domenica 7 luglio 2019

“Echi del silenzio” di Chuah Guat Eng. Recensione di Tiziana Viganò


Sempre più spesso leggiamo nei thriller vicende di individui colpevoli di crimini anche gravissimi, come i serial killer, i violentatori, i segregatori, i rapitori di bambini, che ci incutono da una parte l’orrore per ciò che hanno commesso, dall’altra una sorta di comprensione emotiva, o perfino compassione, per i traumi che hanno causato la loro follia. Alcuni detective si trovano a dover decidere se coprire i reati, o lasciar fuggire il colpevole, o lasciare che si uccida, invece di portare a termine l’indagine con la cattura e la consegna alla giustizia, come sempre succedeva in gialli del passato. Qualcosa è cambiato nella mentalità degli scrittori e dei lettori? Questo è un punto di avvicinamento del mondo occidentale a quello orientale in cui la compassione, di cui Buddha era un fortissimo assertore, si associa alla saggezza, dove il mondo spirituale ha un ruolo fondamentale nella vita e si lascia al Karma o alla divinità il compito di giudicare e punire le azioni umane in un’altra vita.


Mille sfumature di grigio si interpongono tra il bianco e il nero delle nostre certezze positivistiche, così come le mille domande che la protagonista del romanzo, Ai Liang, si pone ossessivamente mentre si muove nel complicatissimo intreccio di segreti, menzogne, occultamenti che hanno portato alla mancata risoluzione di un delitto commesso nel passato e di un altro commesso nel presente. Elementi chiave sono due pistole, una collana di diamanti, vecchie fotografie, ma soprattutto l’intreccio di amori e di figli frutto di amori contrastati o soddisfatti. Solo in un finale di pacificazione degli animi si potrà ristabilire l’equilibrio sconvolto.

Chuah Guat Eng, scrittrice malese in lingua inglese, in “Echi del silenzio” pubblicato nel giugno 2019 dalla casa editriceLe Assassine” ci introduce in un mondo esotico e lontano, complicato dal melting pot di etnie, religioni, di dominanti e dominati, colonialisti e sottoposti, inglesi, cinesi, malesi, giapponesi: uno squarcio della storia dell’attuale Malesia trasporta il lettore in avvenimenti che vanno dal 1940 a oggi. Trama e ordito di una tela di sarong con un disegno di non facile lettura, che però apre la mente a un mondo diverso e pieno di sorprese. Intrigante.

Chuah Guat Eng (蔡月英) è la prima scrittrice malese a scrivere e pubblicare in lingua inglese. Discendente di immigrati cinesi, i peranakan arrivati in Malesia tra il XV e il XVII secolo, è nata nel 1943 a Rembau, una piccola città del Negeri Sembilan. Oltre a Echi del silenzio del 1994, ha scritto un secondo romanzo, Days of Change e diverse raccolte di racconti, di cui alcuni sono stati tradotti in malese, cinese, spagnolo e sloveno. È stata lettrice di letteratura inglese all’università di Malaya Kuala Lumpur e anche alla Ludwig-Maximilian di Monaco. Oltre a essere una scrittrice, Chuah Guat è consulente in attività di comunicazione.