mercoledì 25 maggio 2016

“Le morose del segretario del fascio di Olonia” di Mario Alzati, il 1936 nel Varesotto, con divertimento e ironia

Recensione di Tiziana Viganò


Leggere “Le morose” di Mario Alzati (Piero Macchione Editore) è come bere in piena estate un bicchiere d’acqua fresca – o, ancora meglio, della “Gazzosa Brianza” che compare nel testo -: un libro frizzante, ironico, scacciapensieri che ci trasferisce con un colpo d’ala nel 1936, quando l’Italietta aveva preso il suo posto nel mondo conquistando l’Etiopia e facendo riapparire l’Impero sui fatali colli di Roma”.
L’immaginaria Olonia, che si può individuare benissimo nell’alta pianura padana, collocata sulla via Varesina, lungo il corso del fiume Olona,
è popolata da personaggi variegati che si muovono sul palcoscenico della rappresentazione con il realismo tipico della gente di una zona laboriosa dove restare con i piedi ben saldi a terra non è solo virtù ma un modo di vivere.

C’è un fascismo gradasso, sentito dal popolo solo perché è utile accodarsi al vincitore, giusto per tutelare i propri interessi: in paese non sono mai successi fatti incresciosi, c’è una politica da opera buffa, perfino il podestà è diventato fascista dopo aver militato nel partito socialista, come il ben più illustre Duce, del resto. E tutti sono pronti a cambiare bandiera come cambia il vento.
Far politica ad Olonia è cosa semplice: più che curare che non si dicano barzellette su Mussolini e che non si canti Bandiera rossa non c’è molto. Anche la Vittoria sugli abissini è occasione di mangiate e bevute in compagnia.

da fare, a parte organizzare le Adunate del Fascio dove peraltro i giovani vanno per ammirare e farsi ammirare dall’altro sesso e gli uomini si concentrano sulle parti posteriori della Antonietta, la bellissima del paese. Anche la
Così il segretario del partito pensa che il fascismo sia un lavoro come un altro da fare durante la settimana: già, perché la domenica Ambrogio Brianza ha ben altro per la mente… A dire la verità le donne sono sempre nella sua mente, passa da un amorazzo a un altro e ne ha più di uno contemporaneamente, ma una in particolare, Armida detta la Friulana, gli ottenebra il cervello: una donna libera, e perciò bizzarra – forse un po’ puttana per i benpensanti – che non vuole rendere conto a nessuno delle sue azioni, tantomeno a un marito come il Brianza.
Sembra di sentire le chiacchiere alla Locanda del Cavallino, i pettegolezzi all’uscita della chiesa o attorno al pozzo dove si va a prendere l’acqua, i sermoni moralisti del parroco Don Torriani, i maneggi per maritare le ragazze, il rombo della Balilla del segretario del Fascio: in quel di Olonia tutto scorre come l’acqua del fiume omonimo, finché….

Mario Alzati indaga su “Le morose del segretario del fascio di Olonia”, ispirandosi a un fatto realmente avvenuto, componendo un quadro d’epoca e d’ambiente con la sua competenza di storico del territorio: non gli sfuggono i particolari della vita del paese, la lingua, i costumi, i vizi e le virtù, il folclore. Come in un film in bianco e nero scorrono le vicende e il lettore è lì, sulla strada centrale di Olonia che osserva e partecipa, divertendosi un mondo.



Mario Alzati è stato insegnante e autore di libri di storia locale “Alla ricerca delle radici” (2009), “Come eravamo” (2012) e “Giuseppina e le donne di Gorla Maggiore” (2014). Curatore dell’archivio storico del comune di Gorla Maggiore, dove vive, si è dedicato alla narrativa con “Le morose del segretario del fascio di Olonia” (Macchione Editore, 2015), il suo primo romanzo e con “Il notaio libertino di Olonia” (Macchione Editore, 2016).

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