sabato 19 novembre 2016

ROMPERE CON LA VIOLENZA SI PUO’ cogliere i segnali, attivare le risorse


Per rompere con la violenza importante è cambiare la cultura che la sostiene e prevenirla, cogliendo i segnali, attivando azioni mirate, aiutando le vittime. Come?
Il 19 novembre 2011 a Saronno (Va) - presso la sala Nevera di casa Morandi viale Santuario 2  l'Associazione Rete Rosa Onlus organizza un convegno Contro la violenza alle donne.
Relatrici: Barbara Furlan, Psicologa - Tiziana Viganò, Scrittrice e Counselor






LE COSE DA 
NON FARE MAI
16 punti da ricordare sempre 
di Tiziana Viganò

1.       mai pensare che chi picchia o usa qualunque forma di violenza lo faccia per amore
2.       mai pensare che la troppa gelosia sia sintomo  d’amore, è solo sintomo di possesso
3.       mai pensare di non essere meritevoli d’amore
4.       mai pensare che non si debba reagire per il quieto vivere in famiglia o per il bene dei figli  (la violenza assistita è fortemente lesiva per un bambino)
5.    mai accettare o sottovalutare uno che perseguita anche facendo cose apparentemente innocue (per es. mandando mazzi di rose o regali non graditi): è violenza anche questa, è stalking
6.       non accettare mai supinamente una violenza, anche una sberla, con la scusa che dopo che si è “sfogato” il violento torna tranquillo
7.       mai “sforzarsi” di voler bene a qualcuno che vuole male
8.       non accettare una subordinazione economica, non essere talmente dipendenti da pensare di essere perdute e morte di fame senza un uomo
"Tango col casqué" foto di Chiara Chizzini
per "Come le donne", PMedizioni
9.       in linea generale, gli uomini difficilmente tollerano le donne che guadagnano più di loro, si sentono inadeguati (e da qui nascono risentimento sarcasmo critiche…). Guadagnare di più non è una colpa!
10.    non fidarsi dei pentimenti transitori, dei perdoni chiesti tra le lacrime dopo una violenza
11.    non essere ingenue o fidarsi troppo, ma neppure essere paranoiche, è ovvio
12.    mai lasciarsi dire cretina e sentirsi tale, mai sentirsi puttana solo perché lo dicono, mai vergognarsi perché si è deboli, soprattutto mai sentirsi “sbagliate” solo perché si desidera essere ció che si è
13.    Mai accettare il dominio di un altro su di sé, mai sentirsi una sua proprietà
14.    mai essere superficiali, trascurare dettagli che possono mettere in pericolo
15.    mai pensare di poter controllare e cambiare la situazione da sole e lasciar passare il tempo sperando che le cose si sistemino da sole.
16.    Mai pensare che “i panni sporchi si lavano in famiglia”



MA COSA PUO’ FARE CHI SUBISCE
VIOLENZA PER MAL-AMORE
di Barbara Furlan

1.       non minimizzare le offese subite, le cose possono solo peggiorare!
2.       non sentirsi in colpa: chi subisce è vittima, non colpevole, non ha causato in alcun modo l’accaduto
3.       non isolarsi ne’ lasciarsi isolare, ciò rende il carnefice più forte
4.       non avere remore a troncare una relazione sbagliata sia essa con partner, genitore, parente, capo… c’è di meglio là fuori (basta concepirlo!)
"Lontano,lontano" foto di Chiara Chizzini per "Come le donne"
PMedizioni
5.       non nascondere ciò che succede, non è la vittima a doversi vergognare!
6.       chiedere aiuto, possibilmente a persone competenti (associazioni per la difesa delle donne, forze dell’ordine, professionisti) … e insistere fino a che lo si ottiene
7.       denunciare i reati subiti… ebbene sì sono reati!
8.       non farsi abbindolare da scuse e promesse di cambiamento, tanto non si avvereranno mai!
9.       ricordarsi del proprio valore di essere umano, della propria dignita’, dei propri diritti e non permettere a nessuno di calpestarli!


E COSA PUO’ FARE CHI SI ACCORGE, O SOSPETTA, CHE QUALCUNO STIA SUBENDO ATTI DI VIOLENZA?

1.       non lasciare sola la persona in difficolta’
2.       non giudicare mai chi subisce, non conosciamo la sua storia, i suoi motivi
3.       parlare con la persona e invitarla a chiedere aiuto, se volete potete offrirvi di accompagnarla presso i carabinieri, un’associazione, un professionista…
4.       non essere troppo insistenti, rischiereste di farvi allontanare e la persona sarebbe di nuovo sola…
5.       non affrontare il persecutore, se non siete in grado di fermarlo (con un arresto o simili) finireste solo per scatenarlo e non sareste voi a pagarne le conseguenze!
6.       informare le forze dell’ordine, se ritenete che la persona in questione sia in grave pericolo
7.       non spettegolare, ferireste chi volete aiutare e rischiereste di scatenare il persecutore!


Barbara Furlan psicologa   Tel.338-5279349


Tiziana Viganò scrittrice e counselor     http://tizianavigano.blogspot.it

8 commenti:

  1. Mi ci sono voluti 30 anni per capire finalmente che sono vittima di una situazione di violenza psicologica da parte di mio marito.
    Ovviamente non ho un'indipendenza economica, ovviamente mi è sempre stata impedita..
    Non so che fare, la situazione in casa sta degenerando e resisto solo per i miei animali ma sono stremata.
    Chiedo un consiglio, non ho più voglia di combattere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. il fine ultimo della violenza psicologica è quello di togliere alla vittima la capacità di reagire per renderla in possesso totale dell'individuo dominante.
      Non aver più voglia di combattere è comprensibile, dopo tanti anni di soprusi, ma arrendersi è voler cedere a lui la vittoria. Capisco perchè non hai più forza, ma non farlo. Cambia metodi però: non combattere più da sola, fatti aiutare da qualcuno competente che sa aiutare chi ha bisogno di sostegno. Cerca qui sul sito negli articoli sulla violenza tutti i consigli e anche i luoghi dove trovare aiuto: coraggio, un abbraccio...e scusa per il ritardo nella risposta, non avevo ricevuto l'avviso del messaggio...

      Elimina
  2. Ho 50 anni e la mia vita è stata distrutta da una famiglia in cui la follia e la violenza psicologica(talora anche fisica) erano all'ordine del giorno. Tali terribili comportamenti di svalutazione, umiliazione, possesso, controllo, gelosia, tirannia e quant'altro, erano presenti anche nelle famiglie d'origine dei miei genitori e perciò ritenuti assolutamente "normali". Purtroppo la mia sofferenza è stata tale da non permettermi di fuggire da quella trappola e ogni mia richiesta d'aiuto attirava punizioni e minacce. Io sono arrivata ormai alla fine, ho scritto un libro autobiografico che racconta la mia vita nell'inferno familiare e l'ho trasformato in un blog che potete leggere liberamente all'indirizzo: ilcoraggiodivolersibene.blogspot.com
    Spero che la mia testimonianza possa aiutare quelli che sono ancora in tempo a salvarsi. Il mio unico consiglio: createvi un'indipendenza economica ( a tutti i costi), chiedete aiuto all'esterno e scappate il più presto possibile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. hai proprio ragione, la violenza è una cosa orrenda che si passa di generazione in generazione, perchè il modello famigliare si impara da bambini: solo chi è più sensibile e consapevole riesce a capire il copione deviato e rifiutarlo. Spezzare la catena è importante, come tu puoi ben testimoniare.

      Elimina
  3. Nessuno accenna al fatto che la "denucia" possa invece scatenere una reazione ancora piu violenta e devastante e questa e la ragione per cui molte donne, come me, hanno paura.
    Sono 34 anni che subisco violenza psicologica ed economica. Ho mani e piedi legati.Devo tutelare mio figlio oramai maggiorenne, invalido ef io la sono al 50% riconosciuto, ma nn piu in grado di lavorare. Come faccio? Chi mi garantisce un tetto sicuro? Chi mi porta via garantendomi d salvare ogni mio sacrificio. E molto piu difficile e complesso uscire da una situazione cosi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai ragione, nel tuo caso, come in tanti altri simili, ci sono molte difficoltà. Ma non per questo devi arrenderti e subire...devi solo usare molta prudenza per non scatenare reazioni peggiori, l'aiuto di persone esperte è assolutamente necessario per darti consigli giusti, e tutelarti. I passi saranno più cauti e lenti, ma devi cominciare a camminare, per salvare te stessa e tuo figlio. un abbraccio forte

      Elimina
    2. Purtroppo alcune volte le persone vittime di violenza psicologica o fisica sono talmente tanto plagiate che se gli si fa notare che il loro aggressore è tale condannano la persona che gli fa notare questo. Penso che non si possano salvare le persone che non scelgono per prime di salvare loro stesse, sono arrivata a questa conclusione dopo aver visto una mia amica che vergine ha fatto per la prima volta l'amore con un uomo narcisista perverso e ora gli amici di quest'ultimo la stanno trattando come una prostituta e lei si vanta di "essere libera" e questo schema comportamentale l'ho visto in più di una donna e rispecchia quella che le femministe chiamano piramide della violenza patriarcale. Perdona lo sfogo ma comunque provo empatia per le donne che pensano di riscattarsi stando in un ruolo che invece le logora profondamente ma mi rendo anche conto che se non vedono il plagio che viene attuato su di loro una persona comune come me può fare ben poco e certo non può aiutare chi non pensa di avere un enorme problema.

      Elimina