senza denunciare l’accaduto, senza chiedere aiuto
Di solito la “riservatezza” del contesto domestico permette al carnefice di ripetere le sue angherie fino a renderle un’abitudine, inducendo nella vittima una sorta di assuefazione, così che questa alla fine non riconosce più la gravità di quanto subisce!

Ma cosa puo’ fare chi subisce mal-amore?

  • non minimizzare le offese subite, le cose possono solo peggiorare!
  • non sentirsi in colpa, chi subisce e’ vittima non colpevole, non ha causato in alcun modo l’accaduto
  • non isolarsi ne’ lasciarsi isolare, cio’ rende il carnefice piu’ forte
  • non avere remore a troncare una relazione sbagliata sia essa con un partner, genitore, parente, capo… c’e’ di meglio la’ fuori (basta concepirlo!)
  • non nascondere cio’ che succede, non e’ la vittima a doversi vergognare!
  • chiedere aiuto, possibilmente a persone competenti (associazioni per la difesa delle donne, forze dell’ordine, professionisti) … e insistere fino a che lo si ottiene
  • denunciare i reati subiti… ebbene sì, sono dei reati!!!!
  • non farsi abbindolare da scuse e promesse di cambiamento, tanto non si avvereranno mai!!!!!
  • ricordarsi del proprio valore di essere umano, della propria dignita’, dei propri diritti e non permettere a nessuno di calpestarli!
E cosa puo’ fare chi si accorge, o sospetta, che qualcuno stia subendo degli atti di violenza?

  • non lasciare da sola la persona in difficolta’
  • non giudicare mai chi subisce, non conosciamo la sua storia, i suoi motivi
  • parlare con la persona e invitarla a chiedere aiuto, se volete potete offrirvi di accompagnarla presso i carabinieri, un associazione, un professionista…
  • non essere troppo insistenti, rischiereste di farvi allontanare e la persona sarebbe di nuovo sola…
  • non affrontare il persecutore, se non siete in grado di fermarlo (con un arresto o simili) finirete solo per scatenarlo e non sarete voi a pagarne le conseguenze!
  • informare le forze dell’ordine, se ritenete che la persona in questione sia in grave pericolo
  • non spettegolare, ferireste chi volete aiutare e rischiereste di scatenare il persecutore!
Essere femminili non vuol dire essere deboli!
Da sempre la donna ha nascosto i propri desideri e i propri bisogni per modellarsi con quelle che erano le aspettative della società e inoltre, ha sempre fatto fatica a costruire la propria identità professionale. Essere "femminili" vuol dire essere, amorevoli, sensibili e docili, quindi fragili e dipendenti, belle fisicamente ma non eccessivamente altrimenti si potrebbe mostrarsi seducenti e, se l'uomo diventa violento, si potrebbe essere accusate di averlo provocato. La cultura tramanda che, per tenersi un uomo, è indispensabile ostentare dedizione e dipendenza, concetto questo non tanto lontano da quello che si impara da bambine che, per conquistare l'affetto dei genitori, ci si deve mostrare brave nelle faccende di casa, coscienziose e assecondare la felicità degli altri a discapito della propria. Paura di essere abbandonate, bisogno di appartenenza, grande senso di colpa per la rivalità con gli uomini, sfiducia in sé e vergogna ostacolano queste donne, dissuadendole dal denunciare gli abusi e svelare i propri vissuti.
La cultura patriarcale, una cultura che deriva dall’antica Roma in cui il pater familias aveva diritto di vita e di morte sui congiunti, ci ha insegnato come dobbiamo essere…
Ma noi siamo veramente così? Vogliamo essere così? Si puo’ essere donne, femminili, materne ed amorevoli senza essere sottomesse.

dott. Barbara Furlan
psicologa psicoterapeuta
furlan.barbara@live.it

interessante anche l'articolo su questo blog
https://tizianavigano.blogspot.it/2016/11/violenza-e-prevenzione-per-una-cultura.html
e tutti gli altri sotto l'etichetta "femminicidio" e "violenza psicologica"

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