Un racconto che fa mancare il ...“Respiro” di Alex Miozzi per "Il vizio di scrivere -Un giallo in venti righe"
Lou uscì quasi di corsa dal portone. Si bloccò, con la
schiena appoggiata al pesante manufatto ligneo, stendendo il braccio la cui
mano reggeva l’arma a tamburo. Quest’ultima aveva esploso già un discreto
numero di colpi, per cui soltanto un giocatore incallito avrebbe scommesso che
potesse essere ancora carica. Si girò istintivamente, prima a sinistra e poi a
destra, soltanto con la testa, mantenendo fermo il resto del corpo. Il suo
respiro era calmo e controllato, nonostante il suo cuore rimbombasse a ogni
battito. Il buio generale era lacerato qua e là dalle luci stradali dei
lampioni, e da un paio di piccole insegne, una delle quali funzionava a
intermittenza.
Il fuggitivo, che era uscito soltanto un attimo prima,
doveva essere per forza ancora lì. Di fronte non c’erano auto dietro alle quali
nascondersi, tale per cui l’uomo si doveva essere infrattato per forza
all’interno di una piccola rientranza del palazzo. Le opzioni a sua disposizione
erano procedere in una delle due direzioni, e, a seconda di dove si trovava
l’altro, poteva lasciarselo scappare, o prendersi una pallottola in pieno
petto.
Vide a terra, alla sua sinistra, un oggetto nero e lucido,
che riconobbe essere il caricatore di una rivoltella automatica, con tutta
probabilità esaurito. Poteva essere effettivamente caduto all’assassino durante
la fuga, oppure questi aveva avuto tutto il tempo di lanciarlo in quella
direzione, fuggendo in quella opposta, indicando così una falsa pista.
A quel punto Lou afferrò la propria arma con entrambe le
mani, e attese, restando perfettamente immobile, rallentando ulteriormente
perfino il proprio respiro.
Trascorse un lasso di tempo del tutto indefinibile, coperto
da una pesante cappa di silenzio che ammantava ogni cosa.
A un tratto, alla sua destra, sentì un sinistro
scricchiolio, mentre subito dopo vide una sagoma informe uscire da un’ansa buia
dell’edificio per rimettersi in piedi. Il fuggitivo appoggiava entrambe le mani
sulla propria gamba sinistra, stretta con una cravatta, con l’obiettivo di
arrestare la circolazione sanguigna.
“Rico, alza le mani!” Tuonò Lou, puntandogli addosso l’arma.
Un ordine secco, senza tentennamenti, scandito da una voce femminile che di
solito si esprimeva con toni morbidi e gentili.
L’uomo alzò lo sguardo, diretto verso di lei, lasciando
cadere a terra la propria arma. La donna aveva vinto.
Come creare suspense in sole 20 righe
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