attraverso la narrazione si sente nella testa e nel cuore la voce di Samia e il suo anelito alla libertà: un esempio di vera letteratura trasmessa al lettore con il linguaggio della semplicità coniugata con una grande intensità di emozioni e di contenuti forti, potenti.
Recensione di Tiziana Viganò
Un libro emozionante: la
storia di Samia Yusuf Omar, atleta
olimpica somala, è struggente e malinconica, perché il finale è già conosciuto,
ma è anche ricca di spunti di riflessione sulla condizione di vita nei paesi
del mondo in guerra, quelli da cui un’onda di migranti che l’energia della
speranza e del sogno di una vita diversa spinge o sbatte sulle rive della
nostra Europa.
Il “Viaggio”, quello drammatico dall’Africa
sub-sahariana alla Libia e all’Italia è un inferno, irto di difficoltà e
sofferenze che noi possiamo solo immaginare – se abbiamo l’empatia di metterci nelle
scarpe e nella pelle di quei disperati. Coloro che hanno il coraggio di
intraprenderlo non ne hanno consapevolezza né conoscono i dettagli. C’è un
alone misterioso su quel viaggio, anche chi l’ha fatto tace per non
terrorizzare chi vuole partire e soprattutto per non rievocare quei momenti
tremendi: mesi, anni di attesa, ricatti, lotte, violenza, stupro, dolore, sofferenza
fisica e morale. E infine, per troppi, la morte per annegamento in quel
cimitero che è diventato oggi il meraviglioso mar Mediterraneo.
Samia Yusuf Omar, atleta olimpica nata nel 1991, è la protagonista
coraggiosa e ammirevole, esempio di slancio vitale e di capacità di combattere per
realizzare i propri sogni: dà un meraviglioso esempio di resilienza alle
difficoltà, forte dell’obiettivo di raggiungere la sua meta, vincere alle Olimpiadi di Londra del 2012.
Comincia ad allenarsi a otto
anni con il suo amico Alì, che diventerà il suo allenatore: da una povera casa
in un quartiere di Mogadiscio (Somalia)
squassata dalla guerra, Samia corre corre corre e cresce, attorniata da una
famiglia ricca d’amore, di felicità e di saggezza quanto povera di beni
materiali. Vince gare fino ad arrivare ultima alle Olimpiadi di
Pechino del 2008, dove si rende
conto che il suo corpo non è pari a quello delle altre atlete internazionali
per massa muscolare e preparazione atletica. È magrissima, non ha muscoli, non ha neppure l’abbigliamento
adatto, tanto meno quello griffato e sponsorizzato delle altre atlete, non ha
il passaporto: che differenza tra lo sport nel Terzo Mondo e quello dei paesi
occidentali che hanno tutto di tutto!
Ma quali ostacoli, quante perdite e separazioni può arrivare
a superare un essere umano per raggiungere i suoi sogni? Così, nella Somalia sotto il regime integralista, Samia
corre anche sotto il burka, contro ogni regola, e comincia a sognare quel “Viaggio”
che la può portare fuori dal paese. Un viaggio allucinante durato due anni, tra
sofferenze indicibili che il lettore impara a capire e patire: fino a quel
giorno disgraziato, 2 marzo 2012, in cui Samia, tra le onde al largo di
Lampedusa, non riesce ad afferrare quella cima tirata dalla nave italiana che
non può far salire i migranti per l’accordo sui respingimenti...
E muore, con ancora davanti
agli occhi il suo sogno di libertà.
Le
Olimpiadi, seguite da milioni di
persone di tutto il mondo sono un palcoscenico ideale per far conoscere al
mondo problemi politici di interi popoli. Così il padre di Samia le dà la
missione di riscattare il suo paese, di lottare per la libertà delle donne in
Somalia. Così farà Feyisa Lilesa,
l'atleta etiope che a Rio 2016 per denunciare
l’oppressione del suo popolo, gli Oroma, da parte del governo, incrociò le
braccia nel gesto delle manette all’arrivo e sul podio della sua meritata
medaglia d’argento. Così avevano fatto Tommie
Smith e John Carlos, vincitori dei
duecento metri piani, nelle Olimpiadi di Città del Messico del 1968: avevano
fatto il saluto a pugno chiuso con la mano guantata di nero per sostenere le
lotte per i diritti dei neri afroamericani.
Giuseppe Catozzella, che con questo libro ha vinto il Premio Strega Giovani 2014 e altri ancora, è entrato profondamente nella storia di Samia, identificandosi con lei e dando vita ai pensieri e alle emozioni, ai sogni e ai desideri della sua breve ma intensa esistenza, tanto da dire “Samia sono io, Samia è ognuno di noi” e affermare il suo cambiamento, perché chi, con empatia, viene a contatto di queste storie, di queste vite, non può più tornare come prima.
Non
dirmi che hai paura (2014, Feltrinelli) di Giuseppe Catozzella
è un libro stupendo, dove, attraverso la narrazione si sente nella testa e nel
cuore la voce di Samia e il suo anelito alla libertà: un esempio di vera
letteratura trasmessa al lettore con il linguaggio della semplicità coniugata
con una grande intensità di emozioni e di contenuti forti, potenti.