venerdì 30 settembre 2016

Esordienti in Rete o nella rete? Convegno al premio Calvino

report di Tiziana Viganò

Il 23 settembre 2016 a Torino si è svolto un convegno a cura del Premio Italo Calvino, uno dei più importanti strumenti di ricerca di nuovi talenti letterari, giunto alla 29a edizione. 
Titolo del convegno era “Esordienti nella rete: gli scrittori esordienti e il web”

Qual è la funzione del selfpublishing, i pro e i contro, il problema della qualità, la funzione critica  della Rete, le Case Editrici e i nuovi metodi di selezione, la promozione del libro?
I relatori provenivano da Case Editrici affermate, da Agenzie, blog e riviste letterarie, oppure erano scrittori che riportavano le loro esperienze. Sentite un po’ quello che si è detto.

Sappiamo che le piattaforme del selfpublishing nascono sulla base di un approccio americano al selfmade: negli USA hanno un crescente successo, e insieme agli e-book stanno erodendo il mercato delle grandi Case Editrici. Qui in Italia il fenomeno è ancora ristretto.
Però ci sono molti problemi per fare un selfpublishing di qualità: un autore dovrebbe avvalersi dei servizi editoriali che comunemente sono erogati dalla Casa Editrice: editing e correzione di bozze, grafica di copertina e impaginazione, in ultimo c’è il grande problema della promozione. Tutti i relatori sono d’accordo su fatto che per un self publishing di qualità occorra uno staff professionale, simile a quello fornito dalle case Editrici: questo servizio è in effetti fornito a pagamento dalle piattaforme, ma oggi solo il 4% degli autori ne usufruisce!

Quindi ci si chiede: come far emergere la qualità? Oggi il sistema culturale si sta riorganizzando, con logiche e dimensioni nuove, in un mercato molto vasto complesso: la selezione non si fa più a monte, nelle case editrici, ma a valle, nel mondo dei lettori.
La Rete ha un ruolo fondamentale nello scouting editoriale: lo dimostrano i concorsi come “ilmioesordio.it” nato nel 2011 grazie alla collaborazione tra la piattaforma di ilmiolibro.it, la Scuola Holden e la casa editrice Feltrinelli. I lettori decidono chi deve vincere, poi il libro è pubblicato dalla Casa Editrice, che provvede ai servizi editoriali. Stesso escamotage usa il concorso “Io scrittore” del Gruppo Editoriale Mauri Spagnol. Altro esempio Bookabook in cui l’editore fa una prima selezione e poi indice un crowfounding: anche qui sono i lettori a decidere cosa deve essere pubblicato.

Però io mi faccio molte domande: se gli autori dovranno scrivere solo ciò che i lettori chiedono dove va a finire la creatività? La sperimentazione? L’innovazione? L’originalità? Quanti grandi scrittori del passato hanno avuto successo indipendentemente dalla popolarità? Se il metro di giudizio è solo ciò che piace al pubblico vuol dire che un libro che non faccia business sarà automaticamente scartato? Questo vuol dire che un libro è solo una merce, come quelle degli scaffali del supermercato(e infatti i libri si vendono in mezzo alle verdure e al salame o anche con le brioches negli autogrill invece che nelle librerie dove preziosi esperti davano preziosi consigli)…A dire il vero: questo non mi piace per niente!

Dopo questa digressione personale continuo a raccontarvi quello che hanno detto al convegno
Lo scouting nel web: dove, come, perché? Sono pochi in Italia gli autori che in prima battuta si rivolgono a una piattaforma di self publishing, altri sono reduci dai rifiuti delle Case Editrici. Come mettere filtri in modo da elevare il livello della qualità in questo settore per non farne il rifugio di frustrazioni personali?
Perché le Case Editrici non rispondono mai (o quasi mai) alle migliaia e migliaia di manoscritti inviati? La risposta sta in quel MIGLIAIA. Come può la redazione di una CE leggere tutta quella miriade di testi? Quand’anche li leggesse troverebbe che oltre il 95% è illeggibile, per vari motivi, e quindi cestina a priori, spesso senza leggere, e senza neppure preoccuparsi di rispondere all’autore. E allora l’autore deve rivolgersi alle case Editrici che pubblicano per business? L’alternativa è il selfpub.
Lo scouting di altissima qualità che un tempo – prima del 2000 – si faceva nelle Case Editrici non è più possibile: utilizzando le informazioni provenienti dai lettori e dalla Rete si possono produrre libri che abbiano una possibilità di successo perché sono conformi a quello che il pubblico richiede. Questo dicevano i relatori.

Permettetemi di aggiungere alcune osservazioni personali: se non è facile arrivare a essere notati da una Casa Editrice importante può essere che, tra quelle migliaia e migliaia di manoscritti cestinati a priori, possa nascondersi qualche talento. Si perderà, magari perché non è stato in grado di presentare il proprio manoscritto in modo adeguato, ripulito da errori e incongruenze.
Altro punto dolente: le Case Editrici di piccole dimensioni non hanno la forza di promuovere e distribuire un libro, e nelle librerie questi testi difficilmente si procurano: l’autore si trova davvero intrappolato in una rete da cui sarà difficile uscire! I relatori hanno detto che un libro non è più un bene durevole: scusate la nostalgia, ma io ero redattrice alla Garzanti dei tempi d’oro! - come fa oggi un editore che crede solo nel business a far crescere un autore come i vecchi meravigliosi Editori storici che coltivavano i talenti che scoprivano e se li tenevano stretti? Ci sono autori esordienti che hanno molte idee, freschezza di contenuti, libertà d’espressione, innovazioni che neppure famosi scrittori legati alle Case Editrici del business riescono ad avere, dopo che per decenni hanno sfornato libri su libri imposti dai loro editori.….

Non tutto è oro quello che luccica: la Rete nasconde molte insidie, hanno detto al convegno, e ben lo sappiamo! Perché manca di filtri adeguati. Amazon e gli altri store online traboccano di like e di recensioni che molto spesso sono bufale, frutto di campagne a pagamento. I post anche. E imbarazzanti e ossessive sono le continue promozioni da parte di autori che non sanno come fare pubblicità al loro libro. Del resto avere un ufficio stampa e marketing è impossibile a un autore, oltre ai costi altissimi e ci vuole una competenza e una disinvoltura che difficilmente lo scrittore può avere.
La Rete produce anche fenomeni d’imitazione di modelli di successo ripetuti all’infinito, che appiattiscono la creatività, affogano nel conformismo e sommergono i libri di qualità che sono usciti senza clamore: La sovrabbondanza nell’offerta di libri di scarsa o pessima qualità fa il resto in un mercato sempre più ristretto.

Quindi io dico: autori esordienti voi lo sapete bene! dovete scrivere, e ovviamente, saper scrivere con stile testi di altissima qualità, farvi pubblicare o auto pubblicarvi, diventare marketing manager, PR, conferenziere brillante, e magari anche rappresentante di libri perché dovrete girare le librerie con le bolle di consegna, carico e scarico, per distribuire il vostro libro. Perché, ovviamente, il distributore non distribuisce il libro di uno sconosciuto e le librerie non lo comprano se non lo ricevono in conto vendita. In quel circuito di solo business il libro deve solo vendere, come i biscotti del Mulino Bianco, altrimenti pollice verso! Autori, bisogna essere multitasking! Esperti in tutto! Ma come si può fare?

Torniamo al convegno: nel web sono nati tanti blog e riviste letterarie, spazi di mediazione e d’incontro tra lettori, scrittori, editori, che hanno fatto la differenza nel nuovo modo di fare critica letteraria, veloce, vicina ai gusti del pubblico che li segue, vicina ai lettori; Facebook è il banco di prova dove testare le proprie idee.
Sono tutti ottimi mezzi per promuovere un esordiente! cos’altro è veramente efficace? Al convegno autori di successo hanno raccontato le loro esperienze. Postare sul blog estratti dal libro, rassegna stampa, eventi e presentazioni, raccontare il libro agganciandosi agli eventi quotidiani, raccontare momenti della vita dello scrittore. Utili foto e video dell’autore, un booktrailer con brani letti. Se un autore fa un’esperienza particolare, un viaggio per esempio, può rendere partecipi i lettori con i video, parlare e narrare, condire con ironia le proprie esperienze: questo è il modo migliore per pubblicare poi un libro di successo.

Ho riassunto le parole degli esperti intervenuti al convegno e le mie considerazioni. Mi rimane la domanda: Esordienti in Rete o nella rete? Mi pongo questo interrogativo perché è evidente la difficoltà di poter emergere dall’enorme numero degli aspiranti scrittori senza filtri adeguati che selezionino la qualità delle opere. Come sottolineava uno dei relatori, la sovrabbondanza è il problema principale: troppi autori, troppe Case Editrici o che si spacciano per tali, troppa offerta, troppo, troppo di tutto. Un mare magnum dove l’autore esordiente è come un pesciolino nella rete…..

Molte idee al convegno di Torino, la cui conclusione è che il vero e unico criterio di selezione è e sarà sempre la qualità: meditiamo e seguiamo i consigli degli esperti.
In bocca al lupo  a tutti gli scrittori esordienti! Me compresa!



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