Sono soddisfatto.
Riconosco l’espressione estatica di chi, assopito, sta
sognando.
Una lieve piega all’angolo della bocca accenna l’inizio di
un sorriso e rivela la dolcezza delle immagini fluite sotto le palpebre chiuse.
Lo sguardo mi rimanda solo perfezione: nei contorni netti,
nelle curve e perfino nelle piccole increspature nella piega del ginocchio e
all’interno del gomito.
La fossetta sopra lo sterno è di una tale tenerezza da far
affacciare una lacrima.
Sono riuscito a fermare per sempre la bellezza.
Non invecchierà, non cambierà e non potrà mai abbandonarmi;
nessun altro potrà goderne, resterà per sempre con me in questa stanza.
Chiudo la porta a chiave e vado in giardino a continuare lo
scavo. Stanotte lo richiuderò dopo avervi posto Milena. Ha già cominciato a perdere il suo primitivo splendore ed è
contaminata dai residui di plastilina lasciati dall’interno del calco che
l’avvolgeva e che ora è adagiato sul letto.
Sopra la terra piantumerò un arbusto di forsizia, la sua
pianta preferita.
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