una storia di malamore "Miranda" di Monica Pedretti per "Il vizio di scrivere - Un giallo in venti righe
Miranda oggi mi ossessiona. L’ho sognata stanotte, nuda,
sdraiata accanto a me sul tappeto di fronte al caminetto acceso, nel soggiorno
della casa in sasso. Era una sera d’inverno, dalla finestra aperta entrava il
chiarore della neve. Toccavo le sue splendide tette sode, illuminate dal fuoco.
Lei mi accarezzava il corpo con le piccole mani morbide, mi baciava. Mi sono
svegliato in preda ad un desiderio così acuto che ho pianto dalla frustrazione.
Nevicherà oggi, come quella sera, quella del sogno. Una sera
perfetta. Sdraiati sul tappeto, una bottiglia di Sangiovese, le caldarroste.
Eravamo nudi e lei mordeva una castagna, tenendola fra le dita e beveva
Sangiovese indugiando con le labbra sul calice. Ricordo di averglielo tolto
dalle mani e appoggiato sul pavimento. Ci siamo uniti di nuovo, con passione e
tenerezza. Dopo, si è alzata in piedi.
«Vado in bagno» mi ha detto. L’ho seguita con lo sguardo. Avanzava ancheggiando, senza
intenzione e malizia. Naturale, bellissima. In quel momento, ho capito di
essermi innamorato di lei. E l’ho odiata. Mi ci è voluta una vita per imparare
l’indifferenza. L’amore dilania, non posso permettermelo. Ho amato mia madre,
mi ha lasciato solo. Era bella e dolce come Miranda. Come lei, sapeva farsi
amare. E come lei, mi lascerà. Sarà una strada ghiacciata a portarmela via,
come mia mamma. O il mulinello di un fiume.
Ho afferrato l’alare, l’ho attesa dietro la porta del bagno. Non avrei
potuto vivere l’attesa della perdita. Ho scavato una fossa nel bosco, sotto la
neve. Mi piace la neve, è purificante. Ho pulito i pavimenti con cura.
Ufficialmente è scomparsa senza lasciare traccia. Non potrà più lasciarmi.
Resterà con me per sempre. La ritrovo
ogni volta che torno alla casa in sasso. Su quel tappeto che conserva la sua
impronta e il suo odore.
Solo così, l’amore può essere eterno.
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