giovedì 5 maggio 2016

Recensione di Lisa Molaro per Sinfonia nera

Recensione di Lisa Molaro per

Nemesi alata: affresco (prima metà I sec. d.C.).
Pompei, Villa dei Misteri.
Nella concezione ellenica, tutto ciò che si innalza al di sopra della sua condizione, sia nel bene che nel male, si rende bersaglio del giudizio degli dei che per ripristinare l’equilibrio si comporteranno di conseguenza, compiendo azioni benevole o castighi, al fine di riportare le cose al loro stato naturale. Ogni azione comporta, come è ben noto, una reazioneNemesi e Venere non conoscono sosta o pace. Giustizia, vendetta e amore sono tre parole che spesso si contendono il ruolo da protagonista principale all’interno di un buon libro giallo e così è anche in questo caso, in Sinfonia nera.
Il libro della Viganò - laureata in lettere moderne, redattrice e counselor- è suddiviso in quattro atti, ognuno di essi introdotto da bellissime e pertinenti poesie classiche (Neruda, Verlaine, Whitman e Saffo) confermando lo stile di questo libro giallo non moderno ma dal taglio classico. All’interno di esso non ci troviamo scene splatter, il reale non viene portato all’esagerazione con l’intento di disgustare ma si limita (si limita?) ad esser esposto in modo essenziale. Acqua all’acqua e vino al vino e ciò non esime dal farci leggere scene cruente e particolari atroci. Un concerto, minuetti vocali o duetti non equilibrati di anima e cuore.
L’autrice non pone il punto di domanda sull’identità del colpevole (spesso, dal lettore, smascherato subitissimo) ma sul motivo che accomuna ogni mano assassina: il male di vivere. Non ci viene suggerito il perdono, non ci viene data una giustificazione (ognuno affronta certi temi forti con sé stesso), il male non può mai venire approvato ma prima di diventare esplosione irrefrenabile è miscela, borbottio, ebollizione. L’energia cinetica fa impazzire atomi che, come briciole di rabbia e rancore, diventano tozzi di pane amaro troppo grossi da inghiottire… si mastica, mastica, mastica, delle volte per anni sperando di riuscire ad ammorbidire il boccone ma poi il pezzo si blocca in gola, l’aria non passa, la vista si offusca e la mente segue un tracciato invisibile dentro un labirinto di latta rovente. Il sole brucia gente nuda, vestita di sangue. Gente sola. La pazzia, la rabbia, la violenza, non hanno genere: albergano nel maschio tanto quanto nella femmina.
L’autrice studia psicologia da sempre, questo ben si capisce dal modo dettagliato e riuscito in cui caratterizza tutti i personaggi di cui narra, riuscendo, per assurdo, a dare un' anima anche a chi si macchia le mani con l’evidente sangue di colpe a cui non si può porre rimedio. Quando l’odio inizia difficilmente potrà mai saziare la sua sete di vendetta e mai riuscirà a tramutarsi in pace. Tiziana Viganò, delicatamente, fa passare un messaggio importante, anzi più che un messaggio è un invito: può essere salvifico osservare – ripeto: osservare – gli altri, non limitandosi a guardarli. Il linguaggio del corpo, il senso del non detto, i segnali di disturbo, gli scatti d’ira, i tic nervosi, lo sguardo… tutto può diventare prevenzione o parte di un’indagine (in questo caso, le indagini sono quattro).
Leggendo “Sinfonia nera” non ci si limita però a provare a capire il comportamento umano (eterna questione che sarà sempre in corso d’opera) ma ci si ritrova pure a sorridere, già, perché il maresciallo e il brigadiere (un legnanese ed un siciliano) mangiano, bevono, parlano con i gatti dando loro nomi filosofici, studiano, vanno in palestra o fanno i piacioni con le donne, portando in caserma attimi di quotidiana normalità esterna, scene normali dentro quadri astratti da interpretare.
Nel libro: Nocche bianche dalla tensione, una perla nel pugno serrato, come la lacrima della Madonna che piange dolore e sofferenza. Capelli color castagna, occhi freddi come mare nordico, energia primordiale pronta ad esplodere, depressione post-parto, privazione di equilibrio. Un usignolo, simbolo antico di morte e amore, canta. Un gatto annusa, si nasconde e poi morde. Enigmi, rebus, paesaggi marini, male che corrode le cellule del corpo o acido che brucia la pelle da fuori. “Natura selvaggia, aspra, mobile e veloce come il vento… o come l’animo umano.”
1.     

Sinossi: Un romanzo giallo con quattro indagini del maresciallo Rusconi, ambientate tra Legnano e Milano, basate su storie di donne vittime o carnefici, simbolo di una realtà attuale, quando la violenza psicologica può sfociare nell’esasperazione e nella follia con conseguenze estreme. In un crescendo drammatico, dalle oscure passioni della prima indagine si passa alla seconda, centrata su un personaggio femminile che si agita in una gabbia dorata, tra i giochi di potere di una relazione disturbata. Un’altra vicenda complessa metterà il maresciallo di fronte alle mille sfumature della psicologia femminile; in ultimo, una catena di efferati delitti scuoterà la provincia lombarda, rivelando retroscena d’amore e morte. Attraversando queste esperienze, anche la vita del maresciallo subirà un’evoluzione verso una maturità più consapevole.

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