Può un ebreo,
ateo e massone, indifferente ai misteri della Fede, indagare sui misteri
della Santa Madre Chiesa? Carlo Martigli,
in “La
scelta di Sigmund” (Mondadori) non ha dubbi: è proprio lui, Sigmund Freud, l’unico capace di svelare
il vero Mefistofele che si nasconde
sotto la porpora di un cardinale dedito ai piaceri della lussuria e della perversione,
capace di arrivare fino al delitto, e impedirgli di diventare il primo papa del
XX secolo. Come Sherlock Holmes di
cui è ammiratore, Sigmund Freud
veste i panni dell’investigatore e usa il suo metodo psicanalitico per arrivare alla verità.
La sua figura esce viva dalle pagine del libro, lo
possiamo vedere mentre gira per le stanze dei palazzi vaticani, nella Cappella
Sistina, per le strade di Roma, possiamo sentire l’odore aromatico del tabacco
che lo avvolge in una nuvola di fumo perenne: non può fare a meno degli amati
sigari che degusta come un sommelier, un tipo diverso per ogni circostanza ed
emozione, ancora ignaro che saranno la causa della sua morte.
Un Sigmund Freud uomo più che scienziato si muove
negli antichi ambienti, veri covi di serpenti, dove da secoli e secoli si
celano segreti e delitti: entriamo nella sua mente e nel suo cuore, vediamo con
lui bellezze e bruttezze, interpretiamo i suoi sogni. Assistiamo al nascere del
suo amore per una donna, Maria, alla complicità che lo lega a lei, cameriera,
donna del popolo, che però col suo acume e la sua semplicità lo indirizza verso
nuove soluzioni. Ma l’uomo di scienza sa come esercitare un provvidenziale
distacco, si controlla e pone uno schermo tra sé, le sue passioni e gli altri.
Il vecchissimo
papa Leone XIII è agitato da funesti
presagi e ha bisogno dell’intelligenza, della competenza e dell’autorevolezza di
chi sa leggere nei cuori e nelle menti, di colui che ha elaborato un metodo
rivoluzionario. C’è odore di zolfo e incenso in Vaticano, perfino il bellissimo
colonnato del Bernini sembra stringere come una tenaglia, imprigionando chi vi
entra.
La scelta di
Sigmund sarà decisiva per la storia del papato, non sarà facile per lui, ma
saprà, una volta di più, di aver contribuito col suo metodo psicanalitico all’evoluzione del pensiero e della conoscenza
dell’animo umano, non solo quello afflitto dai disagi o dalla follia, ma anche
la mente criminale.
Il suo famoso lettino non è più nello studio di
Vienna, città che ama con la ragione e che gli ispira pensieri da scienziato,
ma nella Roma che ama col cuore e che sente profondamente con tutto il suo
essere, tanto che può cambiargli pensieri e sentimenti. Una Roma madre di tutte
le civiltà, matrona o prostituta, dove si annidano stupende bellezze e marciumi,
intrighi e segreti inconfessabili, dall’alba dei tempi.
Sdraiati o
no su quel lettino, i tre cardinali indagati sono restii a parlare: pur obbligati dall’obbedienza al
papa, mostrano chiusure e aperture, spiragli sui misteri, mezze parole e mezze
verità, ingaggiano con l’autorevole terapeuta schermaglie che in apparenza non
portano a niente.
Ma Freud è Freud, e poco si può nascondere alle sue
tecniche: i sogni, la mimica facciale,
il linguaggio non verbale, le associazioni libere, le parole che vengono
pronunciate…tutto ha un significato e saperlo decodificare vuol dire
arrivare alla verità.
Nonostante il loro alto
lignaggio, Mariano Rampolla del Tindari (segretario di Sato), Luigi Oreglia di
Santo Stefano (decano e camerlengo) e Joaquìn De Molina y Ortega sono costretti,
loro malgrado a passare al vaglio dell’acume
di quell’investigatore d’eccezione.
Alcuni personaggi principali del romanzo sono
storici: Leone XIII, alla cui morte
poco chiara succederà Papa Sarto cioè Pio X, Angelo Roncalli, novizio onesto e di grande fede che farà una
grande carriera ecclesiastica e diventerà sessant’anni dopo Papa Giovanni XXIII, Cesare Lombroso, fondatore dell’antropologia
criminale. Altri personaggi nascondono una parte di realtà e una d’invenzione.
Forse, ci tiene a precisare lo scrittore, mantenendo così la suspence.
Carlo Martigli, è uno storico molto scrupoloso e
ogni parola che scrive denuncia competenza nella materia trattata: lo studio
del personaggio Freud è frutto di lunghi studi sulle sue opere ed è per questo
che lo sentiamo vivo e vicino a noi. Anche il linguaggio usato nella narrazione
è adeguato al tempo storico, è aulico ma non retorico, elegante e misurato,
perfettamente adeguato agli illustri personaggi.
La fantasia si mischia alla storia, le vicende che
ruotano attorno al conclave del 1903 sono narrate con grande perizia e il Noir
si mescola al resto fondendo in un tutt’unico questa vicenda affascinante e coinvolgente,
dalla grande originalità. Il finale è aperto: Freud è pronto per una nuova
indagine, e noi attendiamo con ansia un
nuovo libro di Carlo Martigli,
che ci lasci col fiato sospeso come “La
scelta di Sigmund”.
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