Il vizio di scrivere – 17 Aprile 2016 - Biblioteca di
Rescaldina - per aver sorteggiato l'argomento "Il vecchio e il mare"
Mauro Tonveronachi ha scritto questo
racconto che invita a non arrendersi mai
Luca aveva usati gli ultimi risparmi per comprarsi una
casetta a Rodi, una delle tante isole greche: gli avevano detto che la sua
famiglia proveniva da lì dopo che un loro lontanissimo antenato aveva fattole
crociate, lì si era fermato e aveva generato discendenti che poi arrivarono in
Italia. L'isola era magnifica e la sua casa era proprio vicina alla punta
estrema, là dove due mari sono separati da una sola lingua di terra e a una
parte c'è il mare mosso, dall'altra il mare calmo. Lui però ci andava solo la
mattina prima di andare a comprare il giornale e due cose al supermercato: per
il resto del tempo rimaneva asserragliato tra le quattro mura. C'era una
signora poi che gli faceva i lavori di casa e gli cucinava la spesa. La
televisione satellitare ed il computer erano i suoi soli amici.
A volte, la
sera, si sedeva al fresco in veranda su di una vecchia sedia a dondolo e fu
proprio mentre fumava una sigaretta su quel dondolo che vide un ragazzino
passare in bicicletta, sbattere la ruota contro un sasso e cadere. Allora uscì
e lo soccorse. Lo portò in veranda, sul dondolo, gli medicò la ferita al ginocchio
e gli offrì da bere.
Al ragazzino era passato lo spavento per la caduta e
parlava, parlava, parlava della scuola, di una compagna che gli piaceva, dei
suoi sogni per il futuro... Ah dimenticavo, si chiamava Francesco... Poi chiese
a Luca: “tu in che mare fai il bagno, in quello calmo o in quello agitato?”.
“Io proprio non faccio il bagno nel mare” rispose Luca seccato “son cose per
voi ragazzi”. “Non è vero io trovo sempre tante persone anziane che fanno anche
surf”. “Sarà anche vero ragazzino, ma sai a me hanno diagnosticato un cancro,
sono venuto a stare qui aspettando la fine in questo mare che mi ricorda la mia
vita: a volte calma e tranquilla o grigia e incolore, ma anche turbolenta e
frenetica. Non ho che da vivere di ricordi di ciò che è stato e non sarà
più...”. Francesco lo guardò serio e non disse nulla, rispettoso del dolore del
vecchio. Se ne stettero in silenzio per un po', poi il ragazzo disse: “vuoi
fare un giro in barca con me? Scegli tu in quale mare...”. Luca, che non si
aspettava una simile richiesta, pensò che dopotutto chI se ne frega almeno
faceva qualcosa di diverso dal solito e quindi rispose: “ma si perché no e
andiamo in quello mosso così se cado è finita già adesso visto che non ho mai
imparato a nuotare...”. Fu così che quella strana coppia prese il mare. Sulla
barca c'era anche una canna ed il vecchio la lanciò così senza pensarci troppo
su, anzi dopo un po' si addormentò pure. Stava sognando dei leoni sulla
spiaggia quando la canna ebbe uno strattone e Luca si svegliò, la canna scivolò
e lui riuscì però a riprendere il filo e tirò, tirò fino a scorticarsi le mani
che cominciarono a sanguinare finché un grosso pesce uscì dall'acqua tirando ma
Luca tirava pure lui ancora e riuscì a portarlo vicino e a legarlo alla barca.
Mio Dio come si sentì soddisfatto allora... Fecero per tornare alla spiaggia ma
il grosso pesce sanguinava ed attirò dei pescecani che girarono attorno alla
barca e poi lo addentarono e quando, alla fine, arrivarono alla spiaggia e
scesero dalla barca, c'era rimasto solo lo scheletro, la lisca se volete. Ma il
vecchio non si girò indietro a guardarlo, tornò a casa ed andò a letto perché
voleva sognare ancora i leoni, voleva sentirsi ancora vivo, attivo pieno di
energia e di sogni e fanculo il cancro quando sarebbe venuta l'ora l'avrebbe
accettata. Solo una cosa sapeva: che non voleva più aspettare, e fa niente se
arrivano i pescecani, fa niente se rimaniamo con una lisca in mano, fa niente
se arriva il cancro: l'importante è sognare i leoni.
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