lunedì 18 aprile 2016

Emma Fenu, “Le dee del miele”.

Recensione di Tiziana Viganò

Appassionante, dolce e intrigante il secondo libro di Emma Fenu "Le dee del miele", Milena EdizioniCome in un’antica rappresentazione,quattro personaggi femminili danzano la Vita con movimenti solenni, gesti senza tempo: si passano il testimone di generazione in generazione, custodi di una sacralità arcaica e di tradizioni profane. Il loro mito si unisce alla realtà, la magia alla religione, il ricordo si permea di poesia epica.

Caterina coi suoi dieci figli, Lisetta “sa bella” dal cuore spezzato, Marianna capace di sentire le anime che aleggiano nella vecchia casa, la cui esistenza viene schiantata da un parto feroce, Eva figlia-madre in contatto col suo Daimon, cresciuta tra fate, spiriti e ombre, ma con la voglia di conoscere, “di mordere la mela e poi mangiarla. Tutta”.
Eva ha come le altre il dono di andare “oltre le cose e nelle cose, per vedere ciò che si ha bisogno di vedere, per colmare il vuoto delle assenze, per essere capaci di creare e muoversi verso l’infinito.” Eva non è “l’ultima di una generazione, ma la prima di una nuova che chiude un cerchio e ne inizia uno nuovo in cui si è felici, libere, donne, dee”. L’ultima nata in un’epoca dove le donne hanno la possibilità e il dovere di realizzare se stesse percorrendo una strada faticosamente costruita per loro dalle donne che le hanno preceduto.

Janaspiccole fate sarde alate, dalla pelle di luna e dai capelli della notte” o cogas, streghe assetate del sangue dei neonati, o panas, donne morte di parto: le storie degli spiriti e dei morti aleggiano tra le pagine che parlano di maternità, di sessualità, di sofferenza legata alla femminilità, di sangue e di grida, ma anche di latte e di vagiti, di assenze, ma anche di forti presenze.
Donne Madri, Dee del miele, spargono gocce di quell’alimento che addolcisce la vita sulle pagine del libro, anche dove la narrazione si tinge di rosso o di nero. I loro occhi hanno il colore del miele nelle sue mille sfumature dorate e al loro passaggio si sparge nell’aria e il profumo delle mandorle e delle spezie mischiato alle loro emozioni, ai dolori e alle gioie.

Con un lessico ricco e ricercato, con parole auliche piene di poesia e di musicalità, metafore audaci di grande forza immaginativa, inframmezzate a canzoni, laudi, filastrocche e liriche in lingua sarda,  Emma Fenu racconta la storia della sua famiglia al femminile, dove le donne stringono tra le mani forti e materne i destini di tutti i componenti, dirigono e  condizionano la famiglia e ne vengono a loro volta condizionate, e, come canne al vento, si piegano ma non si spezzano.

"Questa è una storia di Donne.
Donne madri, forti come Dee.
Donne mamme, dolci come il miele.
Dee del miele.”

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Pendente in oro con due api (periodo minoico, sec XVII_XVI a.C.)
 dalla necropoli reale di Mallia, Creta. 
Hiraklion, Museo Archeologico

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