per "Il Vizio di scrivere - Un giallo in venti righe" Tiziana Viganò ha scritto il miniracconto "Il giorno del giudizio"
«Che
cosa ho sulla faccia, odora di cuoio via via questa cosa... non
riesco a muovermi, dio che male...sono bagnato puzzo ho la febbre ho sete, acqua acqua soffoco... dove
sono, perché mi fate questo...»
Il
posto era poco più largo di una bara, con pareti di cemento chiazzate di muffa
e alghe, calde e stillanti umidità. Era legato e incaprettato, la museruola di
cuoio gli serrava la faccia, aveva solo due buchi per gli occhi e uno per la
bocca: cercando di liberarsi si era ferito e chiazze di sangue miste a ruscelli
di sudore gli coprivano il corpo, una pacchia per gli esserini volanti e
striscianti. Ogni movimento gli procurava dolori feroci, ma ormai si era
rassegnato a un’immobilità ancora più disumana.
Nella
mente ottenebrata e delirante passò un pensiero. E se avesse confessato i suoi
misfatti? Forse avrebbe impietosito il suo torturatore? L’aveva rinchiuso lì
senza dire una parola.
Piagnucolava
e rivedeva nella mente immagini della sua vita, quando sentì uno scalpiccio.
«Pietà,
chi siete, perchè mi fate questo...sono colpevole lo so, ma la cosa peggiore che ho fatto è stata
tradire mia moglie, tante volte sì, da subito, fin dal giorno del matrimonio,
quando ho scopato la damigella, gran figa. Sono stato con Grazia, Anna, Marina,
Francesca, poi quella segretaria della ditta ICS, l’ho messa incinta ed è
sparita...non mi ricordo il nome... mi sono comportato male, male. Sempre. Per dire la verità ho anche hackerato
il sistema della 2WW, mi servivano soldi e quella ditta concorrente me ne ha
dati tanti. Così ho seminato prove a carico di Giorgio, si è fatto due anni di
galera, ha perso il lavoro e la moglie l’ha lasciato. Era il mio migliore amico,
lo so. Sì, è vero ho truffato per soldi, troppe persone, ho fatto tanti altri errori come questi e anche
peggio, ma solo per amore o per soldi. Lo giuro non ho mai ucciso nessuno... perdonatemi non lasciatemi qui, sto male soffoco, non ce la faccio più»
Nel
delirio gli parve di vedere che il buco dove si trovava venisse scoperchiato:
alcune ombre nere, forse incappucciate, si mossero, si sdoppiarono. Erano
tantissime?! Rimasero a guardarlo in un silenzio incombente come una montagna
sul suo petto, poi, lentamente, cento mani guantate rimisero l’asse di legno sulla vasca,
mentre il suo urlo senza fine risuonava invano in quel lugubre luogo di morte.
Una class action per una terribile vendetta...chi la fa l'aspetti!
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