Il primo romanzo del Premio Nobel per la Letteratura 1997.
Oggi, 9 aprile, conferenza stampa di presentazione a Milano
nell’atelier di Dario Fo: domani, 10 aprile, il lancio nelle librerie
Accoglie tutti con un sorriso gentile, seduto a un tavolo da
lavoro, con lo sfondo di una scenografia adatta al personaggio: sono tre grandi
quadri dipinti da lui, smaglianti di colori vivaci e figure dinamiche che lo
rispecchiano. Ho ancora negli occhi, nelle orecchie e nel cuore Dario Fo
giovane, con la voce potente, l’energia inesauribile, la passione del vivere e
dell’operare. Ora ho davanti un uomo di 88 anni, con gli occhi chiarissimi nel
volto segnato e la voce pacata, ma l’energia e l’entusiasmo guizzano ancora e
sempre, il fascino dell’affabulatore che racconta una storia ti lega, ti ammalia e ti incanta, se lo sai ascoltare
con il cuore oltre che con la mente.
“Quando ho cominciato a scrivere per il teatro, quando non
riuscivo ad “andare oltre”, prendevo una penna o i colori e mi mettevo a disegnare per raccontare la storia
attraverso la pittura”: così, oltre al ritratto di Lucrezia che compare sulla copertina del
libro, dedica alla storia dei Borgia ben 120 tavole che riempiono il suo
atelier.
Dario Fo, insieme
alla sua indimenticabile compagna Franca Rame che è mancata lo scorso anno,
ha passato la vita andando alla ricerca
della verità che sta spesso nascosta, censurata sotto la storiografia ufficiale,
quella che tutti conosciamo: quell’”andare oltre”, oltre le apparenze, oltre le
deformazioni della realtà e delle mille parole quotidiane.
Le sue opere, compresa quest’ultima su Lucrezia Borgia, sono
frutto di attenti studi su testi e
documenti poco visitati, dai Vangeli apocrifi, ai testi della letteratura popolare
e della tradizione orale, a torto considerata “minore”. Dario Fo riscrive la
storia, integrandola con tanti fatti sepolti, scrive anche "l’altra storia", quella degli umili, dei poveri, dei vinti, dei
calunniati, dei censurati. Lui, che in anni lontani è stato censurato.
La famiglia Borgia, dominata con ferrea mano da Rodrigo, poi
papa Alessandro VI, tra il 1492 e il primo decennio del 1500, gestì il potere
in modo spregiudicato, torbido e molto moderno
– il secondo figlio del papa, Cesare, detto il Valentino, ispirò la figura de
“Il Principe” di Niccolò Machiavelli.
La bellissima Lucrezia, figlia del papa, si trovò a vivere
in un ambiente scellerato: Dario, dopo molte ricerche storiche, sostiene che
fu una pedina dei giochi di potere, merce di scambio per tre matrimoni
politici, vittima di intrighi e calunnie, di violenze e di inganni, che fu
coinvolta dall’odio degli avversari politici della sua famiglia, soffrì e subì torbide vicende per la follia, la
falsità, le atrocità commesse da suo padre e dai suoi fratelli. Fu vittima e
non carnefice come invece la storia e la letteratura, pilotata dai nemici dei
Borgia, ci ha tramandato, dal Cinquecento ad oggi.
La storia di una donna in balìa del potere, ieri
come oggi.
Andando oltre i luoghi comuni si trovano episodi
bellissimi nella vita di Lucrezia, che hanno colpito la fantasia di Dario, come l’amore per il poeta Pietro Bembo e il sostegno
all’arte e alla cultura; ancora, quello che oggi chiameremmo impegno sociale a
favore del popolo di Ferrara, perché si interessò delle carceri in cui avvenivano
ingiustizie e violenze efferate e fondò un sistema di credito per i poveri; fu ispirata da personaggi di grande levatura
spirituale del tempo, come San Bernardino e Santa Caterina da Siena e fondò un
monastero dove il lavoro, il dono di sé e la gioia erano il fondamento del vivere.
Lucrezia Borgia quindi riscattò il suo nome insanguinato
operando quindi per instaurare una certa giustizia sociale, compatibilmente con
le possibilità dei tempi: dal libro esce un ritratto di grande umanità, contro
lo stereotipo della donna viziosa, incestuosa e avvelenatrice che la tradizione
ci ha sempre portato.
Dario dice che durante la stesura del romanzo ha dovuto
interrompersi spesso per la commozione, come ora: troppe cose uniscono idealmente Lucrezia e Franca Rame…la generosità, la ribellione al potere, il suo essere donna che doveva difendersi dagli uomini, i valori saldi, il rispetto per la cultura a tutto campo, il suo essere sociale
per passione e per forte credenza, non per moda o per esibizionismo, con il
pudore degli animi nobili.
Il 29 maggio, a un
anno dalla morte di Franca il pensiero andrà sempre all’intensità con cui ha
vissuto.
In questo suo primo romanzo, Dario Fo lascia da parte la sua
vis polemica contro i mali della politica odierna perché sarebbe stata troppo
scontata, ma ovviamente ogni riferimento a fatti realmente accaduti, o meglio
che continuano ad accadere…..è assolutamente presente: l’autore lascia che il
lettore usi la propria testa per trovare le somiglianze, perché sempre la lotta
politica si basa sulla tecnica di distruggere la credibilità, di screditare gli
avversari politici, sulla falsità e la mistificazione; la corruzione è dilagante, il vuoto politico
c’era allora come oggi…e la politica è sempre uguale... e l’informazione è sempre al
servizio del potere.
Dario Fo riporta in scena - proprio lunedì 14 aprile, agli
Arcimboldi, alle ore 21, “Lu Santo jullàre Françesco” un
indimenticabile lavoro di 15 anni fa riscritto in una nuova versione aggiornata.
Come su tanti personaggi storici, come su Lucrezia, anche su
San Francesco la censura è caduta per
deformare un personaggio più che scomodo per la Chiesa imperante, un vero
eretico, ma sempre molto attuale come dimostra la salita al soglio pontificio
di Papa Francesco, che parla come il Santo di Assisi, che usa parole di fuoco
contro il potere, il denaro, la corruzione senza avere paura di dire in faccia
la verità anche ai politici italiani riuniti alle 7 del mattino in chiesa per
la loro Messa, e che ha scelto il suo
nome, primo tra i papi che hanno evitato il più Santo dei Santi.
Papa Francesco è stata una scoperta per Dario Fo,
anticlericale da una vita: dopo aver preso a bersaglio il potere della Chiesa
nei secoli nel suo teatro e nei suoi scritti ora è pieno di ammirazione per
questo nuovo papa che ha rotto gli schemi
all’interno della Chiesa che l'ha colpito per ”la sua attenzione verso coloro che soffrono,
la sua tranquillità nei discorsi e nel porsi che è veramente encomiabile”.
Alle domande dei giornalisti sulla politica attuale e su Matteo Renzi, Dario risponde certo con le parole, ma quello che mi colpisce di più sono le smorfie che muovono la sua faccia espressiva...molto molto più eloquenti.
Alle sue assistenti che mi salutano nell'anticamera dell'atelier ingombro dei suoi grandi quadri non posso trattenermi e dico "Siete molto fortunate a stare vicino a un uomo così" e me ne vado un po' commossa.
Alle domande dei giornalisti sulla politica attuale e su Matteo Renzi, Dario risponde certo con le parole, ma quello che mi colpisce di più sono le smorfie che muovono la sua faccia espressiva...molto molto più eloquenti.
Alle sue assistenti che mi salutano nell'anticamera dell'atelier ingombro dei suoi grandi quadri non posso trattenermi e dico "Siete molto fortunate a stare vicino a un uomo così" e me ne vado un po' commossa.
La Casa Editrice
Chiarelettere, Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, dal 2007 pubblica saggi
sulla società civile e sull’attualità; ora, nella nuova collana “Narrazioni”
raccoglie storie e personaggi che riguardano
il potere e le relazioni tra cittadino e potere.
Da giornalista a una scrittrice: finalmente non un pezzo banale fatto delle solite parole, dai soliti riferimenti politici. Un pezzo sull'uomo. Brava Tiziana.
RispondiEliminaMG