per "Il vizio di scrivere - un giallo in venti righe" Massimo Tivoli ci racconta una storia di violenza di coppia "Non è come sembra"
Mi guardi con gli occhi sgranati,
sei patetico in quell’espressione di sorpresa raggelata. Ma che ti aspettavi? Mi
fissi, noncurante dei cocci di piatti sul pavimento, delle sedie ribaltate, del
tavolo sbilenco dopo che gli hai incrinato una gamba con un calcio. Un calcio
diretto a me. Guarda che casino hai fatto mentre cercavi di acciuffarmi,
claudicante e con le braccia in avanti. Sembravi uno zombie.
Mi hai graffiata, dato un pugno, buttata
a terra, schiacciata con il tuo peso. Sono sicura che volevi uccidermi. Te l’ho
letto nello sguardo, nel modo in cui cercavi di afferrarmi scalpitando come un
ossesso.
Una volta mi amavi. Io e te siamo
eterni, dicevi. Il tempo non ci consumerà, continuavi a dirmi. Eppure sono
sicura che se avessi potuto bruciarmi fino a farmi diventare un cumulo di
cenere lo avresti fatto. Ti ricordi? Forse un mese fa ci hai pure provato. Un
mozzicone di sigaretta nella pattumiera, un mozzicone ancora fumante. Patetico
e banale come sempre. Ti sei giustificato dicendomi che non l’avevi fatto
apposta, che era stato un incidente. Patetico e banale e vigliacco.
La notte, a letto, mi costringevo ad
amarti quando ormai l’unica cosa che ci teneva insieme era il mio odio. E la tua
paura.
Che illusa: ho sempre pensato che tutto
sarebbe andato come desideravo. Ma dovevo aspettarmelo: tra noi, non c’è mai
stata una sintonia. Se io volevo una determinata cosa, tu volevi l’esatto
contrario. Come poco fa. Io, disposta a porre fine a questa agonia, a sotterrare
ogni contrasto tra noi. E tu... tu che ti agitavi come un pazzo, cercando di
ferirmi, di farmi male.
Tu, che nonostante il coltello nello stomaco, non volevi
proprio morire.
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