martedì 21 maggio 2019

“All’una e mezza” di Isabel Ostrander. Recensione di Tiziana Viganò


 Recensione di Tiziana Viganò
già pubblicata su   Milano Nera   

Un libro affascinante, scritto da Isabel Ostrander nel 1915, che conduce il lettore come nella mosca cieca in un intrico di vicoli che si ramificano e si intrecciano facendogli perdere l’orientamento. Solo il detective Damon Gaunt, che è cieco davvero, riesce a individuare il sentiero giusto grazie a tutti gli altri suoi sensi ipersviluppati, raffinatissimi e sostenuti da capacità intuitive e deduttive sorprendenti. Vede più lui senza la vista che la maggior parte dei vedenti!

Cieco dalla nascita, Damon Gaunt è un uomo che ama la vita in tutte le sue manifestazioni, e ha imparato a cogliere ogni dettaglio per godersela: riesce a capire la psicologia di chi ha davanti attraverso la finissima percezione del comportamento non verbale. Niente sembra un ostacolo: suoni e rumori, grazie a un udito finissimo in grado di distinguere fino alle frequenze minime; sensazioni tattili, dita abili e veloci nel toccare che riescono a capire perfino l’espressione di un volto dalla tensione o meno dei muscoli senza vedere null’altro; odori, da quello della morte al profumo più affascinante alle, secrezioni della pelle, un fiuto raro e prezioso.
Così come riesce a percepire con i sensi e con il cervello, usa questi strumenti per capire e risolvere i delitti: e non ha mai lasciato un caso irrisolto, un elemento molto importante per capire la chiave di questo caso.
Tutti i personaggi mentono, tutti hanno qualcosa da nascondere, ci sono prove contrastanti, un vero rompicapo che fa partire a spron battuto il poliziotto, l’ispettore Hanrahan che segue le vie tradizionali di un’indagine al contrario del detective che si muove al minimo ma che fa lavorare al massimo il suo cervello sopraffino.

La vicenda si svolge nell’alta società newyorkese del 1915: nobildonne, finanzieri, truffatori, l’ombra dei soldi che incombe su tutto. L’unica vittima, Garret Appleton, un uomo sgradevole e violento, con un rapporto insano col denaro; un fratello ubriacone e drogato; la madre autoritaria che incarica il detective di affiancare la polizia per salvaguardare l’onore della famiglia; due sorelle affascinanti, una la moglie sconvolta del morto e l’altra che farà battere il cuore di Gaunt, incantandolo come una sirena; il maggiordomo e le domestiche reticenti, tanti altri personaggi di contorno.
Divertenti alcune affermazioni della scrittrice, tipiche di un periodo in cui la donna era considerata debole di nervi, irrazionale e illogica, succube dei suoi impulsi...”soltanto” donna...

La conoscenza della psicologia umana ha sempre avuto le sue altissime espressioni letterarie in tutti i generi, ma nel 1915 la psicanalisi era ancora poco diffusa: ci sono autori che istintivamente riuscirono a creare personaggi a tutto tondo, con una capacità di comprensione e approfondimento del loro carattere e del comportamento che in certi casi stupiscono. Maestra nella letteratura gialla fu la mitica Agatha Christie, che peraltro conosceva la Ostrander e si ispirò a lei per la creazione di due suoi personaggi, Tommy e Tuppence.

L’eccellente traduzione regala una prosa scorrevole e godibile, senza togliere quella leggera patina di antico che ci fa immergere in quei tempi lontani con la facilità di entrare negli abiti di seta frusciante e in quelle sale sontuose.
La complessità dell’intreccio e le numerose false piste (o aringhe rosse!) invece di essere un ostacolo alla lettura diventano qualcosa di stuzzicante, anche perché il rigoroso e razionale Damon Gaunt ogni volta riassume e fa il punto fermo sulla situazione: così torniamo indietro con lui e ricominciamo a battere una nuova pista, sempre più intrigati dalla possibile soluzione.

Tre chicchi perlacei, tre capelli profumati, una fiaba, una lettera, la magia di un protagonista dalle capacità e risorse straordinarie: Isabel Ostrander è davvero una maestra del giallo d’altri tempi.

Questo libro fa parte della collana “Vintage” della Casa Editrice Le Assassine che sceglie con cura, tra le scrittrici d’altri tempi, le gialliste più valide e le ripropone oggi per una nuova seducente lettura.

Isabel Ostrander fu una scrittrice americana di gialli molto prolifica, ne scrisse più di trenta, usando come nom de plume non solo il proprio, ma diversi pseudonimi maschili come Robert Orr Chipperfield, David Fox e Douglas Grant. Negli anni Venti era un’autrice molto conosciuta. Purtroppo morì nel 1924 a soli 41 anni, finendo tra quelle autrici cadute nell’oblio; resta comunque tra i primi scrittori a proporre nelle sue storie la figura del detective cieco. Non pochi film del cinema muto hanno attinto dai suoi romanzi.