sabato 30 giugno 2018

"Noi e il Sessantotto", storie di vita quotidiana. recensione di Giancarlo Bosini

Un fotogramma del film "Zabriskie point"
di Michelangelo Antonioni

recensione di Giancarlo Bosini


Il Sessantotto non è stato solo un anno, è stato un grande movimento di portata planetaria, un movimento “unico” che ha introdotto cambiamenti senza precedenti e che, molto lentamente, ha esaurito le sue potenzialità  nel decennio successivo, sovrapposto, fino ai primi anni Ottanta, dalla strategia della tensione e dalle stragi, anche quelle "di Stato".
Questa antologia non vuole essere un saggio su quell’epopea, ma un insieme di storie di vita quotidiana di persone che quel periodo l’hanno vissuto da vicino, anche in modi assai differenti.
Ricordi, sì, ma fondamentalmente privi di rimpianti o nostalgia, di come quell’epoca sia stata vissuta a livello personale; quindi, non la Grande Storia, ma le piccole storie che ne hanno costituito la base nel quotidiano. Storie di gente comune che ci racconta come, nella propria sfera individuale, ha sentito e vissuto il “Sessantotto”.

Ricordi che ci raccontano come quegli anni abbiano influito profondamente sulla vita di oggi. Tanti sono gli aspetti del ‘68 che emergono da queste pagine. 

Accenno qui solo quelli più intimi, come il voler portare la propria soggettività all’interno di una dimensione pubblica e politica; la diversa percezione del proprio corpo, tema che ha toccato in particolar modo le donne, fino ad allora relegate ai margini della vita sociale; quello che oggi può sembrare normale, come truccarsi o mettersi i pantaloni, allora era tabù, così come il sesso o i legami extramatrimoniali. L’aborto era reato, c’era il carcere.

Il mondo di quegli anni, che qui troviamo descritto, ci fa conoscere o ci riporta alla mente come la vita scorresse all’interno del quadro familiare, scolastico e universitario, con l’incomprensione dei genitori e una istruzione dai contenuti oramai obsoleti. Ma ci racconta anche delle fabbriche, di come divennero fucine di idee che hanno lasciato il segno fino ai giorni nostri. 
Tanti i cambiamenti che hanno modificato la società in ogni suo aspetto.

Riemergono immagini di vita oramai dimenticate. Il telefono che allora era ancora cosa rara trovare nelle abitazioni degli Italiani, come pure la TV, che il più delle volte veniva guardata nei bar. E poi c’era il ciclostile, l’antenato della più moderna fotocopiatrice, di cui forse oggi si è perso il ricordo. Eppure il ciclostile, con i suoi volantini che sporcavano le mani di nero, è stato il più importante strumento mediatico per diffondere nuove idee e proposte; insomma, uno strumento per comunicare, comunicare con tutti.

alcuni autori dell'antologia alla presentazione
a Milano, libreria Il covo della ladra
Quale può essere il messaggio di questa antologia?
Il Sessantotto fu il contenitore del disagio di un’intera generazione, un movimento che va al di là dell’identità personale, per scoprire un’identità sociale collettiva. Il senso di appartenenza alla stessa comunità di pensiero ha prodotto momenti indimenticabili anche di crescita personale e legami profondi.
Oggi molte delle conquiste ottenute in quegli anni sono state fagocitate dal mondo dell’economia e del consumismo sfrenato, ma in questa antologia non emerge rassegnazione, emerge la speranza per un mondo migliore; un invito a non lasciarsi sovrastare dai fatti e a riprendere in mano la propria vita.
Un libro per chi vuole ricordare quegli anni straordinari, un libro che può far riflettere e, suo malgrado, insegnare qualche cosa ai giovani di oggi.

Nessun commento:

Posta un commento