domenica 15 luglio 2018

“Così crudele è la fine” di Mirko Zilahy. Recensione di Tiziana Viganò


Un thriller sapiente che sa incollare il lettore a ogni pagina con la suspence dell’indagine, ma che lo fa nello stesso tempo riflettere sulle violenze che creano vittime e mostri, spesso molto vicini, spesso tra la gente insospettabile, così apparentemente “normale”.....

 recensione di Tiziana Viganò

Dopo il brillante esordio di È così che si uccide” (2016) e il seguito “La forma del buio” (2017), Mirko Zylahy chiude la trilogia edita da Longanesi con il nuovo “Così crudele è la fine” uscito nel maggio 2018.


Sono in continuo crescendo le abilità letterarie dello scrittore: le passioni oscure che lo travolgevano e spingevano a scrivere il primo romanzo sono equilibrate, così da giungere a una piena maturità di contenuti e di espressione, alla capacità di portare la tensione del thriller a un livello altissimo, di usare le parole giuste per suscitare l’intera gamma delle emozioni forti, di descrivere ambienti nei minimi particolari macabri e cupi che facciano da adeguata scenografia ai delitti.


Roma, o meglio l’altra faccia di Roma, anche in questo libro fa da sfondo alle vicende

“una città simbolica, psicologica e in un certo senso metafisica che, come i personaggi di questo romanzo, si specchia nel riflesso della propria storia in cerca di un’identità sempre fluttuante e inafferrabile”.

Il Teatro di Marcello e l’antico tempio della musica di Apollo Sosiano sono la scenografia per la morte di un famoso pianista jazz; il “Campo scellerato”, tomba ipogea per le vergini di Vesta che hanno tradito il giuramento di illibatezza, punizione per una donna, assistente sociale; un senzatetto ex giudice sepolto nella discarica di Malagrotta e sopravvissuto; la domus patrizia che ha nome Città dell’Acqua, dove una “tomba di neve” attende  il questore.

“ Fra gli strati di pietra e i livelli, la città respira, si muove, arranca come una vecchiaccia dalle ossa fradice e indolenzite. Là sotto il moto della storia, la memoria del marmo e delle rocce. Viscere di strade, cunicoli e pareti sopravvivono nell’oscuro silenzio millenario. Sopra la scorza coriacea, Roma occulta segreti e misteri e non c’è sasso, rovina o monumento, splendido e fastoso, che non abbia ricevuto il battesimo del sangue. Tutti custodiscono un’anima sudicia di morte: arene, obelischi e fontane.”

Gli ambienti entrano nella mente dei personaggi, e viceversa: Roma è la città dove il buio fa da padrone, nei suoi luoghi archeologici sotterranei che portano ancora i segni e la sofferenza immensa di antichi rituali millenari.

Esplode solo la luce abbagliante del dolore parossistico delle vittime, condannate da una mano crudele e folle a morti terribili. Gli stessi investigatori faticano a provare il distacco professionale necessario a chi lavora sempre a contatto con vite spezzate dalla violenza e con l’inferno interiore degli assassini, frutto di traumi, atroci violenze subite, negazioni dell’identità, isolamento...in un buio d’anima che si ripete, si tramanda, nella spirale di un incubo infinito.  
Personaggi molto umani nelle loro fragilità, che sentiamo vicini e reali.

“Non serve sperare che il nostro lavoro smetta di essere un fatto personale. Occorre arricchire la propria vita personale”.

Chi c’è dietro quegli omicidi seriali? Quale orrendo dolore ha portato l’assassino a perdere la ragione e commettere i delitti? Quale filo di morte lega le vittime al serial killer?
Trofei di carne e scavi archeologici guidano il famoso profiler italiano, specializzato a Quantico, il commissario Enrico Mancini, ormai avviato alla guarigione dalle sue ferite psichiche e aperto al nuovo, ai sentimenti e al lavoro: forse non ha perso del tutto la sua capacità intuitiva di leggere la scena del crimine e immaginarsi il fatto, una visione che lo conduce a risolvere i casi più intricati.

Un thriller sapiente che sa incollare il lettore a ogni pagina con la suspence dell’indagine, ma che lo fa nello stesso tempo riflettere sulle violenze che creano vittime e mostri, spesso molto vicini, spesso tra la gente insospettabile, così apparentemente “normale”.....

 Al Museo Sutermeister - Corso Garibaldi 225 a Legnano, si chiuderà Lunedì 16 luglio alle ore 21,00 la rassegna "Scrittori in mostra - Summer edition 2018" con Mirko Zilahy e il suo "Così crudele è la fine", thriller tesissimo che racconta le indagini del commissario Mancini su un serial killer che lascia le sue vittime negli scavi archeologici di una Roma mai così cupa. E dove presentarlo se non in un museo archeologico, di notte, con le candele?

per la recensione di Tiziana Viganò a “ È così che si uccide” leggere su

Mirko Zilahy è nato a Roma nel 1974. Laureato in Lingue e Letterature Straniere, ha conseguito un PhD in Italian presso il Trinity College di Dublino dove ha insegnato Lingua e Letteratura italiana. È cultore di Lingua e Letteratura inglese presso l’Università per Stranieri di Perugia. Ha pubblicato saggi su autori irlandesi e interventi su scrittori italiani contemporanei. È traduttore letterario dall’inglese, editor e consulente editoriale. Il suo romanzo d'esordio E' Così Che Si Uccide, primo di una trilogia, è uscito nel gennaio 2016 in Italia, ed è stato pubblicato in Germania, Spagna, Olanda, Francia, Repubblica Ceca, Turchia, Grecia. Ad aprile 2017 è stato pubblicato da Longanesi il seguito La Forma del Buio. L'ultimo capito della trilogia dell'autore Così Crudele è la Fine è uscito per Longanesi nel maggio 2018.

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