«Il raptus non esiste e vi dico perché sono malvagi»
Luca Giustini, assassino, infanticida |
Cosa?
«Che anche questa volta si sarebbe usato il termine
“raptus”».
Succede spesso.
Claudio Mencacci è l’ex presidente della Società italiana di
psichiatria oltre che il direttore del Dipartimento di Neuroscienze del
Fatebenefratelli di Milano. E dice che «noi, in psichiatria, tendiamo a
escludere l’esistenza del raptus».
Sta dicendo che è un termine senza senso psichiatrico?
«Esattamente. Serve molto a chi fa le perizie per
giustificare le azioni di grande violenza e attenuare la gravità del fatto e la
colpa di chi le commette. Servirebbe invece un impegno culturale e civile
perché questo non succedesse. Per non giustificare mai la prevaricazione, la
prepotenza, la violenza esplosiva e cruenta. Perché giustificare in un certo
senso è come avallare l’idea che sui più deboli si possa accanire la violenza».
Perché chiamare in causa la follia davanti alle cronache più
nere?
«Perché si vedono le cose dal fondo e non si riflette su ciò
che c’è dietro. Bisognerebbe imparare a capire che ci sono individui che covano
malvagità, crudeltà, cattiveria. Che quando accade un fatto di violenza
apparentemente improvvisa c’è sempre una spiegazione, un motivo che si è
costruito nel tempo. Non è mai un fulmine a ciel sereno e tendere a giustificare
non aiuta nemmeno a cogliere i segnali di un eventuale pericolo».
Pensa a un caso in particolare?
«Penso alle donne che muoiono uccise dai propri partner
perché scambiano per amore quel che amore non è. Oppure al padre di Motta
Visconti che ha sterminato la famiglia: tutti a dire che era la persona
migliore del mondo ma la famiglia per lui era diventata un peso insopportabile
e, come si fa con i pesi, lui l’ha eliminata. È la banalità del male. E poi ci
sono anche le statistiche che ci aiutano a capire».
Quali statistiche?
«Per esempio quelle che ci dicono che gli uomini che fanno
del male ai propri figli hanno tendenzialmente fra i 30 e i 45 anni e
utilizzano quasi sempre un coltello o una pistola. A differenza delle donne che
commettono invece infanticidi usando oggetti casuali, a volte per annegamento o
soffocamento».
Quali sono le condizioni che possono aumentare il rischio?
«L’alcol e la droga possono di sicuro aumentare
l’impulsività, ma c’è anche l’odio che si accumula e cresce nell’individuo in
modo latente per poi esplodere».
Nessuno pensa mai che fatti gravi come questa bimba uccisa
possano capitare nella propria famiglia…
«È così. Spesso pensiamo che il seme del male cresca a casa
degli altri perché cerchiamo di espellerlo dai luoghi e dalle persone più care.
E invece il male può essere ovunque, la cattiveria alberga anche a un passo da
noi. Riconoscerla mentre cresce può voler dire salvarsi».
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