Biblioteca di Rescaldina, 21 gennaio 2018: con l'argomento sorteggiato "Fiore di pesco" Marina Litrico ha scritto un delicato racconto
della memoria
«Una
bella giornata, proprio una bella giornata» Pensò soddisfatta guardando la luna
bassa e grande che riempiva la notte del suo latteo chiarore. Accostò un po’ le
tende e avanzò fino al letto; lui dormiva già. Accese la lampada sul comodino e
guardò l’alto vaso di cristallo sul comò e i tre lunghi e sottili rametti che
conteneva. Tre fragili steli colmi di delicate corolle di un pallido rosa:
fiori di pesco, il dono inaspettato di suo marito in un giorno qualunque. Un
dono che aveva gradito proprio perché non celebrava alcuna ricorrenza, ma
testimoniava l’affetto che li univa, l’animo dolce del suo uomo.
«Li ho
visti e non ho resistito, troppo belli per non portarteli» le aveva detto
porgendoglieli «So che ti piacciono»
«Sono
un annuncio di Primavera, grazie» aveva risposto sorridendo, poi aveva cercato
il vaso adatto sistemandolo in camera ed era ritornata a occuparsi del pranzo
domenicale, non sontuoso quel giorno perché sarebbero rimasti soli, privi della
consueta compagnia di figli, nuore, generi e nipoti.
Nella
cucina si udiva solo il discreto ribollire del sugo, dal soggiorno giungeva
remoto il mormorio della televisione accesa. Sicuramente lui stava guardando il
telegiornale. Seduta e tranquilla ricordò a un tratto un’altra cucina e un
altro tempo, quello della sua infanzia quando, in una ben più grande cucina,
osservava la nonna intenta ai fornelli e le zie impegnate nella preparazione di
diverse pietanze. Allora spesso si limitava a guardare, solo talvolta era
coinvolta in qualcosa per un aiuto, come preparare dello zucchero a velo
tirando lo zucchero, con un grande barattolo di vetro, sul piano di marmo della
tavola, o sbattendo energicamente burro e zucchero, o rigirando un intingolo;
piccoli aiuti in un lavorio corale affinché il pranzo o la cena riuscissero
buoni e perfetti. Nulla lasciavano al caso le donne della sua famiglia e,
specie nelle occasioni speciali, la nonna sembrava un generale alle grandi
manovre e i suoi ricevimenti per la famiglia e gli amici restavano memorabili.
La sua
nonna, tanto piccolo e minuto donnino, quanto immenso era il suo vigore e la
sua fantasia; una vera forza della natura, una indomabile dea madre.
Nella
sua infantile blasfemia spesso pensava al nonno come a Dio padre, allo zio
materno come a Gesù e alla nonna come Spirito Santo, risolvendo in modo
personalissimo il mistero della Trinità divina.
Sua
mamma e le zie impersonavano le tre Grazie. Mescolava così il sacro e il
profano crescendo felice tra realtà e immaginazione, tra prosaico e letterario.
Nel
presente riandava col ricordo al passato e si sentiva un poco dolente per quel
tempo, quel piccolo mondo quotidiano trascorso che mai più sarebbe tornato
insieme ai suoi cari, ormai persi nell’eterno silenzio, eppure così presenti e
vivi per lei. Sorrise fra sé.
«Presto
sarò un ricordo anch’io e non saprò mai cosa gli altri ricorderanno di me»
mormorò parlando a se stessa.
Non le
restò che apparecchiare la tavola con la solita cura, mangiare parlando col
marito, pisolare durante il pomeriggio sul divano, ricevere e fare qualche
telefonata, leggere qualche pagina di un libro accuratamente scelto, cenare,
guardare un po’ di televisione ed ecco: la giornata era trascorsa serena,
piacevole, dolce e allietata da quei tre rametti di fior di pesco che ora,
assorta, guardava alla flebile luce della lampada notturna della sua stanza.
La
mente fa davvero strani scherzi ad una donna ormai più che matura; forse per
colpa di quei fiori primaverili lei si ritrovò nell’aula assolata del suo liceo
e un’altra volta diciassettenne, con la sua massa di capelli castani incendiata
dai riflessi ramati e gli occhi grandi e colmi d’attese, di fronte al suo
ragazzo d’allora che le offriva tremando un ramo di mandorlo in fiore per San
Valentino, sperando così di comporre l’ennesimo sciocco litigio. Chissà dov’era
adesso quel suo bruno, riccioluto Mercurio? Lontano, perduto, ma un lieto
ricordo.
«Talvolta
davvero gli uomini sanno stupire» si disse nel coricarsi e si volse per
spegnere la luce e dormire.
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