Neonati massacrati e gli assassini decapitati nel 1908, una
famiglia scomparsa nel 1974 nella colonia
dell’isola di Valö e nessun indizio
mai trovato, misteriosi attentati oggi agli eredi della casa maledetta mettono
in agitazione la polizia di Fjällbacka l’isola dell’arcipelago svedese dove
vive Erika Falck, la scrittrice che ama
intrufolarsi nelle indagini del marito, Patrick Hedström poliziotto valente, ma a cui manca il guizzo
curioso e sagace della moglie, e la sua capacità di chiacchierare con la gente
del posto per scoprire indizi, soprattutto nelle storie che riguardano il
passato.
Struttura del romanzo giallo impeccabile, accurata
traduzione e stile semplice e fluido, tutto rende avvincente la trama e la
suspence certa. La storia è molto complessa perché ha radici lontanissime nel
tempo e il flashback storico, che coinvolge anche il gerarca nazista Hermann Göring,
come un filo di sangue e di follia lega i capitoli del romanzo; i personaggi
coinvolti ancora oggi sono una galleria di nomi, di volti e di menti contorte.
Un thriller di tutto rispetto.
Vorrei fare alcune riflessioni sulla letteratura gialla
scandinava, di cui ho letto parecchi libri soprattutto di Henning Mankell,
Stieg Larsson, Camilla Lackberg, Lars Kepler e Jo Nesbo.
In tutti ho notato una particolare atmosfera cupa e una
tristezza devastante, una violenza che spesso travalica i limiti, una vena di
follia che percorre le pagine dei romanzi, una sottile disperazione che non intravede
mai speranze, condita con alcoolismo,
suicidi, sadismo… Quando non ci sono questi elementi estremi c’è sempre un’
inquietudine che serpeggia nelle pagine, accompagnata dallo sfondo di una
Natura dove paesaggi bellissimi, laghi e ghiacci, aurore boreali spettacolari,
architetture pulite e nitide sono in contrasto e sembra velare il male di
vivere delle persone in quelle notti lunghissime e nei giorni senza fine. Gli
investigatori sono personaggi molto comuni, afflitti da problemi quotidiani,
dalla salute ai rapporti famigliari, dalla malinconia alla conclamata
depressione, disillusi, spesso preda di droghe e alcoolismo: c’è anche molta
psicosi, che non caratterizza solo i delinquenti.
Ingredienti di tutti i gialli? Sì e no: la letteratura di
ogni paese riflette la società e la cultura da cui nasce e le atmosfere dei
gialli Usa, più violenti e d’azione sono diversissime degli inglesi così
intellettuali e razionali da quelli degli italiani o dei francesi, anch’essi
legati al realismo e alla descrizione degli ambienti sociali.
C’è una forte componente di critica sociale nei gialli
Scandinavi, che rispecchia il fallimento
di una socialdemocrazia basata sull’idillio di un welfare state che faceva
invidia al mondo… sembrava tutto così perfetto, benestante, ma è l’apparenza di
una società che è al crollo del mito: ora è pervasa dal razzismo e dalla mai
perduta ombra di incubi politici del nazismo o del comunismo russo….
Affascinano questi gialli, ma lasciano sempre una sensazione
di pugno nello stomaco come se una parte del grigiore abbia contaminato il
lettore.
Se i gialli potrebbero essere considerati come e fiabe di un
tempo antico, in cui il Bene vince e il Male è sconfitto dopo le prove superate
dagli eroi, nel giallo moderno siamo spesso di fronte ad antieroi che
combattono ma senza troppe illusioni nel contesto di una società malata,
raccontandone le problematiche. La soluzione non sempre è consolatoria perché alcune
volte si rimette a posto il caos prodotto dal delitto, ma in altre le sfumature
rimangono molto meno rassicuranti.
Camilla Läckberg “Il segreto degli angeli” , 2015 Marsilio
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