incipit di un racconto della raccolta "Come le donne", 12 racconti ispirati da storie vere di donne simbolo di una condizione femminile contemporanea.
Questa donna nigeriana ha un passato molto duro e sofferto, ma come tutte le altre protagoniste del libro, troverà il modo di superare le difficoltà ricostruendosi una vita migliore. Altri racconti trattano figure ben diverse, donne italiane oppure straniere, ma tutte accomunate da una grande voglia di vivere e di rivivere.
Questa donna nigeriana ha un passato molto duro e sofferto, ma come tutte le altre protagoniste del libro, troverà il modo di superare le difficoltà ricostruendosi una vita migliore. Altri racconti trattano figure ben diverse, donne italiane oppure straniere, ma tutte accomunate da una grande voglia di vivere e di rivivere.
Tutti mi dicono che sono bellissima, non solo gli
uomini, anche le donne. Sono bellissima, ma ho la pelle nera e un passato
durissimo che mi grava sulle spalle come un macigno.
Non è facile essere donna, bella, giovane e con la
pelle nera: ognuno di questi attributi costituisce una difficoltà in più alla
già difficile condizione femminile. Così abbiamo bisogno di tanta forza per
trovare un nostro spazio nel mondo, per essere noi stesse, per superare i mille
ostacoli della vita. Le più fortunate riescono a trovare un compagno di viaggio
che cammini vicino, mano nella mano, con amore e rispetto. Ma quante devono
nascondersi nell'ombra dell'uomo che hanno scelto o che è stato imposto per
tradizione, qualche passo indietro, spesso chiuse in un velo reale o
metaforico, fatto di umiliazioni, di sottomissione e di abusi. Noi donne
africane abbiamo storie così, quasi sempre: e penso che sia importante
raccontarle, e condividerle per trovare
aiuto e sostegno, ma anche e soprattutto comprensione.
Sono nata trentacinque anni fa in una tribù di
pastori seminomadi che viveva nella savana della Nigeria: nel corso degli anni
è stata raggiunta da una pista di terra battuta e da un gruppo di preti e suore
italiani che prima hanno fondato la chiesa e la missione, poi una scuoletta e
un dispensario medico. Così la popolazione ha cominciato a fermarsi, a
costruire tukul, a organizzare un
mercato, a inventarsi attività nuove, e
lo stile di vita è cambiato.
Mio marito mi ha comprata per trenta mucche, un
prezzo altissimo, perché ha pagato la mia bellezza - i bianchi ridono sempre
per questa usanza, ma è così da sempre, tra i popoli pastori -: era un uomo ricco, e io gli ho
dato subito tre figli. Nel frattempo il villaggio è cresciuto, trasformandosi
in una piccola città e mio marito è diventato commerciante. Sembrerebbe una
storia ideale nella triste miseria africana: invece mio marito beveva molto, mi
picchiava, mi violentava. Avevo solo vent'anni e non ce la facevo più. Un
giorno ho rubato un po' di soldi e sono fuggita, un camionista, a carissimo
prezzo, mi ha nascosto nel suo automezzo diretto nella capitale Lagos e, come
tutti i migranti sono finita nel suo ventre infernale, lo slum, la baraccopoli.
Ho vissuto giorni terribili, vi prego, non fatemeli
rievocare. Quando ero ormai giunta al limite della disperazione, un giorno,
vagando per le strade in cerca di cibo, ho visto su un portone una targa che
indicava la sede di suore missionarie italiane: ho suonato il campanello e sono
entrata in un altro mondo. Mi hanno accolta, sfamata, lavata, vestita e curata.
Non ho più voluto uscire di lì per molti mesi,
perché mi sentivo finalmente protetta e considerata come un essere umano, le ho
aiutate nel loro lavoro: quando la Madre Superiora si è ammalata gravemente,
l'ho accompagnata nel viaggio per aiutarla e assisterla e così sono giunta a
Roma. Ho avuto molta fortuna: non son giunta in Italia attraversando il
tremendo deserto libico né il mar Mediterraneo con i "barconi della
morte", non ho rischiato la vita come tanti miei fratelli africani che
muoiono nel viaggio verso la speranza di un mondo migliore. Ho viaggiato in
aereo e sono stata accolta dalle suore della congregazione di Roma: una volta
guarita, Madre Superiora è tornata a Lagos e io sono rimasta a Roma, mi hanno
trovato un lavoro come colf in una famiglia di gente perbene e poco dopo ho
ottenuto il permesso di soggiorno.
continua.......
questo racconto è tratto dal libro "Come le donne" PMedizioni
Ottimo, Tiziana!
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