geometrie della natura nei bronchi umani |
Da un capitolo di "Viaggi di nuvole e terra" terza parte -Repubblica Dominicana, dove cominciano e finiscono i sogni- pagg 138-40
Essenza
Il
nostro concetto di felicità non collima con quello della maggior parte del
mondo, e come a noi sembra incomprensibile il loro modo di vivere e di
concepire la vita, così a loro sembriamo tutti un po’ folli.
Vivere
il presente però, anche se rende meno angosciati sulle cose che vanno oltre la
sopravvivenza e la sicurezza della vita materiale, diventa un limite grande
quando rende la vita così precaria e instabile che basta un niente per
distruggere in un giorno tutto quello che si è guadagnato in mesi o in una
vita, un’inezia.
Un
lavoro precario che dura un giorno o una settimana e poi va cambiato, pagato in
nero per una cifra ridicola, non permette di risparmiare nulla per i giorni
peggiori e quando viene a mancare, o quando capita un evento naturale, una
malattia, un problema qualsiasi, tutta una vita si mette in pericolo, perché è
solo un castello di carte.
Dove
lo Stato non si fa carico della salute di chi è irregolare, e anche di chi
sarebbe cittadino, ma non ha soldi, basta dover pagare le cure mediche e i
farmaci per qualche giorno per dilapidare le risorse, dover vendere tutto il nulla
che si possiede, saltare i pasti fino a quando non si è di nuovo in grado di
lavorare; significa andare a vivere in una baracca o dormire per terra, non
poter dar da mangiare ai figli o non provvedere al futuro di un genitore anziano
che non è più in grado di provvedere a sé...una vita sempre sospesa sul
baratro.
«Un
giorno ridi, un giorno piangi, la vita è così». Così si arriva all’essenza,
dove ogni cosa è quello che è, si capisce il confine tra necessario e
superfluo, si è felici di niente, anche solo della sopravvivenza, si impara ad
aspettare tempi lunghissimi, ci si adatta a tutto, ci si rassegna
all’inevitabile, alla Natura, al Destino: piedi ben ancorati alla Terra,
desideri ridotti all’essenziale, una serenità che non è distacco, ma legame con
la realtà... e anche negazione.
Il
bisogno di vivere regge e sostiene un’esistenza così difficile: sogni progetti
aspirazioni si scontrano con una realtà, con una Natura, che qui più che mai
sembra “matrigna”, mascherata com’è dietro gli idilliaci aspetti che noi, di
questo “altro mondo”, sempre sogniamo.
Indagare
questa realtà, capirla con empatia, serve anche a noi per connetterci con l’essenza. Abbiamo perduto il senso di
quello che è davvero necessario e quello che è superfluo. Il nostro mondo
complesso ci dà tantissimo, comodità, bellezza, ordine, sicurezza: se il lavoro
negli ultimi anni di crisi è mancato a tanti, in Italia nessuno ha fame, ci
sono ammortizzatori sociali che ci tutelano, la salute è garantita per tutti ad
alto livello, i senzatetto sono pochissimi, ci sono centri di accoglienza e
mense dei poveri, in caso di calamità naturali lo Stato interviene, perfino i
migranti e i profughi sono accolti con decenza.
Il
nostro mondo non è perfetto, ma può essere sempre migliorato perché la democrazia
e la libertà ci garantiscono e ci proteggono. Eppure ci manca la felicità, non
siamo mai soddisfatti, siamo sempre alla ricerca di qualcosa che non sarà mai
come lo desideriamo, ci lamentiamo di tutto, vorremmo fuggire non si sa dove.
La
lezione che ci viene dal mondo di chi non ha niente è proprio quella di
accorgerci dell’essenza e dell’essenziale, di spogliarci di molte cose che sono
come uno zaino pesantissimo che ci portiamo dietro senza avere la
consapevolezza di poterle eliminare, di ritrovare il senso di ciò che è davvero
importante nella vita, da conservare e difendere, e quello di cui possiamo
liberarci per vivere meglio.
Ritrovare
l’essenza.
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