Il 23 settembre 2016 a Torino si è svolto un convegno a cura del Premio Italo Calvino, uno dei più importanti strumenti di ricerca di nuovi talenti letterari, giunto alla 29a edizione.
Titolo del convegno era “Esordienti nella rete: gli scrittori esordienti e il web”
Qual è
la funzione del selfpublishing, i pro e i contro, il problema della qualità, la
funzione critica della Rete, le
Case Editrici e i nuovi metodi di selezione, la promozione del libro?
I relatori provenivano da Case Editrici
affermate, da Agenzie, blog e riviste letterarie, oppure erano scrittori che
riportavano le loro esperienze. Sentite un po’ quello che si è detto.
Sappiamo che le piattaforme
del selfpublishing nascono sulla base di un approccio americano al selfmade:
negli USA hanno un crescente successo, e insieme agli e-book stanno erodendo il
mercato delle grandi Case Editrici. Qui in Italia il fenomeno è ancora
ristretto.
Però ci sono molti
problemi per fare un selfpublishing di
qualità: un autore dovrebbe avvalersi dei servizi editoriali che
comunemente sono erogati dalla Casa Editrice: editing e correzione di bozze,
grafica di copertina e impaginazione, in ultimo c’è il grande problema della
promozione. Tutti i relatori sono d’accordo su fatto che per un self publishing
di qualità occorra uno staff
professionale, simile a quello fornito dalle case Editrici: questo servizio
è in effetti fornito a pagamento dalle piattaforme, ma oggi solo il 4% degli
autori ne usufruisce!
Quindi
ci si chiede: come far emergere la qualità? Oggi il sistema culturale si sta riorganizzando, con logiche e dimensioni
nuove, in un mercato molto vasto complesso: la selezione non si fa più a monte,
nelle case editrici, ma a valle, nel mondo dei lettori.
La Rete ha un ruolo fondamentale nello scouting
editoriale: lo dimostrano i concorsi come “ilmioesordio.it” nato nel 2011 grazie alla collaborazione tra la
piattaforma di ilmiolibro.it, la Scuola Holden e la casa editrice Feltrinelli.
I lettori decidono chi deve vincere, poi il libro è pubblicato dalla Casa
Editrice, che provvede ai servizi editoriali. Stesso escamotage usa il concorso
“Io scrittore” del Gruppo Editoriale
Mauri Spagnol. Altro esempio Bookabook in cui l’editore fa una prima selezione e poi indice un crowfounding: anche qui sono i lettori
a decidere cosa deve essere pubblicato.
Però io mi faccio
molte domande: se gli autori dovranno scrivere solo ciò che i lettori chiedono
dove va a finire la creatività? La sperimentazione? L’innovazione?
L’originalità? Quanti grandi scrittori del passato hanno avuto successo
indipendentemente dalla popolarità? Se il metro di giudizio è solo ciò che
piace al pubblico vuol dire che un libro che non faccia business sarà automaticamente
scartato? Questo vuol dire che un libro è solo una merce, come quelle degli
scaffali del supermercato(e infatti i libri si vendono in mezzo alle verdure e
al salame o anche con le brioches negli autogrill invece che nelle librerie
dove preziosi esperti davano preziosi consigli)…A dire il vero: questo non mi
piace per niente!
Dopo questa digressione personale continuo a
raccontarvi quello che hanno detto al convegno
Lo scouting nel web: dove, come, perché? Sono
pochi in Italia gli autori che in prima battuta si rivolgono a una piattaforma
di self publishing, altri sono reduci dai rifiuti delle Case Editrici. Come
mettere filtri in modo da elevare il livello della qualità in questo settore
per non farne il rifugio di frustrazioni personali?
Perché le Case Editrici non rispondono mai (o
quasi mai) alle migliaia e migliaia di manoscritti inviati? La risposta sta in quel MIGLIAIA. Come può la
redazione di una CE leggere tutta quella miriade di testi? Quand’anche li leggesse
troverebbe che oltre il 95% è
illeggibile, per vari motivi, e quindi cestina a priori, spesso senza
leggere, e senza neppure preoccuparsi di rispondere all’autore. E allora
l’autore deve rivolgersi alle case Editrici che pubblicano per business?
L’alternativa è il selfpub.
Lo scouting di altissima qualità che un tempo – prima del 2000 – si faceva
nelle Case Editrici non è più possibile: utilizzando le informazioni
provenienti dai lettori e dalla Rete si possono produrre libri che abbiano una
possibilità di successo perché sono conformi a quello che il pubblico richiede.
Questo dicevano i relatori.
Permettetemi di
aggiungere alcune osservazioni personali: se non è facile arrivare a essere
notati da una Casa Editrice importante può essere che, tra quelle migliaia e
migliaia di manoscritti cestinati a priori, possa nascondersi qualche talento.
Si perderà, magari perché non è stato in grado di presentare il proprio
manoscritto in modo adeguato, ripulito da errori e incongruenze.
Altro punto dolente:
le Case Editrici di piccole dimensioni
non hanno la forza di promuovere e distribuire un libro, e nelle librerie questi
testi difficilmente si procurano: l’autore si trova davvero intrappolato in una rete da cui sarà
difficile uscire! I relatori hanno detto che un libro non è più un bene
durevole: scusate la nostalgia, ma io ero redattrice alla Garzanti dei tempi
d’oro! - come fa oggi un editore che crede solo nel business a far crescere un
autore come i vecchi meravigliosi Editori storici che coltivavano i talenti che
scoprivano e se li tenevano stretti? Ci
sono autori esordienti che hanno molte idee, freschezza di contenuti, libertà
d’espressione, innovazioni che neppure famosi scrittori legati alle Case Editrici
del business riescono ad avere, dopo che per decenni hanno sfornato libri su
libri imposti dai loro editori.….
Non tutto è oro
quello che luccica: la Rete nasconde
molte insidie, hanno detto al convegno, e ben lo sappiamo! Perché manca di
filtri adeguati. Amazon e gli altri store online traboccano di like e di
recensioni che molto spesso sono bufale, frutto di campagne a pagamento. I post
anche. E imbarazzanti e ossessive sono le continue promozioni da parte di
autori che non sanno come fare pubblicità al loro libro. Del resto avere un
ufficio stampa e marketing è impossibile a un autore, oltre ai costi altissimi
e ci vuole una competenza e una disinvoltura che difficilmente lo scrittore può
avere.
La Rete produce anche
fenomeni d’imitazione di modelli di successo ripetuti all’infinito, che
appiattiscono la creatività, affogano nel conformismo e sommergono i libri di
qualità che sono usciti senza clamore: La sovrabbondanza nell’offerta di libri
di scarsa o pessima qualità fa il resto in un mercato sempre più ristretto.
Quindi io dico: autori
esordienti voi lo sapete bene! dovete scrivere, e ovviamente, saper scrivere
con stile testi di altissima qualità, farvi pubblicare o auto pubblicarvi, diventare
marketing manager, PR, conferenziere brillante, e magari anche rappresentante
di libri perché dovrete girare le librerie con le bolle di consegna, carico e
scarico, per distribuire il vostro libro. Perché, ovviamente, il distributore
non distribuisce il libro di uno sconosciuto e le librerie non lo comprano se non
lo ricevono in conto vendita. In quel circuito di solo business il libro deve
solo vendere, come i biscotti del Mulino Bianco, altrimenti pollice verso! Autori, bisogna essere
multitasking! Esperti in tutto! Ma come si può fare?
Torniamo al
convegno: nel web sono nati tanti blog e riviste letterarie, spazi di
mediazione e d’incontro tra lettori, scrittori, editori, che hanno fatto la
differenza nel nuovo modo di fare critica letteraria, veloce, vicina ai gusti
del pubblico che li segue, vicina ai lettori; Facebook è il banco di prova dove
testare le proprie idee.
Sono tutti ottimi mezzi per promuovere un
esordiente! cos’altro è veramente efficace? Al convegno autori di successo
hanno raccontato le loro esperienze. Postare sul blog estratti dal libro,
rassegna stampa, eventi e presentazioni, raccontare il libro agganciandosi agli
eventi quotidiani, raccontare momenti della vita dello scrittore. Utili foto e
video dell’autore, un booktrailer con brani letti. Se un autore fa
un’esperienza particolare, un viaggio per esempio, può rendere partecipi i
lettori con i video, parlare e narrare, condire con ironia le proprie
esperienze: questo è il modo migliore per pubblicare poi un libro di successo.
Ho riassunto le
parole degli esperti intervenuti al convegno e le mie considerazioni. Mi rimane
la domanda: Esordienti in Rete o nella rete? Mi pongo questo
interrogativo perché è evidente la difficoltà
di poter emergere dall’enorme numero degli aspiranti scrittori senza filtri
adeguati che selezionino la qualità delle opere. Come sottolineava uno dei
relatori, la sovrabbondanza è il problema principale: troppi autori, troppe
Case Editrici o che si spacciano per tali, troppa offerta, troppo, troppo di
tutto. Un mare magnum dove l’autore esordiente è come un pesciolino nella rete…..
Molte idee al
convegno di Torino, la cui conclusione è che il vero e unico criterio di selezione è e sarà sempre la qualità: meditiamo
e seguiamo i consigli degli esperti.
In bocca al lupo a tutti gli scrittori esordienti! Me compresa!
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