martedì 7 giugno 2016

"Le nuvole nel cuore" di Giusi Amato

recensione di Tiziana Viganò


Tre voci femminili si alternano a raccontare la loro storia, i capitoli si rincorrono seguendo la narrazione,
Il ritmo accelera o rallenta, ma è sempre solenne: tutto è permeato da note dolenti che svelano le nuvole che opprimono il cuore delle protagoniste. Nuvole che solo alla fine un provvidenziale alito di vento dissiperà. Perché la vita è così, assomiglia al cielo che passa dall’azzurro al grigio plumbeo per poi all’improvviso rasserenarsi e tornare chiaro e luminoso…senza fine.

Eleonora, dietro la facciata levigata di donna splendida, una delle attrici più famose e pagate del mondo, cela un passato di violenza in famiglia, la frattura di essere stata una prostituta costretta da sfruttatori senza scrupoli, il senso di colpa di aver abbandonato la sorella. Tess, “una rosa nata in un campo di ortiche” dopo aver visto sparire l’amatissima sorella, è violentata e messa incinta a 12 anni dal padre e si vede  strappare la figlia. Carole dopo aver scoperto di essere stata adottata va a Berlino, trova lavoro come cameriera in un albergo, si innamora di un uomo violento e possessivo, uno stalker.

Un vortice, come un uragano, avvolge queste tre donne in un destino comune, l’incapacità di scegliere un uomo che possa amarle di un amore sano, perché troppo devastate dal marchio  originario.
Le trascina come foglie staccate dall’albero, verso il basso, ma il legame del sangue le porterà a opporsi a una forza così travolgente e a ritrovarsi: esperienze passate di abusi segnano indelebilmente e si tramandano di madre in figlia, in un cerchio ineluttabile, determinano il carattere, la personalità, l’imprinting che viene trasmesso tra le generazioni.. E non solo di madre in figlia, perché anche i maschi non sono immuni da abusi.

Dietro le tre figure di donna violata c’è Corinna, la madre di Eleonora e Tess, che chiude gli occhi davanti alla realtà, giustifica il padre per non condannare il suo fallimento come madre, incapace com’è di proteggere le figlie. E così la violenza famigliare trova un radicamento atroce, che va al di là della paura, dello schifo, del senso di colpa, nell’agghiacciante giustificazione dell’amore perverso.

Parigi, Roma, Berlino e Brest fanno da sfondo alla narrazione che corre nel tempo dagli anni Settanta a oggi: la scrittura è piana e fluida, fa intuire piuttosto che svelare l’orrore.
L’autrice guarda i suoi personaggi con simpatia, mantenendo il distacco di chi, seguendo le loro storie, deve rimanere lucida per guidarle, attraverso una strada troppo difficile, alla ricerca di una luce che le farà uscire dall’oscurità e placherà il loro dolore, con il perdono e con l’amore ritrovato.



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