recensione di Tiziana Viganò
già pubblicata su
https://www.sololibri.net/Noi-e-il-sessantotto-Vigano.html
Un mito. Tanto
potente che nell’immaginario collettivo suscita emozioni contrastanti e
opposte. Ha due facce come Giano, una in
luce e una in ombra, una positiva e una negativa.
È
anche simbolo importante
di un desiderio di cambiamento che
fu talmente intenso da coinvolgere e mettere in movimento un’intera generazione
di giovani (almeno nei paesi
occidentali e nel Nordamerica) con una passione totale e pervasiva, come raramente
si è visto e come, sicuramente, non si è più visto da allora.
Uno di quei momenti della
Storia che fanno da spartiacque tra un prima e un dopo completamente diverso.
Poi abbiamo assistito alla caduta verticale
dei valori, degli ideali e della passione di portare avanti le proprie
convinzioni: distrutti dalla violenza degli anni Settanta, dal consumismo
sfrenato degli Ottanta, dal riflusso dei Novanta, dalla crisi dopo il Millennio. Le conquiste di
allora non sono state portate avanti, anzi, sono state perfino rinnegate.
Pensiamo all’articolo 18, alla
categoria di insegnanti impreparati
e demotivati, alla violenza sulle donne,
al modo di relazionarsi sempre più
individualista, dietro lo schermo informatico, esattamente il contrario del
“fare gruppo” di allora.
Chi ha vissuto in quegli anni
sa bene che quegli ideali di pace, di
libertà e di giustizia sociale gli hanno formato la mente e il cuore e sono
rimasti immutati nel tempo: tutti hanno
subito dure prove di fronte al crollo di quegli ideali causato dall’escalation
di violenza, al terrorismo che li ha trasformati in ben altra cosa, nel
contrario, e alla successiva repressione dei movimenti da parte dello Stato che
doveva riportare l’ordine.
Tutti hanno nostalgia di quel vento di cambiamento che ha trasformato
la società e delle passioni che
hanno infiammato la loro gioventù: ma perfino i tre giovani autori del libro, che guardano al passato con gli
occhi di chi vive oggi, vedono nel Sessantotto un modello ispirante per mettere
un fermento di dinamismo in questa società che presenta molte falle e molte
regressioni.
Il Sessantotto è un modello
che va preso con la giusta dose di senso critico e con la capacità di vederne
lucidamente gli errori per capirli e non ripeterli.
Il
senso della Storia sarebbe questo, imparare dal passato per migliorare sempre,
ma la Storia stessa ci ha insegnato che gli esseri umani hanno la coazione a
ripetere i propri sbagli.
Scopo di questo libro, “Noi
e il Sessantotto” è raccontare le storie
della gente comune, negli anni dal 1968 al 1978, storie private che
si innestano nel collettivo, di ragazzi e ragazze che vivevano la vita di
tutti i giorni e avevano esperienze diverse a seconda del contesto sociale,
della città, dello studio, del lavoro.
Diversi
i punti di vista, ma un filo comune nelle piccole e grandi rivoluzioni quotidiane. Rompere gli
schemi cercando vie nuove nella politica; manifestare e combattere per le
proprie idee; lottare per i diritti del lavoro; lottare per i diritti delle
donne ad avere un ruolo nella società; sentire fortemente l’appartenenza a una
collettività; opporsi a una società retriva, autoritaria, immobile; o anche
solo conquistarsi la libertà di uscire
di casa sole o accorciare le gonne; scegliersi il corso di studi e la vita
desiderata; amare senza remore…
Alla base di tutto il
desiderio infinito di essere liberi, liberi di essere, liberi di fare, liberi
di pensare.
Non mancavano le contraddizioni: si lottava contro il
consumismo, l’imperialismo e i modelli dominanti della società borghese, ma si
accettava un altro tipo di uniformazione
legato ai nuovi gruppi che si erano formati, cadendo quindi da un conformismo
all’altro; si rifiutava la libertà di pensiero di chi era diverso, criticando
anche la Sinistra storica, colpevole di essere legata al sistema, cadendo
quindi in altre forme di oppressione, di
chiusura e di dogmatismo; si voleva applicare un modello collettivo anche
al privato dimenticando che non tutti gli esseri umani possono avere gli stessi
obiettivi; si accettava o si celebrava la violenza e la lotta armata cadendo in
una spirale di sangue che ha finito per determinare la reazione e la
repressione e travolgere anche gli aspetti positivi dei cambiamenti ottenuti.
Emerge chiaro nei racconti degli
autori dell’antologia, il desiderio di raccontare il Sessantotto in positivo,
la capacità di vivere con passione, con ideali e valori forti, e di tramandare il
sogno di poter cambiare il mondo, che, arrivati a una certa soglia di maturità,
vuol dire anche saper cambiare se stessi e avere una visione più moderata e
tollerante rispetto ai fuochi giovanili.
“Noi e il Sessantotto” (Macchione editore) coordinati da Tiziana Viganò dodici
autori che rivivono il passato, tre giovani d’oggi che lo giudicano, quindici
storie come mattoni che, insieme, costruiscono l’edificio della Grande Storia.
Il libro si chiude con una cronologia degli eventi degli anni Sessanta e Settanta, che inquadrano il contesto magistralmente
aperto dalla acuta prefazione di Carlo
A. Martigli, lo storico autore di tanti best&long seller.
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