Il cimitero acattolico di Roma in un dipinto di E.Munch |
Biblioteca di Rescaldina, 21 gennaio 2018: con l'argomento sorteggiato "Silenzio" Tiziana Balestro ha scritto un racconto che ricorda le atmosfere dell' "Antologia di Spoon River" di E. Lee Masters
Qui dove mi trovo, nessuno parla. Non
per snobismo, ma perché non possiamo più parlare con gli altri. Un silenzio di
tomba per la maggior parte del tempo. Poche chiacchiere, troppo poche. Tutti
morti tranne il becchino. La voce di Glauco, il becchino,riecheggia nel lungo
viale da cui riposo da diciott’anni. Lui è un tipo solare, mi fa compagnia al
contrario dei miei vicini di tomba. Accanto a me giace Anselmo Ferretti nato a Roma
il 6 aprile del 1933 e morto il 26 giugno 2011.Alla mia destra c’è una bambina: Virginia Pontera nata il 9
gennaio 2005e morta il 12 ottobre 2012. E poi ci sono io: Claudio Marini nato il
18 marzo del 1942, morto il 4 maggio 2000.Siamo tutti nati e morti a Roma. E
che morti! Anselmo è morto d’infarto, Virginia in un incidente d’auto. Di
entrambi l’ho saputo dai loro cari. Quanti pianti! Lo ammetto, ho
pianto anch’io quando hanno portato quella bara bianca. Le bare bianche sono un colpo al cuore, anche se il mio non batte più da tanto tempo. Morto, silenziosamente morto, vivo nei sentimenti.
pianto anch’io quando hanno portato quella bara bianca. Le bare bianche sono un colpo al cuore, anche se il mio non batte più da tanto tempo. Morto, silenziosamente morto, vivo nei sentimenti.
“Che
dici?” rispondo a Virginia.
“Non
piangere, Claudio. Lasciami riposare.”
“Ci
proverò, ma mi commuove sempre la tua storia. Lo vedi come piange pure questa
signora di fronte a te?”
Silenzio, di nuovo. Si dev’essere addormentata.
Dormi, piccola, dormi. Non racconterò più di te che hai sbattuto la testa sul
vetro. Un’imprudenza di tuo padre costata cara. Ma ora dormi, sarai stanca.
“E
di me non dici nulla?”
“Certo
Anselmo, certo.”
Anselmo è morto d’infarto. Non si pensi che
sia stata una morte brutta. Dormiva e durante il sonno ha proseguito verso
quello eterno. Il cuore pompava bene, era un uomo in salute.
“Anselmo,
non è che hai fatto qualche stravizio negli ultimi tempi?”
“Che
mi ricordi, no. Ma è passato troppo tempo, non sono sicuro.”
“Hai
ragione. Anch’io comincio a dimenticare qualche particolare.”
E pure Anselmo torna in silenzio. Io vorrei parlare di più. Forse
potrei farlo con il becchino.
Che male c’è a
sfogarsi un po’? Sono morto, mica asociale. Oggi non si vede, cosa sarà
successo? Ho imparato a capire che orario fosse attraverso le ombre delle
lapidi e non solo. La signora Nilde
Meniconi vedovaSebastiani la conoscobene; era una mia compagna di classe.
Precisa, tutti i giorni passa dal marito, solita ora e
solito mazzo di fiori. Poverina! Almeno io non ho lasciato nessuno a piangermi,
né genitori, né moglie e si spera nessun figlio. Non mi risulta nessuna richiesta
di paternità.Avrei tanto voluto diventare padre, invece non ho trovato la compagna
giusta. La mia vita non è stata una favola. Avevo un lavoro fisso come operaio
in una fabbrica che lavora l’acciaio. Proprio quel posto di lavoro che mi ha
ucciso. Sul referto dell’autopsia hanno scritto esalazione da azoto.Ancora
qualche anno e sarei andato in pensione. Non voglio pensare alle cose brutte.
Ho altro perla testa come sapere dov’èGlauco.Mi preoccupa questa assenza. Qui è
un mortorio senza di lui e i miei vicini di bara non mi aiutano a ingannare l’attesa.
Glauco, invece, mi fa sorridere con le sue battute al vetriolo. La domenica
ascolto le partite insieme a lui, so tutto di sua moglie; Glauco ha il vizio di
parlare da solo. So pure di certi intrallazzi. Bocca mia, taci! Per forza: non
posso parlare con i viventi, solo ascoltare e vedere. Ad esempio: chi è questo
signore con in mano la scopa e la paletta che pulisce? Glauco, non facciamo
scherzi, dove sei?
“È morto.” afferma Anselmo ridestandosi.
“È morto? Ma quando?
Non sapevo niente. Chi te l’ha detto?”
“Mia moglie.”
Se l’ha detto sua moglie, ci credo. Non le sfugge niente.
Ma…
“Quando te l’ha
detto, Anselmo.”
“Ieri mattina.”
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