Tanta vita, a Cuba, isola lontana dal mondo moderno, musica di note e di realtà, storie di donne e uomini forti come rocce ma pieni d’amore e di sane emozioni, poveri di beni materiali ma ricchi di alti ideali.
Recensione di Tiziana Viganò
Tre strati diversi, profumati con l’odore di un passato
forte. Un interno di tabacco trinciato con cura, la tripa, avvolto con una foglia sottile, la capa: prima di terminare la preparazione del sigaro una donna innamorata
nasconde un sottilissimo foglio di carta velina vergata con una scrittura
incerta, un messaggio d’amore e un richiamo. Poi avvolge tutto in una morbida
foglia di tabacco, il capote, lo
taglia e lo passa a un’amica che lo chiude con la fascetta: deve raggiungere un
obiettivo preciso, perché lei ha bisogno del suo uomo. Ma succede
l’imponderabile, c’è confusione nella Casita
Roja, dov’è finito quel sigaro prezioso? È il 1958, una data fatidica
per Cuba.
Per cinquantasei lunghissimi anni quel sigaro rimarrà in una
scatola di legno di cedro, varcherà l’oceano e arriverà in Spagna dove incrocerà
il destino di Arianna, ragazza italiana figlia di una sigaraia e di un
tabaccaio napoletano, una famiglia legata alla tradizione antica della
Manifattura di Napoli, cultrice del comunismo e soprattutto della rivoluzione
cubana. Lei
è un’agronoma appassionata di quella pianta antica e comincerà la sua
ricerca: ragazza avventurosa, Arianna, sempre pronta a scoperte e a viaggi nel
mondo, curiosa e indagatrice.
E c’è Dario, l’amico di sempre che la segue a Cuba per
incontrare il fratello Giampaolo che si è preso un periodo di riposo per
vagabondare nell’America Latina e a Cuba, anche lui alla ricerca di qualcosa di
misterioso. Fili del passato che devono intrecciarsi tra loro, trovare il
tessuto che li lega.
Un lungo viaggio da ovest a est dell’isola, seguendo labili
tracce che diventano sempre più chiare man mano che gli incontri con la gente
del posto aprono gli occhi alla storia, agli eventi lontani che hanno segnato
l’isola: sopra di tutto la entrañable
transparencia del Che, l’eroe immortale.
Intorno ai protagonisti il paesaggio lussureggiante di Cuba,
la sua atmosfera d’altri tempi, decadente, disordinata, ma così affascinante e
soprattutto la sua gente ospitale, una società con luci e ombre che però seduce
i due ragazzi italiani.
Tanta vita in quell’isola lontana dal mondo moderno, musica
di note e di realtà, storie di donne e uomini forti come rocce ma pieni d’amore
e di sane emozioni, poveri di beni materiali ma ricchi di alti ideali. Tutto scorre
dalla penna attenta di Gabriella
Raimondi, una viaggiatrice esperta che sa guardare oltre l’apparenza e
descrivere un mondo così affascinante immergendo il lettore in un ambiente che
si lega strettamente alla storia della gente e della sua cultura.
Una narrazione che trattiene il lettore sulle pagine senza
dargli il tempo di pensare ad altro. Un libro bellissimo, da leggere subito,
una scrittrice di alto livello, da seguire.
“La tripa il capote la capa”
di Gabriella Raimondi
0111 edizioni, 2018
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