lunedì 2 novembre 2015

“L’isola sotto il mare” (2009) di Isabel Allende

Recensione di Tiziana Viganò

I loa, gli spiriti di quella strana religione che è il vudù, aleggiano in ogni pagina del libro di Isabel Allende, insuperabile narratrice di storie in cui intreccia, con atmosfere dipinte a colori forti e materici, le vicende dei suoi personaggi alla realtà storica. La sua narrazione scorre sempre veloce, piana, semplice, ma coinvolge emotivamente il lettore e lo trascina in territori lontani o vicini dove può vivere le sue avventure assieme ai protagonisti.
Leggendo si può immaginare la sua voce che affascina il pubblico, riunito attorno a lei che parla di mondi passati e presenti, di amori appassionati, ma anche di drammi, violenze e tragedie: amore e dolore si alternano nella danza della vita, accompagnati da quell’afflato di magia che permea le sue opere, come quelle di tanti altri autori della letteratura sudamericana.
Erzouli, loa dell’amore, della sensualità e della gelosia, ma anche madre, spirito protettore dei sogni e delle speranze, patrona delle acque profonde protegge la schiava mulatta Zaritè: venduta bambina a un padrone bianco, il francese Valmorain, che la viola subito e la rende madre, cresce come domestica in una piantagione di canna da zucchero di Haiti, alle fine del Settecento. Un periodo turbolento che vede da una parte i Grands Blancs, proprietari terrieri bianchi di origine francese, conservatori e monarchici, che con atroce violenza dominano gli schiavi strappati alla loro terra
d’Africa, i Petits Blancs, mulatti ricchi, repubblicani, dall’altra i neri  liberati, gli Affranchis, che chiedono democrazia e uguaglianza, e infine la massa dei neri schiavi che, sottomessi con la forza o fuggitivi sulle montagne, iniziano l’insurrezione, capitanata da uno di loro, Touissant Louverture. Si odiano e si temono, “l’un contro l’altro armato”, nel contesto di una società multiforme popolata di soldati, pirati, ribelli e rivoluzionari, cocottes, frati cattolici e streghe vudù, arrivisti e fannulloni.

La terra finirà inzuppata di sangue, la violenza dilagherà ovunque, avranno inizio regimi più feroci del  precedente, ma la ribellione degli schiavi porterà nel 1804 alla nascita della prima nazione nera indipendente, seconda solo agli Stati Uniti, la repubblica di Haiti, all’abolizione della schiavitù ma anche  all’inizio di una storia nazionale segnata da atrocità e drammi, che continua ancora oggi.
Zaritè-Tété segue la sua z’étoile, la stella del suo destino, con il suo padrone in Louisiana, terra di creoli e di americani, ma conoscerà la libertà, l’amore e avrà la capacità di costruirsi una nuova vita da donna libera e indipendente.
L’isola sotto il mare, come il paradiso degli altri popoli, accoglierà gli spiriti dei suoi cari morti e la attenderà alla fine di una lunga vita per darle un rifugio sicuro per sempre.

Consiglio
Una lettura interessante e coinvolgente, una storia che si legge senza fermate, che insegna la storia di un mondo poco conosciuto da noi attraverso la vita di un personaggio affascinante, una donna che con la sua resistenza e resilienza agli avvenimenti più dolorosi insegna il valore della dignità personale, del riscatto e della libertà. Bellissima.


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