15 scrittori amici, con ricordi di vita vissuta e sguardi di giovani d'oggi al passato: la vita quotidiana, le abitudini, gli studi, la musica le lotte, grandi e piccole, pubbliche e private
recensione di Angelo Gavagnin
già pubblicata su
L’antologia curata
da Tiziana Viganò “NOI E IL SESSANTOTTO”, è
uscita il …presso l’editore Macchione
per il cinquantesimo anniversario.
Con lo sguardo e le parole di dodici scrittori che
raccontano le loro storie di ragazzi e ragazze nel pieno della rivoluzione culturale
e di tre giovani autori che guardano al passato con le esperienze di oggi. Nel
libro troverete anche il contributo del sempre vostro Angelo Gavagnin con il brano “Ci
sentivamo più grandi della nostra età”. Da non perdere per comprendere
meglio quegli anni bellissimi e terribili.
É arrivato maggio e non si parla d'altro, sembra che ci siano
passati tutti, grandi e piccini, ognuno aveva nel Sessantotto almeno diciotto
anni, magie di un anno davvero speciale!
Tutti raccontano aneddoti e, se andiamo davvero a
sbirciare i dati, alcuni hanno subito cariche della polizia direttamente in
carrozzina mentre succhiavano il biberon, che simpatici…
La cosa è però comprensibile, perché il Sessantotto ci ha
davvero coinvolti: la realtà è che tutti sentiamo la grandezza di un
anno così determinante e tutti avremmo voluto essere presenti. E così abbiamo
deciso di esserci stati, veramente o per finta.
Prima del Sessantotto i ragazzini andavano a scuola
vestiti come piccoli adulti: pantaloni stirati, cravatta, camicia
bianca, scarpe lucidate. Le ragazzine erano piccole mamme, separate dai
maschietti, e guai a dire una brutta parola.
Il Sessantotto non è stato solo operai e studenti sulle
barricate, ma anche discussioni in casa tra figli che reclamavano più libertà,
che contestavano il genitore-padrone, padri esterrefatti che combattevano il
potere fuori, nella società e si accorgevano di essere loro stessi contestati
in casa, a tavola all'ora di cena, dai figli che li rimproveravano di essere
comunisti nel loro posto di lavoro e reazionari nel privato, con
moglie e figli.
La politica sì! L'economia sì!
Ma oltre a questo c'era una gran voglia di libertà
individuali, crescevano i capelli dei ragazzi e si accorciavano le gonne delle ragazze,
proprio quelle che adesso sono nonne, così é la vita. Le sessantottine, adesso
nonne, guardando le loro nipotine sanno che tutte le giuste libertà di cui godono sono anche frutto delle loro antiche
lotte.
Da quell'anno magico partì l'epoca dei diritti, passando
attraverso grandi tentativi di repressione, Stragi di Stato che avrebbero
rallentato, ma non sarebbero riuscite a fermare il Progresso, quello vero: che
voleva dire lavorare meno ore guadagnando qualche soldo in più, andare in
pensione a un'età che avrebbe lasciato ancora un po' di spazio alla vita.
Tutti semi che sarebbero maturati qualche anno dopo,
infatti gli anni Ottanta furono il punto più alto della politica che guardava
al mondo del lavoro: in Italia c'erano i sindacati più forti e il partito
comunista più grande d'Europa.
Sono stati fatti degli errori? Sì!
Qualche eccesso di lassismo. Un esempio: a scuola la sufficienza politica per tutti, ma poi chi
aveva un po’ di coscienza studiava lo stesso, la maggioranza invece no. Siamo
abituati a premio o castigo, paradiso o inferno, non è nemmeno colpa nostra, ce
l’hanno inculcato da piccoli.
Secondo una certa visione politica, dal Sessantotto
deriva anche un’esagerata applicazione del perdonismo
che esiste anche adesso, con un conseguente eccesso di microcriminalità quasi
sempre sicura di non ricevere condanne ma solo tentativi di riabilitazione, a
volte ripetuti inutilmente.
Tra cose giuste ed errori, la scossa fu totale e investì
la politica, il lavoro, ma anche la musica, i libri, il teatro, la cultura,
portò nuova libertà dei costumi: ricordo con passione le bandiere rosse delle
manifestazioni… e con altrettanta passione le prime minigonne in discoteca.
Cinquant'anni sono passati, il lavoro è più precario
adesso di allora, la nuova visione di Progresso è legata molto all'avere più
che all'essere, oltre tutto a un avere
effimero: comperiamo telefoni che servono a tutto tranne a telefonare, i
vestiti li compriamo già strappati perché non servono a vestirsi ma a mostrarsi…e
molto altro. Per avere tutto questo ben di Dio,
la pretesa è che si lavori fino alle soglie della tomba, e questo non lo
chiamerò mai Progresso, non ho ancora deciso quale, ma dovrò pensare a un’altra
parola.
In questo libro, “Noi e il Sessantotto” al quale ho dato
anch’io un piccolo ma sentito contributo, Tiziana Viganò ha pensato di
raccogliere i ricordi, le emozioni, le speranze di un piccolo gruppo di amici
scrittori che avevano voglia di rivivere quel periodo così lontano e così
intenso.
Non è solo uno sguardo sul passato: la speranza che abbiamo tutti è di
capire meglio il presente.
Se saremo attenti e un po’ fortunati potrebbe anche
regalarci le parole che ci mancano per definire il momento attuale. Strano a
dirsi, ma dopo cinquant’anni stiamo rischiando di rimanere senza parole.
AA.VV. antologia a cura di Tiziana Viganò
prefazione di Carlo A. Martigli
NOI E IL SESSANTOTTO
Pietro Macchione Editore - Varese
ISBN 978-88-6570-488-2
euro 15,00
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