martedì 26 gennaio 2021

"I Navigli di Milano" di Giancarlo Bosini

 DALLA QUARTA DI COPERTINA

Un viaggio attraverso i secoli per scoprire le premesse e le motivazioni che hanno portato alla realizzazione della complessa rete idroviaria lombarda; una rete di canali, con fulcro Milano, che metteva in comunicazione il Lario con il Verbano, permettendo di navigare fino al Po e a Venezia.

L’avverarsi di un antico sogno, quello di collegare il capoluogo lombardo all’Adriatico per mezzo delle vie d’acqua, che paradossalmente si è infranto con la fine delle linee navigabili interne, avvenuta poco dopo il loro completo utilizzo.


ESTRATTO PAG. 13-17

Con la decadenza dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.), a cui seguirono i cosiddetti “secoli bui” del Medioevo, tutto il territorio risentì dell’abbandono delle attività agricole e, conseguentemente, ricomparvero foreste e paludi.

Idrografia della città di Milano al 1888.
Era possibile contare più di un centinaio
di corsi d’acqua artificiali, navigabili o
utilizzati per l'irrigazione e per alimen-
tare mulini ad acqua.

Le popolazioni che si riversarono nella Penisola Italiana a partire dal V secolo erano per la maggior parte nomadi e quindi scarsamente interessate a creare insediamenti stabili nelle zone occupate o a realizzare tracciati viari, tanto meno fluviali.

Per tutta la durata dell’Alto Medioevo l’agricoltura fu praticamente abbandonata e non si manifestò così alcuna necessità di ideare forme artificiali di irrigazione.

Nuove bonifiche nei terreni attorno a Milano avvennero dopo il XII secolo, grazie ai primi insediamenti monastici benedettini, spesso sorti in aree acquitrinose o boschive. I monaci si dedicarono alla loro bonifica, realizzando una fitta rete di rogge e fossati in grado di drenare i terreni impaludati e di irrigare quelli aridi.

Tra la fine del secolo XI e l’inizio del XII, nacque il libero comune. Il movimento autonomista, che si sviluppò in quegli anni come reazione al controllo degli imperatori tedeschi, vide Milano assumere un ruolo centrale e il suo esempio fu subito seguito da molte altre città della penisola.


La Darsena
La città si espanse economicamente e i commerci subirono forti incrementi, anche grazie alla costruzione di una fitta rete di canali presenti all’interno della città.

Ben presto, però, i Comuni iniziarono a combattersi fra loro, ciascuno per limitare la potenza dell'altro. Furono inizialmente i borghi limitrofi a essere assoggettati a Milano; subito dopo le mire degli ambrosiani si indirizzarono alla conquista delle città più vicine. Lodi fu sottomessa nel 1111 e nel 1127 fu la volta di Como. Per l’Impero la situazione italiana era oramai divenuta insostenibile.

Federico Hohenstaufen, detto il Barbarossa, incoronato imperatore nel 1152, si preoccupa così di ristabilire il prestigio imperiale sui territori periferici e inevitabilmente le sue attenzioni si rivolgono alla Penisola Italica, nella quale il fenomeno dei liberi comuni aveva implicato il progressivo rifiuto dell’autorità del Sacro Romano Impero.

Il Naviglio Grande
Chiaramente, Milano era la prima e più pericolosa nemica. I milanesi ne erano consapevoli e in previsione di una inevitabile guerra cercarono di attuare i provvedimenti opportuni. A protezione della città venne eretta una cortina bastionata, di forma vagamente circolare, ampliata rispetto alle precedenti cerchie murarie e munita alla base del perimetro esterno di un fossato difensivo. Nonostante ciò, le truppe imperiali riuscirono ad espugnare la città che fu rasa al suolo. La ricostruzione venne compiuta in tempi relativamente brevi. Tra le prime costruzioni riedificate furono ovviamente le mura fortificate con il relativo fossato, che però venne rifatto più ampio del precedente. Questi lavori furono completati nel 1171. Il fossato, tra la fine del ‘300 e l’inizio del ‘400, verrà trasformato in canale navigabile e prenderà il nome di Cerchia dei Navigli o Fossa Interna (Fig. 1).

Negli anni successivi al completamento dei lavori di ricostruzione della città, e precisamente nel 1179, si verificò un evento che era destinato ad assumere grande rilevanza nella vita, soprattutto economica, milanese. Infatti, nell’agosto di quell’anno, erano iniziati i lavori per la costruzione di un canale, il cosiddetto Tesinello (più noto con il nome di Ticinello), che derivato dal Ticino (Tesìn in dialetto lombardo) avrebbe permesso l’irrigazione della regione a Nord-Ovest di Milano (Fig. 2). Questo canale probabilmente in parte ricalcava il tracciato di un altro canale (pure chiamato Ticinello) che i milanesi avevano scavato nel 1152 per arginare l’avanzata delle truppe pavesi, allora alleate del Barbarossa.

Dopo svariati ampliamenti, prolungamenti e ristrutturazioni, il Tesinello, che già era stato diramato ad Abbiategrasso per raggiungere Gaggiano nel 1233 (prendendo il nome di Naviglio di Gaggiano), nella seconda metà del XIII secolo sarebbe giunto poco lontano dalla cerchia delle mura ambrosiane, al Laghetto di Sant’Eustorgio, nei pressi della basilica omonima; nasceva così il Naviglio Grande (Fig. 3).

Il Naviglio Pavese
La mancanza di documentazioni certe non permette di stabilire con sicurezza se il Laghetto di Sant’Eustorgio, l’odierna Darsena (Fig. 4), esistesse prima che vi venisse immesso il Naviglio, o se fu realizzato appositamente in tale occasione, anche se per alcuni storici il Laghetto sarebbe stato presente già prima del 1211; di sicuro è che, dal momento in cui iniziò a ricevere le acque del Naviglio Grande, iniziò a subire una serie di rimaneggiamenti tali che lo portarono in pochi decenni a diventare un vero e proprioporto commerciale.

In quegli anni Milano disponeva già di un discreto corso d’acqua, il Naviglietto, realizzato nel 1156 per scopi irrigui all’interno delle stesse mura cittadine. Questo canale fu poi allacciato alla Conca di Viarenna (Fig. 5), realizzata nel 1439 per superare il dislivello tra il Laghetto di Sant’Eustorgio e la Cerchia dei Navigli. La Conca di Viarenna venne poi demolita durante i lavori di costruzione delle mura spagnole e successivamente ricostruita tra il 1551 e il 1558.

La Fossa Interna, per alimentare la quale erano state deviate le acque dei due fiumiciattoli che lambivano il Nord-Est dell’abitato, il Nirone e il Seveso, iniziò a vivere un destino diverso da quello meramente difensivo, al quale era stata destinata nel momento della sua ideazione, allorché la città fu raggiunta proprio dal Tesinello.

 

 I navigli di Milano di Giancarlo Bosini

Macchione Editore (19 dicembre 2019)

Pagine 136

RECENSIONI:  IBS -  Hoepli -  Labussolamagazine

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