recensione di Tiziana Viganò
La
bellezza del paesaggio entra nella narrazione, ogni elemento naturale prende
vita e diventa importante, ravviva e rasserena la storia di delitti e di
problemi psicologici e relazionali dei protagonisti. Il maresciallo Zani è un
uomo bello e seducente, che ama tutto ciò che è bello: fin dall’infanzia ha
usato
“la bellezza come antidoto contro l’ansia e il dolore. Era stato
suo padre, professore di liceo, a insegnargli l’abbraccio dell’arte e della
natura per consolarsi dalle ferite impietose della vita...”
Un suo
sogno nel cassetto è quello di entrare nel
entrare a far parte del Nucleo per la Tutela
del Patrimonio Artistico e Culturale dopo aver sbaragliato bande di criminali
esperti nei furti di opere d’arte. Chissà se sarà l’indagine in corso
quella giusta? il suo lavoro lo porta a essere spesso assente e lontano con il
corpo e con la mente, ma ha trovato nella sua fidanzata
Tullia la donna che lo rassicura e lo sostiene e gli è sempre vicina,
nonostante qualche incertezza, che lo lascia libero senza troppe pretese o
richieste fuori luogo. Zani si chiede se non sia venuto il momento di
impegnarsi in una convivenza, di dare una svolta importante al loro rapporto: lei è una
pittrice, una
donna famosa, di successo, più ricca di lui, ma di sicuro entrambi lavorano per
ottimizzare la loro relazione e darle uno sbocco.
Per Tullia
Renzi i dipinti sono la medicina per curare il dolore per una madre narcisista,
e in questa vicenda imperversa più del solito, che le ha trasmesso un senso di
inadeguatezza, la paura di vivere e confrontarsi con il mondo: così affronta le
esperienze, anche quelle terribili che proprio a Lerici l’avevano coinvolta, le
rappresenta su tela in modo iperrealistico, portando fuori di sé l’angoscia,
osservandola dall’esterno nella sua cruda realtà.
E c’è il
morto, Matteo Guerra: un colpo di pistola ha messo fine alla sua carriera di tomboeur del femme proprio alla vigilia
del suo matrimonio, lasciandogli sulla faccia un’espressione di puro stupore...
Poteva essere
la punizione per qualcosa che ha commesso, una vendetta, oppure per impedirgli
di fare qualcosa, il matrimonio? Troppi soldi giravano nelle sue tasche, un
tenore di vita altissimo: una ex gelosa? soci in affari sporchi? forse perfino
la mafia che allunga i suoi tentacoli anche nelle apparenti più tranquille
province italiane...Zani è confuso dall’intreccio di troppi indizi, ma troverà come
sempre il bandolo della matassa.
Consiglio
di leggere l’intera trilogia per godersi momenti piacevoli che alternano
suspense a narrazione intelligente e curata; consiglio anche di Maria Antonietta Macciocu il bellissimo"Tango rosso" di cui trovate recensione su questo blog
sinossi
A Lerici, nella luminosità del Golfo dei Poeti, gli invitati
a un matrimonio attendono lo sposo. Ma Matteo Guerra non arriverà mai. Il suo
corpo viene trovato in albergo, ucciso da un colpo di pistola. A indagare è di
nuovo il capitano Niccolò Zani con la sua squadra più compatta del solito,
poiché il morto è il chiacchierato nipote della marescialla Stella, la
collaboratrice più stretta del capitano. Le indagini coinvolgono sia la vita
privata sia quella professionale del morto: sarà questione di donne o di
traffici illeciti, vista l'intensa attività amatoria e l'ingiustificato tenore
di vita del Guerra. Successivi delitti spingono ad indagare nel mondo dello
spaccio e in quello dei furti e del contrabbando d'arte, tra le disordinate
periferie e la malinconia delle case popolari di La Spezia, dove da tempo è
approdata la mafia. Come al solito il capitano deve vedersela anche con la sua
vita privata, con l'invadenza della madre della fidanzata Tullia, con il
matrimonio della sua ex moglie, e con Tullia stessa. Per Zani trovare
l'assassino e fare chiarezza sul privato saranno una sfida con se stesso,
svelandogli una parte inconfessata di sé.
“Finché Morte”
di Maria Antonietta Maccioccu e Donatella
Moreschi
genere: giallo
editore: 2019, Golem
pagine: 196
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Lerici e il golfo |
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