Il vizio di
scrivere, 3 luglio 2016: Sull'argomento estratto "Fluidità" Tiziana
Viganò ha scritto un racconto ispirato da alcuni quadri del romanticismo
pittorico, Turner, Monet, Friedrich
Onde che
s'infrangono su una spiaggia sottovento a Margate:
dipinto di W.Turner (1840), Londra, Tate Gallery
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I colori si
stemperano si mescolano si confondono, diventano altro.
Una nube grigia si squaglia in un’altra gialla, una luce bianca, che si perde in sfumature che
riprendono tutti gli altri colori, esce dal quadro.
Non è solo luce, è acqua, è
forza travolgente, barcollo, è acqua, la sento fredda sulla pelle, è acqua.
Sono dentro quella luce.
Tempesta di
neve e battello a vapore al largo di Harbour's Mouth:
dipinto di W Turner 1842
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Le pennellate
partono dal centro ed escono dai limiti, le tonalità blu e verdi, grigie e nere dell’oceano
in tempesta si mescolano nel
bianco della schiuma di onde possenti che si alzano fino al cielo e si
confondono con le nubi, un vortice parte dall’interno di un gorgo profondissimo
che si espande, nero come l’Ade. Un’ombra, una nave? combatte nell’occhio del
ciclone: la neve si abbatte, bianchissima luce ghiacciata.
Tutto è fluido e
scorre in questo mondo d’acqua, di luce e di colore, tutto si mescola, si
offusca e diventa indistinto.
Sensazione di sciogliersi, di diventare un tutt’uno
con gli elementi, pur rimanendo un corpo distinto da loro, diverso eppure
mutevole, cedevole ma non penetrabile, arrendevole senza perdere identità.
Ciò che è rigido
non è parte di questo altro mondo,
che dà sensazioni di leggerezza e di libertà.
Tuffarsi nel mare e andare giù, sempre più giù, con movimenti sinuosi,
sciolti, aprire i propri limiti adattandosi al nuovo elemento.
Ciò che è
mutevole è incerto, ma l’immutabilità, pur solida, certa e duratura, è
ansiogena. L’acqua non è cristallo, e neppure gas o vapore: ha un corpo, una
struttura ma è mobile, evolve, diventa altro da sé mentre passa da un luogo
all’altro, da un tempo all’altro. I suoi limiti sono quelli delle rive del
fiume, del lago, quelle immense e sconfinate del mare.
Ninfee: (1897-1926) uno dei 250 dipinti di Claude Monet con questo soggetto |
Ogni nostra cellula è acqua, “siamo fatti della
stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”*.
Nel verde, fatto
di uno spettro di mille e mille toni, dove ogni colore collabora a costruire un
altro colore che li comprende tutti.
La pineta e la cascata: (1828) di C.D. Friedrich.
Hamburg, Hamburger Kunsthalle
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Nell’azzurro
dove, fluidamente, si è liquefatto il verde, disperso? no, sempre
presente, solo amalgamato, in una fusione dove l’identità dell’uno si è fusa
nell’altro senza sofferenza. Una luce viola permea ogni cosa dissolvendola con dolcezza carezzevole. Mollemente adagiate su questa superficie in
movimento macchie rosa galleggiano tranquille, serene, indifferenti al
disordine della vita fuori del loro mondo appartato, appagate di essere sospese
a metà di due mondi, dove un cielo, apparentemente nascosto, con sfumature diverse, si specchia e si
riflette nell’altro profondo sotto di sé.
Il cupo verde
scuro dei pini che incombono, negando la vista del cielo, non può spegnere
l’allegria dei salti d’acqua tra le grandi rocce. Si può udirne lo scroscio che
copre con la sua forza ogni altro rumore che potrebbe insinuarsi nella quiete
profonda del bosco, perfino gli uccelli tacciono nell’eco che si propaga a
onde.
Ma dopo il
turbine c’è la quiete, l’acqua si allarga nel riposo di un laghetto che
riflette il rosso della terra e dei tronchi, si colora con alghe misteriose, un
tocco di tonalità calda e selvaggia nella serena pace di un quadro di vita...
Panta rei.
* “La Tempesta”
atto IV di W. Shakespeare.
Bello Tiziana!
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