venerdì 29 giugno 2018

“Il punto di svista” di Dario Lessa. Recensione di Tiziana Viganò

 Un libro fuori dal comune, che si legge d’un fiato, non si vede l’ora di arrivare al finale sconcertante.“Il punto di svista” è il romanzo di un autore che sa scrivere per sorprendere. E non è da tutti.



Recensione di Tiziana Viganò

Fin dalle prime righe di “Il punto di svista”, il nuovo romanzo di Dario Lessa (Ananke Lab, 2018) si rimane ammirati e sorpresi, come davanti a uno spettacolo di fuochi d’artificio, dove l’artificiere è lo scrittore, maestro di penna e di pensiero, capace di trascinare il lettore in ogni riga tra colori e suoni, odori e sapori, esplosioni, battute, iperboli, metafore ardite e stravaganti, paradossi divertenti.

Uno stile veloce, che ben rispecchia la rapidità che il mondo d’oggi esige, parole semplici e immediate, uno stile dal parlato “grezzo” eppure studiato.

«Per questo scrivo. Scrivo per raccontare cercando sempre di andare più in là, oltre il racconto stesso. Uso le parole come un alchimista miscela i suoi ingredienti. Sono uno speziale della grammatica. Metto altre storie nelle storie, alcuni le decifrano altri no. Codici criptati alla luce del sole, frasi volatili di cera che si squagliano avvicinandosi al calore di Sirio.»

Il protagonista, Riccardo, per molti tratti alter ego di Dario Lessa, ama la vita e la ingoia ogni giorno, godendosi ogni momento: è ormai all’apice del successo, scrittore di fama internazionale, ma inciampa in un ostacolo imprevisto, un nemico sconosciuto che vuole ucciderlo. Alternando momenti di menefreghismo e di fuga ad altri di paura e di preoccupazione, il romanzo diventa un giallo, c’è un delitto annunciato, una spada di Damocle sulla testa del protagonista: simpatico perché un po’ ci riconosciamo, un po’ vorremmo essere come lui, un po’ invidiamo bonariamente il suo modo scanzonato di vivere e di ragionare.

Tra le pagine del romanzo Riccardo Montana ha il tempo per dispiegare i suoi pensieri, perdersi in meditazioni più o meno profonde, sparare sentenze, perdersi in elucubrazioni o quesiti planetari di una filosofia paradossale che si regge sull’ironia e sul divertimento. Ci fa sentire odori sapori suoni e percezioni, con tutti i sensi affinati al massimo, ci comunica un grandissimo amore per la vita, da godere tutta, fino all’ultima goccia, tra un sorso di Negroni o di champenois Annamaria Clementi.
Punti di vista, o di svista.
Ma si capisce che Dario Lessa si è divertito a scrivere questo romanzo e noi con lui, ora che lo abbiamo tra le mani. Un libro fuori dal comune, che si legge d’un fiato, non si vede l’ora di arrivare al finale sconcertante.


“Il punto di svista” è il romanzo di un autore che sa scrivere per sorprendere. E non è da tutti.

«C’è una bella differenza tra il saper scrivere ed essere uno scrittore... ma questo lo sapete. Potete imparare la tecnica o qualche trucchetto, potete affinare la sintassi, ma scrivere, scrivere veramente, è tutta un’altra cosa. Dovete sentire dolore, vi si devono contorcere le budella, dovete votarvi al sacrificio estremo. Scrivere è un suicidio non assistito, scrivere è masochismo, piacere e sofferenza. Se avete il dono lo sapete, lo sentite dentro. Se davvero ce l’avete non lo sventolerete ai venti. Lo terrete per voi, ben custodito, perché lo scrittore sa mantenere i segreti. Almeno quelli importanti...Non importa la storia che raccontate, ma come la raccontate...»




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