Un libro fuori dal
comune, che si legge d’un fiato, non si vede l’ora di arrivare al finale
sconcertante.“Il punto di svista” è il
romanzo di un autore che sa scrivere per sorprendere. E non è da tutti.
Recensione di
Tiziana Viganò
Fin dalle prime righe di “Il punto di svista”, il
nuovo romanzo di Dario Lessa (Ananke Lab, 2018) si rimane ammirati e
sorpresi, come davanti a uno spettacolo
di fuochi d’artificio, dove l’artificiere è lo scrittore, maestro di penna
e di pensiero, capace di trascinare il lettore in ogni riga tra colori e suoni,
odori e sapori, esplosioni, battute, iperboli, metafore ardite e stravaganti,
paradossi divertenti.
Uno stile veloce, che ben rispecchia la rapidità che il
mondo d’oggi esige, parole semplici e immediate, uno stile dal parlato “grezzo”
eppure studiato.
«Per
questo scrivo. Scrivo per raccontare cercando sempre di andare più in là, oltre
il racconto stesso. Uso le parole come un alchimista miscela i suoi
ingredienti. Sono uno speziale della grammatica. Metto altre storie nelle
storie, alcuni le decifrano altri no. Codici criptati alla luce del sole, frasi
volatili di cera che si squagliano avvicinandosi al calore di Sirio.»
Il protagonista, Riccardo, per molti tratti alter ego di Dario Lessa, ama la vita e la ingoia
ogni giorno, godendosi ogni momento: è ormai all’apice del successo, scrittore
di fama internazionale, ma inciampa in un ostacolo imprevisto, un nemico
sconosciuto che vuole ucciderlo. Alternando momenti di menefreghismo e di fuga
ad altri di paura e di preoccupazione, il romanzo diventa un giallo, c’è un delitto annunciato, una spada di Damocle sulla testa del
protagonista: simpatico perché un po’ ci riconosciamo, un po’ vorremmo essere
come lui, un po’ invidiamo bonariamente il suo modo scanzonato di vivere e di ragionare.
Tra le pagine del romanzo Riccardo Montana ha il tempo per dispiegare
i suoi pensieri, perdersi in meditazioni più o meno profonde, sparare sentenze,
perdersi in elucubrazioni o quesiti planetari di una filosofia paradossale che
si regge sull’ironia e sul divertimento. Ci fa sentire odori sapori suoni e
percezioni, con tutti i sensi affinati al massimo, ci comunica un grandissimo amore per la vita, da
godere tutta, fino all’ultima goccia, tra un sorso di Negroni o di champenois
Annamaria Clementi.
Punti di vista, o di
svista.
Ma si capisce che Dario
Lessa si è divertito a scrivere questo romanzo e noi con lui, ora che lo
abbiamo tra le mani. Un libro fuori dal comune, che si legge d’un fiato, non si
vede l’ora di arrivare al finale sconcertante.
“Il punto di svista”
è il romanzo di un autore che sa scrivere per sorprendere. E non è da
tutti.
«C’è
una bella differenza tra il saper scrivere ed essere uno scrittore... ma questo
lo sapete. Potete imparare la tecnica o qualche trucchetto, potete affinare la
sintassi, ma scrivere, scrivere veramente, è tutta un’altra cosa. Dovete
sentire dolore, vi si devono contorcere le budella, dovete votarvi al
sacrificio estremo. Scrivere è un suicidio non assistito, scrivere è
masochismo, piacere e sofferenza. Se avete il dono lo sapete, lo sentite
dentro. Se davvero ce l’avete non lo sventolerete ai venti. Lo terrete per voi,
ben custodito, perché lo scrittore sa mantenere i segreti. Almeno quelli
importanti...Non importa la storia che raccontate, ma come la raccontate...»
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