lunedì 14 novembre 2016

"Il buongiorno si vede dal mattino": racconto di Marina Fichera per Il Vizio di scrivere

Rescaldina, 13 novembre 2016 - sull'argomento "Il buongiorno si vede dal mattino"Marina Fichera, con la sua stupenda ironia, ha scritto questo esilarante racconto che mette di buonumore


Non ho mai sopportato i vecchi detti popolari tipo “Il mattino ha l’oro in bocca” o, ancor peggio, “Il buongiorno si vede dal mattino”. Non li ho mai sopportati, è più forte di me. Ecco, oggi vi racconterò di una giornata iniziata proprio di merda, altro che buongiorno, se fosse stato per il prologo quest’opera non sarebbe mai andata in scena, e invece, ascoltate…
Oggi la sveglia, solitamente puntata all’orario più triste del mondo, le 5 e 40 – e ditemi se non è triste alzarsi a quest’ora, dovrebbe essere illegale! -  non ha squillato. Di notte il temporale ha fatto saltare la luce e la sveglia elettronica si è magicamente resettata all’ora dell’isola di Tenerife. Sta di fatto che l’abitudine è di solito più forte della mia perenne voglia di sonno arretrato. Ogni santa mattina di ogni santo giorno feriale apro il solito occhio sinistro cisposo giusto un minuto prima che la sveglia trilli gioiosamente – gioiosamente un cacchio, la odio questa maledetta sveglia! Oggi però qualcosa non ha funzionato, apro l’occhio ancora appiccicato di sogni e vedo “3:22”.
Com’è possibile, mi domando, controllo l’orologio da polso sul comodino e sono le 6:10! Le 6:10. Cazzo, cazzo, caaazzo!!! Maledetta voglia di sonno arretrata, proprio oggi che ho la riunione più importante della mia vita dovevi palesarti? Ti odio, in questo momento odio tutto il mondo. Se fossi foco l’arderei, il mondo.
Salto giù dal letto come se avessi dormito sopra una mina inesplosa, mi butto sotto la doccia , è gelata!!! Il temporale ha fatto saltare anche il timer della caldaia e la casa è fredda come un caverna artica in pieno gennaio, nella foga non me n’ero accorta. Nel frattempo, non ricordo neanche come, ho acceso la macchinetta del caffè, almeno quella è sopravvissuta al mini diluvio universale che stanotte si è abbattuto sopra casa mia. Si, la macchinetta funziona benissimo, peccato che la scatola delle cialde del caffè sia tragicamente vuota!! Mi sono dimenticata di ordinarle e sono rimasta senza! La raffica di parolacce che segue è stata censurata dall’Associazione Italiana Genitori Iperprotettivi e anche dall’Accademia della Crusca.
Bene, niente caffè, niente acqua calda, niente puntualità, e sì, si prospetta proprio una bella giornata di… BEEP.
Mi vado a preparare senza caffè, cerco un briciolo di ottimismo e provo a convincermi che il caffè mi avrebbe solo innervosita, che culo averlo terminato. Per fortuna sono una donna super organizzata e ho preparato tutto ieri sera. Mi trucco e mi vesto. Il tailleur grigio perla mi sta magnificamente, e anche la camicia bianca col polso doppio che fa quell’effetto “donna in carriera” ha il suo bel perché. Metto i collant e… sono bucati!! Sto per avere un attacco isterico. Peggio, sto per avere un infarto, mi troveranno morta, con indosso il mio tailleur più bello e i collant bucati, ma soprattutto con una tale espressione in faccia che sul mio epitaffio scriveranno “venerdì  13 novembre 2015, lo sapevo che quel giorno avrei fatto meglio a non alzarmi dal letto”. Cambio collant effettuato alla velocità del pit stop delle Mercedes di Formula Uno. Mi eietto fuori da casa come un razzo diretto verso lo spazio.
Ha smesso di piovere – almeno questo – ma le strade sono ancora tutte allagate, il marciapiede è ricoperto di spazzatura volata dai cestini, la mia via sembra sia stata presa d’assalto da un branco di elefanti impazziti, uno scempio, un disastro. Io sono talmente in confusione che non ricordo dove ho messo l’auto. Concentrazione. “Omh Mani Padme Hum” o pronuncio un mantra o mando a quel paese l’intero universo. Concentrazione. Si, ora ricordo dove ho parcheggiato ieri sera.
In effetti ieri sera ho fatto un  po’ tardi, confesso. Sono uscita a cena con un tizio che ho conosciuto tramite una di quelle app di appuntamenti. Che cosa state pensando? Pensate ciò che volete. Sono una donna moderna io, esco con chi mi pare e piace, tanto quella delle app non è vita reale. E comunque il tizio di ieri sera non mi piaceva. Come del resto tutti gli altri con cui sono uscita nell’ultimo anno. Non molti in verità, ma tutti con un solo pensiero in testa. Quel chiodo fisso, quell’ossessione che non permette di andare oltre la serata senza finire a letto. Ecco, ieri sera ho finito la serata raccontando al tizio di turno che non sarebbe potuto salire da me perché il mio secondo lavoro è fare la fachira e perciò dormo su un letto di chiodi. Un moderno letto di chiodi fatto in Svezia, eccezionale per la cervicale ma poco adatto per fare altre cose. Che ci abbia creduto o meno sono fatti suoi.
Ma perché mi sono distratta a pensare alla mia serata?   Ah si, l’auto. E’ dietro l’angolo sinistro dell’isolato. Proprio sotto quel bell’albero frondoso. Oddio, no, ti prego nooooo!! La mia auto è seppellita da un enorme ramo che si è staccato dall’albero, spaccato verticalmente in due, colpito da un fulmine durante la tempesta del secolo. Ohm, Ohm, Ohmmammamia voglio morire!! Va bene, all’auto penserò stasera, spero che qualcuno di buon cuore tolga il ramo, cerchiamo una briciola di positività in questa magnifica giornata che sarà cancellata da tutti i calendari.
Chiamo un taxi, mi costerà un mutuo, ma devo essere in ufficio alle 8, e sono già le 7!!!  “Radio taxi, tutti gli operatori sono momentaneamente occupati, restate in linea per non perdere la priorità”. Ma com’è possibile? Passano dieci minuti e sono ancora in linea per non perdere la priorità. Ok, vorrei iniziare a piangere e lo farei se avessi la certezza che il costoso mascara waterproof è veramente tale, ma con la sfiga che ho oggi se scoppio a piangere non solo mi cola il mascara ma mi si macchiano indelebilmente gli occhiali, e questo non lo sopporterei. Santa pazienza, aiutami tu!!!
Che faccio ora? Mancano tre quarti d’ora alle otto e sono ancora sotto casa!! Mi do malata? La mia carriera è finita oggi stesso. Mi suicido? Ecco, questa potrebbe essere una soluzione più dignitosa ma sinceramente non è ancora giunta la mia ora, preferisco ancora vivere.
Ma chi è quel bel tipo su quella bell’auto sportiva? Ah, si, il mio nuovo vicino di casa. Si è trasferito da poche settimane e non l’ho ancora conosciuto se non con un cortese scambio di “Buongiorno” e “Buonasera”. Sono disperata, scatta il piano di emergenza: faccia di tolla attivata, petto in fuori, pancia in dentro, mascara waterproof allunga ciglia in azione. Vado.
“Buongiorno, mi scusi, so che sono una sfacciata, ma oggi sembra che la sfortuna mi perseguiti. La mia auto è sotto un ramo, di taxi non se ne trovano neanche a parlarne e io devo essere in ufficio, al palazzo Diamante - ha presente? - per le otto e sono ancora qui. Non è che passerebbe da quelle parti?”
Riprendo a respirare, ho pronunciato tutta d’un fiato la frase più assurda della mia vita a uno sconosciuto. Perché questa non è una app, è vita reale, sono tutte altre regole. Attendo. Mi guarda.
“Buongiorno signorina Rossi” - Come mai sa il mio nome!? - “Ma certo, io lavoro al palazzo Unicredit, pensi, vicini di casa e anche di lavoro, che fortuna!”
Salto in macchina con l’agilità di una pantera affamata e il bel vicino parte sgommando a tutta velocità. Figo.
“Vedrà che per le otto sarà in ufficio, conosco delle strade alternative che neanche i taxisti conoscono” Apperò, bello, con l’auto sportiva, e pure intelligente.
“Ci possiamo dare del tu? Io sono Andrea e tu?”
Arrivai in ufficio puntualissima, la riunione fu un successo galattico ed ebbi la promozione agognata da tempo. Io e Andrea stiamo insieme da quasi un anno. E sì, come dice il buon vecchio proverbio, è proprio vero che “Il buongiorno si vede dal mattino” ma con il fuso orario di Tenerife.


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