"L'altro capo del filo" (Sellerio) è il centesimo scritto di Camilleri.
Salvo Montalbano sente le “vecchiaglie”: si sente appesantito,
non riesce più a entrare nei jeans di qualche tempo fa, anche se si sdraia sul
letto e tira dentro la pancia…dopo un po’ deve toglierli. Dopo le mitiche mangiate
da Enzo dove era abituato ad abbuffarsi la passeggiatina “molo molo” non è più così
spedita, impiega anche il doppio del tempo di una volta. Ha qualche tristezza
in più, qualche paura, prova angoscia e dolore davanti alla tragedia dei
migranti che sbarcano a centinaia, tutti i giorni e le notti, sulla spiaggia di
Vigata o affogano in un mare “dove, n’zemmula a quei morti, stava naufraganno
macari il meglio dell’omo”. L’inizio del libro ha la dolorosa solennità di una
tragedia antica che narra però fatti attuali, ma poi si tinge con il giallo del
delitto e con il sangue di una donna massacrata a forbiciate.
Ancora una delle magistrali figure di donne che Camilleri ci ha regalato. Tanti gli enigmi per nessun indizio. Chi c’è dall’altro capo del filo? Quel filo del gomitolo di lana con cui un gatto bianco gioca, facendo venire in mente a Montalbano qualcosa, un’associazione di idee, un lampo che fa fatica a insinuarsi nella sua mente: occhi di gatto che lo guidano a vedere particolari sfuggiti prima, graffio di gatto lordato dal sangue della sua padrona uccisa.
Ancora una delle magistrali figure di donne che Camilleri ci ha regalato. Tanti gli enigmi per nessun indizio. Chi c’è dall’altro capo del filo? Quel filo del gomitolo di lana con cui un gatto bianco gioca, facendo venire in mente a Montalbano qualcosa, un’associazione di idee, un lampo che fa fatica a insinuarsi nella sua mente: occhi di gatto che lo guidano a vedere particolari sfuggiti prima, graffio di gatto lordato dal sangue della sua padrona uccisa.
L’inconscio è il mare
magnum dove sono nascoste tutte le esperienze, le conoscenze, l’istinto
animale, le intuizioni, anche le vite dimenticate: quello di Montalbano oggi
come ieri ribolle come in una pentola a pressione e fa uscire zaffate di vapore
bollente. Il suo stile, il colpo da maestro non è cambiato, nonostante i
sessant’anni suonati, così come non è cambiato il novantenne Camilleri.
Ci fa tenerezza infinita sapere che ora è cieco e l’ultima
sua opera l’ha dovuta dettare a una scrittrice, Valentina
Alferj, e le ha permesso di “intervenire creativamente”. Ma, a differenza di
tanti scrittori di best seller che si avvalgono di writer dichiarati o
ghostwriter qui Camilleri c’è, è
sempre lui e il suo alter ego
Montalbano con le sue nuove debolezza dimostra un’umanità ancora più calda e
coinvolgente del solito, senza perdere il suo modo di fare “magarie” nelle
indagini più complicate.
Per favore, Camilleri, continua a dettare, non possiamo fare a meno dei tuoi romanzi!
altre recensioni di romanzi di Camilleri su questo blog: "Inseguendo un'ombra" e "Donne", ma TUTTI gli scritti di Camilleri sono tra i miei "Libri del cuore"
Nessun commento:
Posta un commento