recensione di Tiziana Viganò
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Bih...che grannissima
camurria! Montalbano è proprio pigliato
dai turchi dall’inizio alla fine di questo libro, tanto che in chiusura non
riesce neppure a ricordarsi quello che capitò in quella manciata di giorni
febbrili, tra complotti, delitti, tragedie, viaggi e intermezzi ironici o
umoristici in cui gli succede di tutto, dai grattacapi domestici e sentimentali
al rischio di perdere il lavoro, la reputazione, la dignità, la casa, perfino la
vita. Ed è meglio non ricordare alcune cose orrende, cancellarle del tutto.
Eppure, all’inizio del libro sembrava che da tempo al commissariato di Vigata
non ci fosse nulla da fare e il commissario si annoiava a morte...
Montalbano sogna spesso, ma è anche trascinato in una
situazione che sembra o è paradossale: è realtà o incubo?
È un momento della sua vita come un’eclissi di luna: quando
il disco luminoso scompare nel buio e la Natura si ferma immobile, come morta,
ad aspettare il ritorno della luce. Ma, in agguato, compare una goletta fantasma,
pronta a investire il commissario che non si sente più forte come un tempo,
quando le vecchiaglie da sessantenne
non l’avevano ancora un po’ indebolito (ma non tanto come si sente lui!).
L’Alcyon, è un veliero molto sospetto, che si ferma nei
porti solo poche ore, circondato dal mistero, con guardie armate: una bisca per
miliardari? un bordello con escort da urlo? o qualcosa di peggio?
Il questore di Montelusa Bonetti-Alderighi sembra deciso a
far scomparire il commissariato di Vigata e soprattutto lui, Montalbano. Pura
cattiveria? Vendetta? Chissà...Compare un nuovo commissario, compare pure
l’FBI...e la storia si fa sempre più intricata, Montalbano e Fazio dovranno
travestirsi e agire come infiltrati in una situazione molto pericolosa,
mortale.
Salvo non ama le storie di spionaggio, di cui non riesce a
capire nulla, né si sente in grado di imitare i poliziotti delle pellicole miricane che sparano e uccidono senza
pensarci, corrono a destra e a manca con una velocità incredibile. Eppure per
una volta si troverà costretto dalle circostanze a fare cose che mai avrebbe
immaginato, che lo spaventano o gli fanno firriare
i cabasisi.
Come ci informa lo stesso Camilleri in una nota, quest’avventura
di Montalbano è nata una decina d’anni fa come soggetto di un film
italo-americano che non è stato mai prodotto. Ora è stato ampliato e diventa un
romanzo, diverso dagli altri per il ritmo accelerato dell’azione
“all’americana” che si alterna ai momenti in cui Montalbano si sente preso in
una rete ingarbugliata che solo il suo cervello sopraffino, come ci ha
abituato, potrà districare.
Speriamo che diventi presto quel film! Nel frattempo
godiamoci questa avventura insolita, la trentesima del commissario più amato
d’Italia, come sempre all’altezza di un mito.
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