Per Il Vizio di scrivere, domenica 21 ottobre presso la Biblioteca di Rescaldina, Marina Fichera ha scritto questo divertente racconto sull'argomento "il vento"
Forse, anche
se mi avete incontrato molte volte durante la vostra vita, non mi conoscete con
il mio vero nome. Io sono Eolo e sono il dio dei venti.
Nato mortale,
sono riuscito a rovesciare le sorti del mio destino quando era infausto, ho
domato la vita e ho imparato a governare i venti, diventando immortale. Voi non
credete più nella mia esistenza, stolti umani, ma da oltre due millenni io mi
diverto a spettinarvi e a cambiare le vostre giornate. Non fatemi arrabbiare
però, perché posso scatenare tempeste e uragani!
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Quel giorno su Roma soffiava uno strano vento. Non
era il solito ponentino, quel vento lieve da occidente che porta la dolce
brezza marina, era un vento dispettoso, che cambiava continuamente direzione,
strano insomma.
Me ne accorsi subito uscendo di casa, quando
un’improvvisa raffica portò all’attenzione delle mie narici il puzzo di
immondizia accumulata lungo la strada. Povera città invasa dalla spazzatura!
Era in corso l’ennesima crisi municipale e tutte le strade dei quartieri
periferici erano occupati da cumuli di rifiuti maleodoranti. Un vero disastro!
Mi coprii il naso con la sciarpa di seta e decisi
di sfidare Eolo, perché si, mi piaceva immaginare un essere che dalla sua isola
siciliana dominasse i venti del mondo intero, e ancor di più mi piaceva
lanciargli sfide immaginarie. Tanto le divinità antiche mica esistono!
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Stupida
donna, come ti permetti di lanciarmi queste insulse sfide, proprio oggi poi che
ho le palle girate! Sono duemilasettecentosei anni che me ne sto qui a Lipari e mi sono proprio scocciato. Vorrei
comprare un biglietto Easyjet in partenza da Catania e volare a Ibiza, ci sono
pure gli sconti, l’ho visto su internet, ma porcaccia la misera sono bloccato
qui. Cosa succederebbe se il vento in tutto il
mondo improvvisamente cessasse di spirare? La catastrofe totale, e io
qui a sognare una notte folle in discoteca a Ibiza e a rodermi il fegato.
Ora ti
sistemo io, donna!
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Calcai sulla testa il mio baschetto blu, il mio
cappello preferito, e iniziai a percorrere la strada verso la fermata
dell’autobus, camminando controvento. Che strano, pensai, faccio pochi metri e
il vento soffia da destra, giro l’angolo e il vento soffia dalla parte opposta,
proseguo e mi soffia in faccia. Che strano, pensai.
A pochi metri dalla fermata una raffica violenta e
fredda quasi mi fece cadere ma, quel che è peggio, mi fece volare via il
cappello. Guardavo il mio basco blu librarsi in aria e girare su se stesso,
sempre più in alto. Mi misi a inseguirlo e intanto persi il mio autobus,
passato con un insolito anticipo di due minuti – credo che in quattro anni
fosse la prima volta, mannaggia la miseria.
Correvo e correvo ma il cappello era come
impazzito, sembrava quasi si divertisse a volteggiare in aria libero. Più lo
guardavo e più lo invidiavo. Poi il vento cessò improvvisamente e il cappello
cadde su un mucchio indecente di rifiuti.
- Non è possibile, ma porca zozza, proprio lì
dovevi far cadere il mio cappello, maledetto Eolo!
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Per tutti i
fulmini!!! Per Giove, Bacco e Venere in festa!! Ma come si permette questa
gallina umana!!Ora ti faccio vedere i sorci verdi, mi chiederai scusa mille
volte e non basterà ancora.
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Eolo riprese il possesso del cappello e con una
folata lo fece volare ancora più nel mezzo della montagna di rifiuti. Ora per
prenderlo c’era solo una possibilità, scalare quella montagna di rifiuti.
- O mio Dio che schifo! Non posso entrare lì
dentro, non posso. Ma non posso neanche abbandonare così il mio cappello
preferito, sembra ancora pulito e se resta poco magari non diventerà
maleodorante. Mi basterà portarlo in tintoria e tornerà a essere il mio
preferito. Devo fare qualcosa, ma cosa?
Fu a quel punto che lo vidi avvicinarsi. Avrà avuto
sui quarant’anni, ma forse ne avrebbe potuto avere meno di trenta, non si
capiva dal viso scavato e dalla lunga barba incolta.
- Signorina posso aiutare lei? Mi disse il barbone
con un marcato accento dell’Est Europa.
- No, no, grazie, non ho spicci.
- Io non voglio soldi, io voglio aiutare. Continuò a
insistere l’uomo, mentre, come un eroico scalatore, iniziava a salire sul K2
dei rifiuti.
L’uomo si infilò nella poltiglia maleodorante fino
a metà gamba e in pochi attimi arrivò a prendere il mio basco blu.
- Signorina ecco suo cappello, molto bello, blu
come cielo sereno dopo tempesta di vento.
Ero senza parole, questo sconosciuto vestito, in
pieno giugno, con una giacca a vento di un colore ormai inspiegabile, mi
sorrideva porgendomi il mio cappello.
- Gra… grazie buon uomo. Presi il cappello e
abbassai la testa per prendere il portafoglio e dare una mancia a quel barbone
così gentile. Ad averne di uomini così, che crudeltà che sia un senza tetto,
pensai.
Quando rialzai lo sguardo l’uomo era scomparso.
Dileguato, dissolto come da un colpo di vento. Mi guardai intorno per cercarlo,
non poteva essere andato lontano. A meno che non volasse...
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Quirino,
ancora tu a rompermi le uova nel paniere! Quanto te la tiri, solo perché sei la
divinità a protezione delle attività pacifiche degli uomini liberi, non puoi
correre sempre in soccorso di tutti, uffa!!
E poi smettila di mandarmi le foto dei tuoi viaggi via Whatsapp per
farmi rosicare, lo sai che io posso viaggiare solo attraverso i miei venti.
Io sono Eolo,
il dio dei venti. Con il mio tocco accarezzo le colline e spazzo via la nebbia,
sollevo la sabbia del deserto, trasporto la linfa vitale che andrà a seminare
la nuova vita. Con la mia furia scoperchio case e abbatto foreste. Ma, voi non ci crederete, solo di una cosa ho
voglia dopo duemilasettecentosei anni di questa vita infinitamente ventosa,
andare a ballare al Pacha a Ibiza!
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