giovedì 16 luglio 2020

NUMERO SEDICI "Bianco ottico" di Sabrina de Bastiani. Miniracconto per " Il vizio di scrivere - Un giallo in venti righe"


Rosso e "Bianco ottico" nel miniracconto di Sabrina De Bastiani  per " Il vizio di scrivere - Un giallo in venti righe"

L’ho comprata a Londra. Da Gap, in Oxford Street.
Mi ero incantata a guardarla in vetrina, però non mi decidevo ad entrare.
Fu Miriam, la mia amica, eravamo in vacanza insieme e insieme da una vita, a convincermi a provarla.
In fondo non era nulla di che, una camicetta bianca, smanicata, gli spacchetti laterali ma, chissà poi perché, me ne ero innamorata e non mi è mai passata.
A distanza di anni e centinaia di lavaggi continuo ad indossarla col riguardo di quando ci si mette qualcosa di nuovo e con il conforto di sentirla una seconda pelle.
Ci sono capi che non smetteremmo mai, al di là di mode e usura.
Questi i miei pensieri mentre con lo spazzolino strofinavo la porzione di tessuto dove avevo rinvenuto una costellazione di macchioline.
Candeggina e pretrattante.E strofinare, strofinare, strofinare. Strofinare.
Sollevare il tessuto in controluce e vedere gli aloni, sbiaditi sì, ma decisi a persistere, nonostante lo spazzare delle setole e delle unghie, poi.
Apro le ante del mobile sotto il lavello in cerca di una soluzione.
Quella camicetta era bianca e deve ritornare bianca. Immacolata. Candida. Ottica.
In fondo al secondo ripiano, in mezzo alle medicine ed ai disinfettanti vedo il flacone dell’acqua ossigenata.
Non ricordo se l’ho letto da qualche parte o me lo ha detto qualcuno, ma forse potrebbe funzionare.
Ne cospargo le chiazze e osservo la chimica della reazione che tramuta il liquido trasparente in una schiuma bianca e gassosa.
È così che reagisce al perossido di idrogeno, il sangue.
E non è un caso, penso, mentre iniziano a scendermi lacrime che non asciugo, che la macchia più grande si trovi all’altezza del cuore, sebbene non sia il mio, il cuore che ha smesso di battere. 
O forse sì.



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