martedì 24 luglio 2018

AA.VV. “NOI E IL SESSANTOTTO”, antologia a cura di Tiziana Viganò. Recensione di Angelo Gavagnin


15 scrittori amici, con ricordi di vita vissuta e sguardi di giovani d'oggi al passato: la vita quotidiana, le abitudini, gli studi, la musica le lotte, grandi e piccole, pubbliche e private 

recensione di Angelo Gavagnin
già pubblicata su

L’antologia  curata da Tiziana Viganò  “NOI E IL SESSANTOTTO”, è uscita il …presso l’editore Macchione per il cinquantesimo anniversario.
Con lo sguardo e le parole di dodici scrittori che raccontano le loro storie di ragazzi e ragazze nel pieno della rivoluzione culturale e di tre giovani autori che guardano al passato con le esperienze di oggi. Nel libro troverete anche il contributo del sempre vostro Angelo Gavagnin con il brano “Ci sentivamo più grandi della nostra età”. Da non perdere per comprendere meglio quegli anni bellissimi e terribili.

É arrivato maggio e non si parla d'altro, sembra che ci siano passati tutti, grandi e piccini, ognuno aveva nel Sessantotto almeno diciotto anni, magie di un anno davvero speciale!
Tutti raccontano aneddoti e, se andiamo davvero a sbirciare i dati, alcuni hanno subito cariche della polizia direttamente in carrozzina mentre succhiavano il biberon, che simpatici…
La cosa è però comprensibile, perché il Sessantotto ci ha davvero coinvolti: la realtà è che tutti sentiamo la grandezza di un anno così determinante e tutti avremmo voluto essere presenti. E così abbiamo deciso di esserci stati, veramente o per finta.
Prima del Sessantotto i ragazzini andavano a scuola vestiti come piccoli adulti: pantaloni stirati, cravatta, camicia bianca, scarpe lucidate. Le ragazzine erano piccole mamme, separate dai maschietti, e guai a dire una brutta parola.
Il Sessantotto non è stato solo operai e studenti sulle barricate, ma anche discussioni in casa tra figli che reclamavano più libertà, che contestavano il genitore-padrone, padri esterrefatti che combattevano il potere fuori, nella società e si accorgevano di essere loro stessi contestati in casa, a tavola all'ora di cena, dai figli che li rimproveravano di essere comunisti nel loro posto di lavoro e reazionari nel privato, con moglie e figli.
La politica sì! L'economia sì!
Ma oltre a questo c'era una gran voglia di libertà individuali, crescevano i capelli dei ragazzi e si accorciavano le gonne delle ragazze, proprio quelle che adesso sono nonne, così é la vita. Le sessantottine, adesso nonne, guardando le loro nipotine sanno che tutte le giuste libertà di cui godono sono anche frutto delle loro antiche lotte.
Da quell'anno magico partì l'epoca dei diritti, passando attraverso grandi tentativi di repressione, Stragi di Stato che avrebbero rallentato, ma non sarebbero riuscite a fermare il Progresso, quello vero: che voleva dire lavorare meno ore guadagnando qualche soldo in più, andare in pensione a un'età che avrebbe lasciato ancora un po' di spazio alla vita.
Tutti semi che sarebbero maturati qualche anno dopo, infatti gli anni Ottanta furono il punto più alto della politica che guardava al mondo del lavoro: in Italia c'erano i sindacati più forti e il partito comunista più grande d'Europa.

Sono stati fatti degli errori? Sì!
Qualche eccesso di lassismo. Un esempio: a scuola la sufficienza politica per tutti, ma poi chi aveva un po’ di coscienza studiava lo stesso, la maggioranza invece no. Siamo abituati a premio o castigo, paradiso o inferno, non è nemmeno colpa nostra, ce l’hanno inculcato da piccoli.
Secondo una certa visione politica, dal Sessantotto deriva anche un’esagerata applicazione del perdonismo che esiste anche adesso, con un conseguente eccesso di microcriminalità quasi sempre sicura di non ricevere condanne ma solo tentativi di riabilitazione, a volte ripetuti inutilmente.
Tra cose giuste ed errori, la scossa fu totale e investì la politica, il lavoro, ma anche la musica, i libri, il teatro, la cultura, portò nuova libertà dei costumi: ricordo con passione le bandiere rosse delle manifestazioni… e con altrettanta passione le prime minigonne in discoteca.

Cinquant'anni sono passati, il lavoro è più precario adesso di allora, la nuova visione di Progresso è legata molto all'avere più che all'essere, oltre tutto a un avere effimero: comperiamo telefoni che servono a tutto tranne a telefonare, i vestiti li compriamo già strappati perché non servono a vestirsi ma a mostrarsi…e molto altro. Per avere tutto questo ben di Dio,  la pretesa è che si lavori fino alle soglie della tomba, e questo non lo chiamerò mai Progresso, non ho ancora deciso quale, ma dovrò pensare a un’altra parola.

In questo libro, “Noi e il Sessantotto” al quale ho dato anch’io un piccolo ma sentito contributo, Tiziana Viganò ha pensato di raccogliere i ricordi, le emozioni, le speranze di un piccolo gruppo di amici scrittori che avevano voglia di rivivere quel periodo così lontano e così intenso. 

Non è solo uno sguardo sul passato: la speranza che abbiamo tutti è di capire meglio il presente.
Se saremo attenti e un po’ fortunati potrebbe anche regalarci le parole che ci mancano per definire il momento attuale. Strano a dirsi, ma dopo cinquant’anni stiamo rischiando di rimanere senza parole.    

AA.VV. antologia a cura di Tiziana Viganò
prefazione di Carlo A. Martigli
NOI E IL SESSANTOTTO
Pietro Macchione Editore - Varese   
ISBN 978-88-6570-488-2
euro 15,00






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