di Tiziana Viganò
Nel XXV anniversario della Convenzione dei Diritti Umani dell’infanzia e dell’adolescenza – Nazioni Unite, 20 novembre 1989 – la Women’s Federation for World Peace e la World Youth Alliance in partnership con il Parlamento Europeo, con la Missione degli Stati Uniti al Parlamento Europeo e con la Regione Veneto hanno organizzato il convegno
Nel XXV anniversario della Convenzione dei Diritti Umani dell’infanzia e dell’adolescenza – Nazioni Unite, 20 novembre 1989 – la Women’s Federation for World Peace e la World Youth Alliance in partnership con il Parlamento Europeo, con la Missione degli Stati Uniti al Parlamento Europeo e con la Regione Veneto hanno organizzato il convegno
“Youth and
the future of leadership: the role of parents and family in shaping responsible
citizenship”
“I giovani e il futuro della leadership: il
ruolo della famiglia e dei genitori nella formazione della cittadinanza responsabile”
Nella splendida capitale europea che
colpisce, prima di ogni altra cosa, per l’incredibile mescolanza di razze che
si incontrano per strada (il Belgio ha uno dei più alti tassi migratori
d’Europa) si è svolto il convegno dove sono intervenuti esponenti di circa 60 paesi
del mondo su un tema importante e dibattuto negli ultimi anni.
Nella sede del Parlamento, il giorno 20 novembre, hanno parlato deputati del Parlamento Europeo e membri di primo piano di Associazioni internazionali (1*i relatori) mentre nei giorni successivi, il 21 e il 22 il convegno è proseguito tra i membri del WFWP, Youth WFWP e Ambasciatori di Pace con esperti provenienti da oltre 20 paesi d’Europa, Stati Uniti, Puertorico e Corea (2*i relatori).
Dignità della persona e diritti umani di tutti, ma in particolar modo dei bambini e delle donne è un argomento da cui parte ogni discussione che oggi riguardi la persona umana dal punto di vista sociale. La questione non riguarda solo i paesi in via di sviluppo perché anche in Europa sappiamo che ci sono nazioni in cui queste fasce più fragili della popolazione non sono affatto tutelate oppure le leggi esistenti non sono ancora in gradi di arginare adeguatamente discriminazioni, violenze e abusi.
E’ utile qui ricordare che i Millennium
Goals firmati nel 2000 da 191 paesi dell’ONU, sono otto
obiettivi da raggiungere per il 2015: sradicare
la povertà estrema e la fame, rendere universale l'istruzione primaria, promuovere
la parità dei sessi e l'autonomia delle donne, ridurre la mortalità infantile, migliorare
la salute materna, combattere l'HIV/AIDS, la malaria e altre malattie, garantire
la sostenibilità ambientale, sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo.
Il lavoro da fare è ancora
tantissimo, nonostante indubbi miglioramenti raggiunti, e non bisogna mai
deviare l’attenzione da questi problemi, lavorando nel concreto, superando con
i fatti le parole dette e scritte, con
un sano realismo e soprattutto con il senso della responsabilità che ognuno di
noi ha nel decidere e scegliere le soluzioni, partendo dalla nostra
quotidianità, ognuno nel nostro ambito d’azione, fino ad agire nel mondo intero.
Tutti i relatori hanno insistito
sul ruolo fondamentale che ha la famiglia per la formazione della coscienza e
del senso di responsabilità nei bambini e nei giovani: la difesa dei diritti,
perfino la pace globale si crea a partire dalla pace nelle famiglie.
Perché è lavorando nel piccolo
che si arriva, con forza centrifuga a lavorare in un campo universale.
C’è differenza, nel mondo moderno, tra parlare di individuo – legato a un concetto di
soggettività, più particolare e limitato - e parlare di persona umana – che comprende i concetti di autocoscienza, responsabilità
(etica) e relazione con gli altri -. Superare, e perché no, combattere,
l’individualismo è un fattore determinante per migliorare se stessi e la
società.Il tipo di famiglia di cui si è parlato nel convegno è la famiglia tradizionale, non si è trattato il tema di altre formazioni su cui c’è dibattito e lotta tra opinioni opposte negli ultimi anni.
Del resto è la famiglia
tradizionale, con un padre e una madre, il luogo in cui meglio si forma il
processo di formazione dell’identità fin dai primissimi anni del bambino
(identificazione), processo che continua ampliando le esperienze nell’ambiente
socio-culturale (processi di individuazione, imitazione e interiorizzazione):
sempre che la famiglia sia in buona salute e non
disfunzionale.
La famiglia è anche il luogo dove
si può formare il bambino, fin dalla più
tenera infanzia, al rispetto e all’amore
per gli altri, e questo, parallelamente a una educazione sessuale adeguata e
adattata all’età dei soggetti, sono tappe fondamentali per prevenire la
violenza e la sopraffazione: la sola educazione sessuale, senza la forza
dell’affettività e del rispetto, può essere un incitamento a non avere limiti e
predisporre a comportamenti pericolosi (vedi foto e film su you tube, ragazze
squillo, bullismo, predatori pedofili...) in età precoce, con conseguenze
nefaste per la psiche fragile dei più giovani.
Ma la famiglia da sola non ce la
può fare, il carico è gravoso: anche la
scuola dovrebbe farsi carico di queste istanze, per colmare lacune, debolezze e
incapacità familiari, perché è molto evidente che proprio nelle famiglie
nascono e si realizzano le problematiche psicologiche e le disfunzionalità che
portano poi a episodi di violenza fisica, ai femminicidi, infanticidi, suicidi e
soprattutto alle violenze psicologiche, particolarmente insidiose perché non
riconoscibili e difficilmente denunciabili, che vengono subite nel silenzio e
nel dolore più profondo.
Qual è la famiglia sana, qual è l’ecologia della famiglia? E’ un nucleo
compatto che si supporta davanti alle
difficoltà, il punto di riferimento da cui partire nell’esplorazione del mondo:
solo con basi familiari solide il giovane sviluppa una forte resilienza: questo è un concetto
psicologico molto più ampio di quello comunemente usato di resistenza, perché comprende il modo di adattamento psicobiologico
e sociale dell’individuo di fronte agli stress e la capacità di generare forme
di azione positiva e propositiva con la capacità di progettare il futuro.
Il concetto di famiglia è cambiato
molto da quando nel 1959 si è affermato che i genitori sono i primi
responsabili dell’educazione e della protezione dei figli. Oggi i diritti umani dei minori si possono sintetizzare in sopravvivenza,
sviluppo, protezione, libertà di espressione: dai bisogni primari ai
bisogni più elevati.
I relatori hanno asserito più
volte il ruolo fondamentale dell’educazione e della formazione in tema di etica
e di politica, di ideali e di fedi diverse che si auspicano integrate fra di
loro, perché la diversità è sempre arricchimento reciproco.
E’ quindi importante tutelare la famiglia, per tutelare i giovani, altrimenti non c’è futuro per l’Europa:
la diminuizione delle nascite e della popolazione giovane, l’aumento della
popolazione anziana che ha bisogno di assistenza e pensione creano già oggi
problemi e ancor più li creeranno in futuro. Nascono pochi bambini in Europa,
ma secondo le statistiche le famiglie vorrebbero più figli ma non possono
mantenerli e i giovani trovano grandi difficoltà a sposarsi per la mancanza di
sicurezza nel lavoro e per le carenze dello stato sociale.
Il problema del ritardo nell’integrazione dei giovani nella società e
nel mondo del lavoro è uno dei temi più scottanti del mondo odierno.
E’ quindi auspicabile concentrare
gli sforzi delle istituzioni, dei governi e delle associazioni per implementare
le risorse da investire nella gioventù,
nel suo sviluppo e nella sua educazione perché la mancanza di questo
fattore fondamentale priva anche della libertà e della visione del futuro. Occorre
semplificare le procedure di sostegno
delle famiglie e promulgare nuove leggi in favore, diminuire il costo della
cura dei bambini (che favorisce anche la natalità), sviluppare il part-time e
le opportunità di lavoro flessibile, supportare le madri che possano conciliare
lavoro e famiglia, con soddisfazioni legittime di carriera anche in regimi di
part-time di qualità, prevenire la povertà femminile in età anziana. Lo sviluppo personale e professionale delle donne e delle madri va di
pari passo con lo sviluppo delle famiglie, proprio come indicato nei Millennium Goals.
Con il dilagare della crisi economica
è emerso il problema di famiglie e
soprattutto di bambini impoveriti o poveri che vivono in paesi ricchi, le
statistiche ne contano 1 su 8 in 35 paesi economicamente avanzati: la
deprivazione dei più piccoli, dal cibo ai fattori affettivi e culturali, è
superiore rispetto a quella degli adulti – si calcola in un 17% contro il 7% -.
Lo sviluppo di un bambino deve
prevedere non solo un minimo standard accettabile, ma anche la possibilità di
crescita e potenziamento –empowerment- psicosociale,
ambientale, economico, culturale.
La “povertà relativa” non è da sottovalutare: non solo i fattori
materiali concorrono alla deprivazione, ma anche fattori affettivi o la
mancanza di sviluppo culturale ed educativo: un bambino abbandonato non è meno
“povero” di uno senzatetto. La deprivazione e la mancanza di cure parentali
nell’infanzia può essere inoltre causa di disturbi psichici in età adulta, la
violenza assistita è causa di disturbi antisociali, psicopatologie, germe di
violenze agite in età adulta.
I dati dell’UNICEF sono
sconcertanti: nella nostra apparentemente ricca Europa percentuali di povertà
elevate si trovano perfino in paesi come Inghilterra e Germania; nel mondo, in
paesi come l’Australia l’iter scolastico pubblico è insufficiente.
Sono problemi pressanti, con
esiti negativi anche nel futuro: si prevede che il prezzo da pagare per queste
mancanze di oggi sarà molto alto.
L’educazione è un mezzo per combattere la povertà: occorre preparare i
figli alla vita passando loro valori forti
come dignità libertà tolleranza solidarietà eguaglianza, per costruire
un futuro di pace, per tutti.
La formazione in tema di etica e di politica, di ideali e di dialogo
interreligioso, perché la diversità è sempre arricchimento reciproco, è un
ideale che va perseguito con forza e realizzato nel concreto.
Il tema della famiglia come unità supera il concetto di individuo
singolo: si può parlare dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, dei
diritti delle donne, dei diritti dell’uomo, ma la famiglia come insieme di
individui è di più: così come “il tutto è maggiore della somma delle sue parti”
è un insieme così importante che supportando la famiglia si può migliorare la
società intera.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
Il tema della leadership dei giovani e delle donne è un tema centrale
nell’azione del WFWP che tra i suoi numerosi membri – dal 1992 è presente in 120 paesi del mondo (di cui 37 in Europa) –
conta donne di ogni età, ma punta moltissimo sulle giovani. Per questo il
discorso intorno alla formazione di una leadership femminile e la difesa della
dignità e dei diritti della donna, della famiglia, dell’infanzia e
dell’adolescenza è al centro di ogni progetto della Federazione. Di fronte ai
problemi tragicamente evidenti, sia nel mondo sviluppato che nei paesi in via
di sviluppo, è compito prioritario il raggiungimento di una formazione
culturale che implementi risorse e capacità femminili, che metta al centro la
coscienza del proprio ruolo di donne e madri, realizzatrici e costruttrici di pace:
un ruolo insito nella natura femminile, che donando la vita combatte la guerra,
la violenza e la morte, che per natura è capace di sacrificio e di dono per gli altri.
Consapevole di Sé e del proprio valore la donna è leader nel suo mondo,
qualunque sia la sua posizione, in famiglia, nell’educazione, nel lavoro, nella
società, nella politica. E’ donna e ha l’orgoglio di esserlo.
Senza dimenticare che ogni nostro
comportamento, le convinzioni e le credenze, l’adattamento nel mondo e
l’attitudine che ognuna di noi ha e agisce ogni giorno si comunica a chi ci sta
attorno, viene assorbito dai nostri figli e partner, influenza il nostro
ambiente. Abbandonare atteggiamenti vittimistici, potenziare convinzioni,
competenze e risorse, prendere in mano con energia la vita serve a eliminare
molte barriere che rallentano il raggiungimento di questi ruoli, con la
cooperazione tra uomini e donne, con le le famiglie unite che giocano un ruolo
vitale nella formazione di una cultura di Pace nel senso più ampio del termine.
Ogni crescita nasce da un seme: e le donne sanno come nutrire la vita.
Sempre più donne devono entrare a far parte di una leadership di alto
livello nel mondo negata loro per troppi millenni da una società oppressiva
– ancora oggi solo una piccolissima percentuale delle donne ha accesso ai
governi mondiali -. Le donne devono entrare nelle posizioni chiave del potere
economico-sociale e della politica mondiale per poter influenzare positivamente
le decisioni importanti con la loro naturale predisposizione alla comunicazione
persuasiva, al dialogo, alla comunicazione interculturale e religiosa, alla
Pace. Se le donne hanno tante capacità perché devono chiedere le “quote rosa”?
In alcuni paesi europei stanno ancora lottando per avere una visibilità
sociale!
Una leadership femminile può fare la differenza, nel mondo. Ma,
dato che non tutte possono diventare leader ad alto livello, occorre cominciare
da se stesse, concentrandosi sul proprio empowerment, che è molto più che
crescita o sviluppo, è potenziamento.
Se c’è un mondo in cui le donne
vengono rapite e violentate – un
solo dato agghiacciante: in Congo ogni giorno 48 donne vengono rapite e vendute
schiave -, dove i bambini soffrono fame
e violenze, se c’è un mondo dove su 196 nazioni (di cui 191 membri delle
Nazioni Unite) ben 106 hanno in corso un conflitto, con stragi inenarrabili di
soldati e di civili, allora c’è un mondo su cui agire fortemente, raccogliendo
il grido di aiuto dei più deboli, senza mai perdere il coraggio dei propri
ideali, sempre.
Gli obiettivi del 2015 della WFWP quindi si concentrano sulla
difesa della dignità della donna, lo sviluppo delle capacità e la leadership soprattutto
delle giovani, lo sviluppo di progetti di educazione e di comunicazione, il
potenziamento di strategie comuni tra i membri della WFWP e la relazione con
altri partner internazionali.
La Federazione delle Donne è accreditata presso le Nazioni Unite e
conduce attivamente oggi nel mondo un centinaio progetti in 50 nazioni, nelle aree dell’educazione, microcredito, supporto
tecnologico, prevenzione malattie, assistenza medica e nutrizione, secondo le
linee dei Millenniunm’s Goals.
Non ultimo per il prossimo anno
si prevede l’allargamento del “Progetto
Ponti di Pace”, particolarmente significativo, che comprende eventi e cerimonie
di riconciliazione tra persone di paesi e religioni diverse, che sono state
nemiche e in guerra tra loro nel corso della storia: sono gemellaggi per
medicare e ricucire ferite antiche o recenti, per uscire dal vittimismo e creare
partnership orientate alla pace.
L’obiettivo è di formare una
coscienza comune sulla possibilità di dialogo e riavvicinamento, sul superamento
dell’intolleranza, sulla visione dell’altro come uguale e fratello, lasciando
andare i veleni dell’odio, per vedere e sentire la possibilità di prevenire i
conflitti, di pacificare popoli nemici, anche dove sembrava prima impossibile e
irrealizzabile.
E questo ha avuto un grande
successo per porre semi di pace e prevenire rabbia, ribellione e violenze nella
società.
Creare Ponti di Pace vuol dire
cercare una soluzione interiore ai
conflitti, psicologica e spirituale, con
gesti che hanno un fortissimo valore simbolico e rituale: abbracciare un
ex-nemico vuol dire purificarsi dal veleno del risentimento, mettendosi in
gioco in prima persona per dare il via a un cambiamento, guardando dal punto di
vista dell’altro, ascoltando le fragilità e i bisogni.
Queste cerimonie, iniziate nel 1994, hanno visto preghiere in comune e abbracci
di pace tra gruppi quasi incredibili:
ebrei/tedeschi; coreani/giapponesi; tedeschi occidentali e orientali;
statunitensi/giapponesi; britannici/irlandesi del nord; russi/finlandesi;
sloveni/austriaci; russi/tedeschi; ungheresi/slovacchi;. Italiani/austriaci/sloveni,
italiani/giapponesi, italiani/etiopi.
Nonostante le differenze
culturali, ideologiche e religiose i popoli possono diventare amici e solidali,
se c’è una seria ed efficace volontà di Pace.
Al termine del convegno sono state nominate dalla Presidente Internazionale Lan Young Moon e dalla Presidente Europea Carolyn Handschin due nuove Ambasciatrici di Pace WFWP
Tiziana Viganò (Milano) e Edna Vàsquez Bonnet (Puerto Rico).
Tiziana Viganò (Milano) e Edna Vàsquez Bonnet (Puerto Rico).
(1*) Nella
sessione tenutasi al Parlamento europeo sono stati relatori
On. Arne Gericke (Germania), Deputato del Parlamento
Europeo
On. Alojz Peterle (Slovenia) – Deputato del Parlamento
Europeo
Carolyn Handschin, Presidente
europeo di Women’s Federation for World
Peace
Antoine Mellado, Direttore
di World Youth Alliance
Ignacio Socias, Direttore delle relazioni internazionali
della International Federation for Family Development
Olalla Michelena, Segretaria generale della delegazione
europea di Make Mothers Matter
(2*)Tantissime
le relatrici nel Congresso annuale della WFWP e Youth WFWP. Nominerò solo alcune:
Carolyn Handschin, Presidente Europeo
Lan Young Moon, Presidente Internazionale
Elisabetta
Nistri, Presidente Italiano
On. Erna Hennicot- Schoepges , già Ministro e Presidente del Parlamento
del Lussemburgo
Prof. Vesna Manojlovic – Università di Belgrado, premio Nobel per la Matematica
Maria Hindingsson, segretaria generale della Federation
of Catholic Family Associations in Europe
Christelle Kyora Nagama,
Presidente Youth WFWP Congo-Regno Unito
Asmah Anis, Youth WFWP Pakistan-Regno Unito
…….e molte altre…….
Benvenuta Tiziana. Ambasciatrice di pace. Ho letto con molta interesse il tuo articolo e ne condivido il contenuto.
RispondiEliminaBrava.Ho letto il tuo articolo: molto interessante. e complimenti all'Ambasciatrice di Pace.
RispondiEliminaMimma
Brava Tiziana, non potevi esporre e riassumere meglio lo spirito di quei 3 interessantissimi giorni, che ho ho avuto il piacere di condividere con te... e congratulazioni di cuore alla tua nomina, te la meriti ! Mi piace questa frase, di grande impatto: " E' lavorando nel piccolo che si arriva, con forza centrifuga, a lavorare in campo universale...." E' proprio vero! A nome di tutte le donne, teniamolo sempre presente!!
RispondiEliminaLaura Dominici.
grazie carissima, io credo che sia fondamentale partire da noi stessi per avere in mano la nostra vita e prenderne la responsabilità, senza cadere nella trappola del vittimismo, del lamento, dello scaricare la colpa sugli altri, sulla società e sul mondo intero. Una frase che mi piace particolarmente è "La realtà non è ciò che accade, ma ciò che facciamo con ciò che accade. (Aldous Huxley): così, partendo da noi, si lavora per il mondo intero...
RispondiEliminabella questa frase di Aung San Suu Kyi, la leader birmana "Ogni persona, ogni singolo gesto di ogni singola persona anche quello minuscolo, è come un granello di sabbia”
RispondiElimina