mercoledì 23 ottobre 2019

“Rondini d’inverno: sipario per il commissario Ricciardi”, di Maurizio de Giovanni. Recensione di Tiziana Viganò


La fame e l’amore, molle senza tempo, fanno scattare passioni e ossessioni che sembrano potersi lavare solo col sangue

recensione di Tiziana Viganò

L’ambientazione teatrale del romanzo conferisce alle pagine quello stato borderline tra realtà e fantasia che permette all’immaginazione, dell’autore e dei lettori, di spaziare: quella facoltà preziosa senza la quale neppure saremmo umani.

I sogni sono protagonisti immateriali dello splendido ultimo romanzo di Maurizio de Giovanni, “Rondini d’inverno: sipario per il commissario Ricciardi”, sogni sognati, sogni infranti, illusori e ingannatori, perseguiti e traditi, propri e altrui che s’incontrano e scontrano:

«La colpa, secondo me, è dei sogni. I sogni sono infami, brigadie’. Sono subdoli e traditori, i sogni. Ti convincono che la realtà, in fondo, non è del tutto vera, che si può cambiare, che si può migliorare. I sogni ti creano qualcosa nella testa e ti fregano, perché poi senza i sogni non riesci a campare più»

Un profondo amore per Napoli trasuda da ogni pagina: ma nella città si sente un’atmosfera che sa di dolore, di amara rassegnazione di fronte alla fatica di vivere, perché sembra che niente cambi mai. Napoli è melodramma, sentimenti portati all’estremo, è, del tutto, un ambiente noir.
La nebbia, così rara nella città del sole, confonde, aumenta la difficoltà di vedere chiaramente tra le ombre delle anime dei protagonisti della storia, anzi, delle tre storie parallele che percorrono il libro - quella di Fedora e Michelangelo, i cantanti, quella del dottor Modo, il medico legale che cerca di salvare un’amica prostituta picchiata selvaggiamente, quella del Maestro di mandolino e dell’allievo.
Il gusto del teatro percorre la narrativa di Maurizio De Giovanni, dal linguaggio, al gusto della scenografia, del colpo di scena e dei crescendo narrativi e musicali – perché anche la musica ha il ruolo fondamentale di sottolineare l’intensità delle passioni.

È un grande narratore, De Giovanni, sa ammaliare il lettore, lo avvolge in un’atmosfera che gli impedisce di pensare ad altro, come in un incantesimo, perché la sua scrittura, come una voce musicale impostata, come un tessuto, un ricamo d’oro di note di mandolino gli risuona dentro, avviluppandolo di frasi ricche, ampie, complesse, eppure facili da capire, perché ciò che descrive si materializza davanti agli occhi del lettore che prova e sente dentro di sé, al di là del leggere.

Viene spontaneo il paragone con Il senso del dolore: inverno per il commissario Ricciardi (Fandango, 2007).
Anche questo è ambientato nel 1931 in una Napoli fredda, all’interno di un teatro, il San Carlo, dove i cantanti-attori delle opere “Cavalleria Rusticana” e “I pagliacci” vengono coinvolti in una tragedia passionale che da teatrale si trasforma in reale. È il libro introduttivo della serie del commissario Ricciardi, in cui l’autore presenta i personaggi principali e ne delinea caratteri e caratteristiche. E racconta “il fatto”, il commissario continua a vedere i morti che gli parlano subito dopo la loro morte cruenta, una dote che lo aiuta per le sue indagini, ma lo condanna a un dolore inaudito e senza fine che lo isola dal mondo.
Il tono dei due libri è molto diverso: “Rondini d’inverno” è un’opera di grande maturità letteraria per contenuto e stile, davvero entusiasmante: il primo libro, nato dal racconto “I vivi e i morti”, del 2005, con cui De Giovanni ha vinto un concorso, è una prova d’autore, come un diamante ancora grezzo, che ha avuto il pregio di dare inizio alla serie che cresce in bellezza e in profondità, di libro in libro.
L’atmosfera di cupo dolore e di oscurità senza via d’uscita che pervade Ricciardi nel primo libro si è col tempo trasformato in uno sguardo sempre pessimista sulla vita, però vede il concretizzarsi di un sogno d’amore coltivato a lungo nel silenzio perché, nonostante esitazioni e angosce, ha superato il suo senso di inadeguatezza di fronte ai sentimenti ed è riuscito a decidere di aprire squarci di luce nella sua vita dolente.

Rondini d’inverno: sipario per il commissario Ricciardi è ambientato nel 1932 in pieno fascismo trionfante, quando delitti non dovevano esistere, la società doveva sembrare perfetta come il duce ordinava.

Ma la fame e l’amore, molle senza tempo, fanno scattare passioni e ossessioni che sembrano potersi lavare solo col sangue. 

Mancano pochi giorni a Capodanno, la fine e l’inizio dell’anno e di qualunque cosa: le rondini sono tornate a Napoli in questo inverno stranamente caldo, ecco il teatro Splendor, una coppia di cantanti famosi di varietà, la Canzone Sceneggiata napoletana, una pistola che uccide invece di sparare a salve, la canzone “Rundinella”, i sentimenti travolgenti che portano a una conclusione tragica, perfino a sparare allo stesso Ricciardi…
Niente paura, il commissario è ancora vivo e ci saranno ancora libri che lo vedranno protagonista, ora, 2019, la serie è finita: i suoi personaggi torneranno ad avere la libertà di vivere come vogliono, anche se proprio l’autore dice che mentre scrive gli prendono la mano, hanno una loro autonomia, si creano durante la scrittura...sono vivi.
Vivi come una bellezza che vuole arrestare il tempo

«Simile a una rosa, rossa fiera e meravigliosa, che, deposta sulle assi di legno, perde petali e foglie, morendo… La rondine, vedi, può restare dietro il sipario. Può morire. Che accadrà agli altri sogni, quando lei non volerà più e la rosa avrà perso i suoi petali? Che fine faranno?»

Il sipario rosso sangue scende piano, tornando a separare il sogno dalla realtà: lo spettacolo è terminato e la rondine, seguendo il suo sogno, è tornata, alla fine di un anno per vedere appena per un attimo un nuovo inizio..

Sinossi
Il Natale è appena trascorso e la città si prepara al Capodanno quando, sul palcoscenico di un teatro di varietà, il grande attore Michelangelo Gelmi esplode un colpo "di pistola contro la giovane moglie, Fedora Marra. Non ci sarebbe nulla di strano, la cosa si ripete tutte le sere, ogni volta che i due recitano nella canzone sceneggiata: solo che dentro il caricatore, quel 28 dicembre, tra i proiettili a salve ce n'è uno vero. Gelmi giura la propria innocenza, ma in pochi gli credono. La carriera dell'uomo, già in là con gli anni, è in declino e dipende ormai dal sodalizio con Fedora, stella al culmine del suo splendore. Lei, però, così dice chi la conosceva, si era innamorata di un altro e forse stava per lasciarlo. Da come si sono svolti i fatti, il caso sembrerebbe già risolto, eppure Ricciardi è perplesso. Mentre il fedele Maione aiuta il dottor Modo in una questione privata, il commissario, la cui vita sentimentale pare arrivata a una svolta decisiva, riuscirà con pazienza a riannodare i fili della vicenda. Un mistero che la nebbia improvvisa calata sulla città rende ancora più oscuro, e che riserverà un ultimo, drammatico colpo di coda.

 
di Maurizio De Giovanni
editore: Einaudi
genere: Giallo
ISBN 978-8806225544  
cartaceo 16,15€  
ebook 9,99€