venerdì 21 novembre 2025

"Passeggiando in Valganna tra geografia e storia" di Claudio Bollentini

Questa incantevole valle prealpina è il luogo dove è ambientato il nuovo libro di Tiziana Viganò "Ombre e misteri tra i boschi - delitti in Valganna". In questo articolo, il giornalista Claudio Bollentini, esperto del territorio, racconta l'ambiente, la natura, l'arte e la cultura di un territorio intatto della bellissima Lombardia. 

La Valganna è una piccola valle situata a nord di Varese in Lombardia, indiscutibilmente riconosciuta da tutti come il cuore verde delle Prealpi insubri per il suo pregiato ambiente naturale lussureggiante e incontaminato. Rispetto ad alcune vallate circostanti dominate da uno sviluppo urbanistico massiccio, spesso poco attraente e di scarsa qualità, per intenderci dominato da centri commerciali e capannoni in successione, la Valganna è viceversa un piccolo gioiello.

L’antropizzazione limitata, l’urbanistica e l’edilizia civile non particolarmente invasive, il turismo sostenibile, la quasi totale assenza di attività industriali hanno consentito di preservare e tutelare il territorio nel tempo, di mantenere e tramandare fino a noi le caratteristiche ambientali di sempre e gli aspetti salienti della plurisecolare cultura locale. Nonostante l’impatto di una trafficata strada statale che l’attraversa da un capo all’altro e che divide in due i centri abitati del fondovalle.

La suddetta arteria è un prodotto della modernità, storicamente infatti la precedente strada di origini tardoromane, che rivestiva in passato un’importanza maggiore di quella odierna, si snodava in tutt’altro sedime, ma scarse o nulle sono le tracce al riguardo. Tale antico tracciato collegava la pianura padana, il milanese e il Seprio con i passi alpini delle Lepontine, a cominciare dal Lucomagno che immetteva nella valle del Reno e che nel medioevo era probabilmente il più frequentato.

L’ingresso in Valganna, provenendo da sud, si raggiungeva nei pressi del borgo di Frascarolo e del suo castello, situati nell’odierno comune di Induno Olona. Proseguendo verso nord, la strada incrociava in altura la mulattiera che scendeva dal vicino passo del Vescovo che a sua volta permetteva il collegamento con la Valceresio.


Raggiunto il fondovalle nei pressi di quello che ai giorni nostri si chiama laghetto Fonteviva, la strada seguiva più o meno il percorso del tram bianco dismesso a metà degli anni cinquanta del Novecento, lambiva la miniera della Valvassera e la cappella di San Gemolo, toccava la Badia di Ganna dopo aver doppiato il laghetto, poi proseguiva lungo la costa occidentale del lago di Ghirla, attraversava l’omonimo borgo in località ghetto e, dopo aver superato l’antico maglio, lasciava la valle per entrare nella val Marchirolo da una parte e a Cunardo dall’altra.

Quattro sono i paesi presenti: i più grandi, Ganna e Ghirla si trovano nel fondovalle, in altura tra boschi e pascoli sono ubicati Mondonico e Boarezzo e non poche sono le case sparse. La popolazione globale della valle si aggira intorno ai 1.600 abitanti.


Il corso d’acqua principale che solca la Valganna da sud a nord è il torrente Margorabbia, nasce alle pendici del monte Minisfreddo, alimenta i due suggestivi laghi di Ganna e Ghirla e poi si dirige verso Cunardo, la val Travaglia e il fiume Tresa nei pressi di Luino, dove sfocia nel lago Maggiore. I monti principali che si trovano lungo la dorsale occidentale sono il Chiusarella, la Martica e il Mondonico mentre a oriente troviamo in successione il Monarco, il Minisfreddo, il Poncione di Ganna e il più noto Piambello che rappresenta con i suoi m. 1.125 s.l.m. la cima più alta.

La notorietà storica della valle è in gran parte legata alle vicende della medievale Badia di San Gemolo a Ganna di cui oggi restano importanti tracce architettoniche e artistiche e la cui chiesa, conosciuta per i suoi antichi affreschi, è tuttora officiata ed è pure parrocchia. Dal punto di vista architettonico è degno di nota il chiostrino di una singolare forma pentagonale. Una storia, quella della Badia, che si dipana per circa quattro secoli e mezzo, dal 1095 fino a poco dopo la metà del 1500, periodo in cui fu abbandonata dai monaci benedettini e quindi ceduta all’Ospedale Maggiore di Milano che a sua volta la rivendette ad alcuni privati a fine Ottocento. Trovarono spazio in quel tempo abitazioni e piccoli opifici che snaturarono il luogo senza fortunatamente devastarlo irrimediabilmente.


Oggi la proprietà è divisa tra la provincia di Varese, che ha restaurato la propria parte destinandola ad attività culturali e ad un piccolo museo delle ceramiche di Ghirla, la parrocchia e un paio di privati.

La Badia è dedicata come già detto a San Gemolo, martirizzato intorno all’anno Mille in Valganna mentre accompagnava e

scortava, insieme all’amico Imerio, uno zio vescovo di non ben chiara provenienza nordeuropea che si stava dirigendo verso Roma. Questo fatto conferma ancora una volta l’importanza nel medioevo della Valganna come via di transito dalle Alpi alla Pianura padana e viceversa.

Il piccolo convoglio fu sorpreso nottetempo da alcuni banditi che depredarono il vescovo ed uccisero Gemolo decapitandolo. Imerio fu gravemente ferito, ma trovò la morte il giorno successivo a Bosto, castellanza di Varese, nel luogo dove fu edificata in seguito una chiesetta a lui intitolata. Fu proclamato santo pure lui.

Pochi anni dopo la morte di Gemolo, grazie all’entusiasmo di tre pii personaggi milanesi, fu fondata la Badia e la comunità monastica che da quel momento in poi fu governata da un priore. Il priorato, salvo qualche piccola parentesi, dipese sempre dalla potente abbazia canavesana di Fruttuaria, ma godette di non pochi privilegi tanto da trasformarsi in pochi decenni in un potente feudo religioso e non solo, controllato e conteso per secoli da importanti famiglie del territorio. La Badia era soprattutto conosciuta e frequentata per la foresteria che ospitava viandanti e pellegrini di passaggio, ma anche personaggi illustri di svariato genere e provenienza.

La Badia fondava però la sua potenza sulle tante proprietà fondiarie ubicate nel circondario, a sud nel Seprio e a Milano, nelle valli circostanti e poi più su fino alle vallate alpine dove controllava alcuni importanti monasteri nel bellinzonese come Quartino e Giornico. A ricordo di San Gemolo, oltre ai resti a lui attribuiti e conservati in Badia, è stata edificata a sud del lago di Ganna in epoca tardomedievale, poi ampliata e più volte restaurata, una cappellina presso una fonte contornata da sassi rossi che la leggenda racconta che siano diventati di quel colore dopo il martirio del giovane accompagnatore del vescovo. In questa cappella si trova un mosaico del varesino Carlo Cocquio, realizzato nel 1964, raffigurante Gemolo a cavallo con la testa mozzata e trattenuta sul collo dalle sue mani.

Mentre la Badia simboleggia il fulcro della storia medievale della Valganna, la storia recente è invece ben rappresentata dalla ex stazione del tram a Ghirla. Si tratta di un piccolo edificio dal punto di vista architettonico molto pregevole e significativo. Fu progettata dall’architetto Giuseppe Sommaruga nell’inconfondibile stile liberty dell’epoca e costruita nel 1914.

L’importanza storica della stazione, unitamente a quella più piccola di Ganna, è dovuta al fatto che la tramvia Bettole di Varese-Ghirla, con le diramazioni per Luino e Ponte Tresa, funse da volano per lo sviluppo turistico valligiano di inizio Novecento. Un turismo di villeggiatura di provenienza lombarda, soprattutto milanese e altomilanese, il cui ricordo è tramandato da alcune belle ville di delizia in stile liberty e dall’ex albergo Piambello a Boarezzo, oggi praticamente ridotto a un rudere. La ferrovia fu dismessa nel 1955 e sostituita da un servizio di autobus. Resistono a memoria di quel mezzo ferroviario, l’edificio della stazione di Ghirla e le pensiline in ferro lungo le banchine.

Lambiscono la valle a nord altri importanti manufatti di quel periodo, sono però vestigia di tipo militare. Si tratta della linea Cadorna, una lunga serie di fortificazioni difensive costruite nei pressi del confine italosvizzero nell’approssimarsi del primo conflitto mondiale. La linea sarebbe dovuta servire come baluardo di difesa in caso di invasione dalla Svizzera di truppe austroungariche. Tale sistema difensivo, tuttora pressochè intatto, non è ovviamente mai servito allo scopo.

Pur essendo una vallata dalle inconfondibili origini rurali tuttora ben identificabili e conservate tra le case dei paesi e delle borgate, integrate da storiche attività artigianali di un certo interesse, basti ricordare al riguardo l’antico maglio di Ghirla ancora operativo a fini didattici e turistici e il vicino mulino Rigamonti tutt’ora in funzione, la valle è nota anche per aver dato i natali a Giuseppe Grandi e Odoacre Tabacchi, due insigni ed infaticabili scultori ottocenteschi, tipici epigoni di una fiorente tradizione della lavorazione della pietra ben viva nell’alto Varesotto di allora. La Valganna è stata anche lo scenario che ha ispirato alcuni importanti vedutisti lombardi attivi tra Ottocento e Novecento. Un nome su tutti, il milanese Vittore Grubicy de Dragon che dipinse nel 1894 “Che pace in Valganna!”, un paesaggio suggestivo del lago di Ganna e della valle verso Varese, eseguito più o meno dal cimitero del paese e oggi conservato presso il Palazzo delle Belle Arti di Roma. Una veduta che è molto simile a quella che possiamo ammirare oggi e che ci consegna la certezza di un territorio che ha conservato nel tempo la sua peculiarità e il suo valore, che ha mantenuto la pace e il silenzio delle nostre montagne e delle nostre valli, fattori altrove ormai difficilmente rinvenibili.


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